Quest’immagine ieri ha catturato fortemente la mia attenzione.
Come si fa a non rimanerne incantati?
I fiori nel deserto sono sempre un’inaspettata sorpresa che ci raccontano il possibile bel finale dei nostri deserti interiori.
Quei percorsi difficili e solitari, in cui ci convinciamo che la vita sia andata a finire altrove ed i suoi colori mai più ritorneranno accanto a noi.
Chi di noi non conosce questi percorsi dolorosi?
Quante emergenze abbiamo dovuto affrontare nella nostra vita?
Quante volte ci è capitato di dire a noi stessi: “Questa volta non ce la faccio e la mia vita è finita”.
Invece, poi, accade.
Rivedi spuntare, pian piano (è un processo delicato) qualche tuo sorriso. All’inizio non ti capaciti neanche tu da dove venga fuori. Poi, sempre piano piano, al sorriso segue la speranza e poi ritornano i colori!
La realtà non è più fatta di buio e la Luce rientra in te.
Rammentiamoci con entusiasmo di tutte quelle volte che, nel passato, ce l’abbiamo fatta.
Fa bene a noi e ci fa scegliere con saggezza come comportarci, per essere portatori sani di speranza.
Ogni emergenza può far emergere la grandezza e lo splendore dell’essere umano.
Nella grande notte alcuni riescono a portare la luce, per il bene di tutti.
E più grande è la lotta, tanto più gloriosa sarà poi la vittoria.
Ora è giunta l’occasione di indossare degli occhiali nuovi per vedere “oltre” il panico e l’egoismo auto-distruttivo.
Dov’è pessimismo possiamo portare l’entusiasmo per la vittoria finale, mantenendo lo sguardo dritto, verso l’orizzonte.
Non esiste, infatti, gesto più sublime di questo: portare vita e speranza agli altri.
In questo difficile momento storico, noi possiamo far fiorire il deserto.
Possiamo diventare i generali, i capitani, i colonnelli o i soldati semplici della “Speranza”.
Ognuno di noi ha il suo ruolo ben preciso.
E mentre la paura vorrebbe vederci già tutti precipitati nel baratro dell’angoscia e dell’egoismo, alcuni di noi stanno già scegliendo di non dargliela vinta.
Alcuni stanno già prendendo in mano le armi del bene, per spanderlo un po’ dappertutto.
Negli ospedali, nei laboratori, nelle chiese, nelle aziende, nei condomini, nelle scuole, nelle proprie case…
Finirà questo periodo tremendo e quando sarà passato, auguriamoci di poter dire a noi stessi: “Ce l’ho fatta! Ho contribuito alla fioritura!”
E come nel deserto del Namib, in Africa, anche noi potremo vedere in noi uno dei fenomeni più spettacolari: essere riusciti a stare dalla parte del bene, nonostante tutto!
Dentro di noi stanno già fiorendo i bulbi dei gigli del deserto. Non li sentite?
Quando sorridiamo, quando rispettiamo tutti, quando ci vestiamo di gentilezza, quando trasformiamo la rinuncia in opportunità, quando ci mettiamo a leggere un bel libro, quando diciamo “grazie” appena possibile, quando ci vogliamo bene e quando ne vogliamo agli altri.
E proprio come i gigli del deserto, anche noi siamo delicatissimi.
Provvisori.
Ma prima di andarcene, avremo fatto in tempo a fiorire e dar vita ad altri processi di riproduzione del bene.
Sarà la nostra bella eredità.
Viva la vita!
M.C.