LE STELLE CI RICORDANO CHE SIAMO DESTINATI A FARE UN VIAGGIO DIVINO

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San Lorenzo.
La notte.
La luna.
Le stelle.
I desideri.
Oggi, da qualche parte, leggerete quasi certamente una frase famosa di Van Gogh che però, tolta dal suo contesto, ne viene fuori svilita nel suo profondo significato.
Proviamo a capirla meglio, con l’aiuto proprio di Vincent?
Stasera guarderete le stelle in modo…in modo…meglio. Ecco!
Non l’ho scritto in italiano corretto, ma va bene lo stesso.
La frase che tante volte avrete letto (o leggerete oggi, mi ripeto) è:
“Io dichiaro di non saperne nulla, ma da sempre vedere le stelle mi fa sognare”.
Ora, letta così, questa frase, ma che bischerata è?
Una cosa a metà tra lo sdolcinato e l’incompiuto.
“Io dichiaro di non saperne nulla”; ma di cosa non sa nulla?
Qualcuno ha cambiato furbescamente un po’ la frase facendola diventare leggermente filosofica: “Non so nulla con certezza”. Sa così tanto di Socrate!
E invece…
Noi oggi andremo un po’ a sbirciare tra le lettere di Vincent.
Una lettera in particolare.
E’ la notte tra il 9 e il 10 luglio 1888 e lui sta scrivendo all’amato fratello Theo. Non sa che vivrà ancora per soli due anni e 20 giorni. Ma sa che quel cielo gli racconta un “oltre”.
Quella notte gli scrive una meravigliosa lettera e noi oggi abbiamo l’onore di poterla leggere, conoscendo le domande e le possibili risposte che solo un artista con una spiritualità geniale, poteva ipotizzare. ❤

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“[…] Certo, per uno strano fenomeno tutti gli artisti, i poeti, i musicisti, i pittori sono, da un punto di vista materiale, degli infelici – anche quelli felici – e ciò che di recente dicevi a proposito di Guy de Maupassant ne è una prova ulteriore. Il che ridesta l’eterno interrogativo: la vita è tutta visibile per noi oppure prima della morte ne conosciamo soltanto un emisfero?
I pittori – per limitarci a loro – pur essendo morti e sepolti, parlano alla generazione successiva o a più generazioni successive attraverso le loro opere. Ed è tutto qui, o c’è dell’altro? Nella vita del pittore forse la morte non è la prova più difficile.
Io dichiaro di non saperne nulla, ma da sempre vedere le stelle mi fa sognare tanto semplicemente quanto mi fanno sognare i puntini neri che sulla carta geografica rappresentano le città e i villaggi.
Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del firmamento dovrebbero esserci meno accessibili dei puntini neri sulla cartina della Francia?
Come prendiamo il treno per andare a Tarascona o a Rouen, allo stesso modo prendiamo la morte per andare su una stella. Ciò che è senz’altro vero in questo ragionamento, è che, in vita, noi non possiamo andare su una stella. Così come, da morti, non possiamo prendere il treno. Insomma, non mi sembra impossibile che il colera, la renella, la tisi, il cancro siano dei mezzi di locomozione celeste come i battelli a vapore, gli omnibus e le ferrovie sono dei mezzi terrestri.
Morire serenamente di vecchiaia equivarrebbe ad andarci a piedi.
Ora vado a coricarmi perché è tardi, ti auguro buonanotte e buona fortuna.
Vincent”
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Riassumerei così: Colui che muove il sole e le altre stelle si fa ricordare attraverso la loro luce. E la nostra anima ricorda. A volte in modo confuso. Altre volte in modo netto.
Lo scorso anno scolastico stavo chiedendo ai ragazzi perché ci piace tanto vedere le stelle.
Matteo (lo chiamerò così) mi ha risposto: “Secondo me siamo attratti dalle stelle perché ci accorgiamo meglio della luce. Quando c’è il sole, la luce è normale, è dappertutto, è abituale. Ma quando c’è la notte…è allora che anche una sola stella può essere più bella dell’intera notte. Noi la guardiamo e ci ricordiamo che la luce c’è. Anche quando è buio. O forse proprio perché è buio”.
Silenzio in aula.
Adoro Matteo.
Adoro Vincent.
Se solo avessimo già inventato il teletrasporto nel tempo, avrei subito portato con me Matteo e l’intera sua classe, nel campo dove Vincent stava pitturando il cielo stellato.
Ci saremmo messi vicini alla sua stufetta a gas ed avremmo chiacchierato tutta la notte.
Il teletrasporto non c’è.
Ma forse Vincent … invece … c’è!💓
P.S. Due mesi dopo questa lettera Vincent dipinse la famosa “Notte stellata”.
La reale posizione del cielo stellato suscitò nel tempo la curiosità di esperti del settore che furono colpiti dalla fedeltà della configurazione astrale e calcolarono così la posizione dell’Orsa Maggiore. Scoprirono che quella dipinta da van Gogh, corrisponde a quella presente alle 22.30 di un giorno compreso tra il 20 e il 30 settembre 1888. Inoltre trovarono una piccola deformazione nella costellazione del Grande Carro dovuta a una osservazione interrotta. Gli studiosi calcolarono che van Gogh iniziò a posizionare le stelle e completò la configurazione dopo circa quaranta minuti. Intanto il Grande Carro era leggermente spostato a causa della rotazione terrestre.
M.C. 🌻

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