“Prof, ma l’ha visto? E’ bellissimo quel video! Lo guardi. Che grande ‘sto Papa!”
E mi manda un link dove si vede Papa Francesco che fa davvero un bel fuori-programma!
E’ sabato 21 giugno e il Papa, che sta dirigendosi verso Sibari, fa fermare la macchina e scende, regalando un’emozione infinita ad una famiglia.
Nella loro casa posta lungo la statale che collega Sibari a Cassano, ventuno anni fa è nata Roberta, una ragazza disabile fin dalla nascita.
Il Papa non avrebbe saputo niente di tutto questo, se non fosse stato per un cartello appeso fuori la casa: “Fermati! Qui c’è un angelo che ti aspetta”.
Il video è amatoriale e, proprio per questo, bellissimo.
Si sentono le urla di emozione delle persone quando vedono l’auto del Papa rallentare. Si vede il Papa scendere dall’auto e baciare sul suo passeggino, la giovane Barbara.
Si percepisce la gioia dirompente della gente e l’affetto profondissimo del Papa. Bacia ed abbraccia tutti e tutti lo applaudono per questo fuori programma.
Nessuno è vestito in modo elegante. Nessuno fa inchini cerimoniali.
Non c’è spazio per l’etichetta. Tutto è pieno di vicinanza sincera, di amore grande, di incoraggiamento profondo.
Anche io che non sono soggetta ad emozioni facili…ebbene sì, la commozione ha preso il sopravvento.
Lo ammetto
E c’è un motivo: in quel video mi è sembrato di vedere la stessa accoglienza che i semplici ed i poveri di duemila anni fa riservavano a Gesù, quando sapevano che sarebbe arrivato nel loro villaggio.
Immagino il passa parola pazzesco che avvertiva tutti: “Gesù sta per arrivare…Gesù sta per arrivare!”
Di strada in strada, di casa in casa, di porta in porta: “Gesù sta per arrivare!”
Fortunati loro che l’hanno visto in carne ed ossa!
Ma fortunati ancora di più noi, che oggi lo abbiamo sempre vicino.
Ma proprio vicinissimo!
Per parlarGli non c’è bisogno di appuntamenti e permessi.
Non abbiamo bisogno di correre a prendere dei posti, per poterlo ascoltare.
Non abbiamo Prefetture che devono vagliare la nostra domanda di colloquio personale con Lui, perché Lui è qui!!!
“Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui, ed egli con me” (Apocalisse 3:20)
Nota bene: ha detto che “bussa”, non che butta giù la porta con una spallata!:)
Con delicatezza ma con costanza, bussa alla porta del nostro intuito, della nostra intelligenza, del nostro cuore. Niente di noi rimane fuori da questo bussare.
Quando ammiriamo un tramonto, quando riceviamo un consiglio, quando facciamo un incontro di cui avevamo bisogno, quando portiamo parole d’incoraggiamento a qualcuno, quando siamo silenziosamente vicini al Tabernacolo o quando ci visita il dolore.
Lui è sempre al nostro fianco, desideroso di entrare nel nostro intimo.
L’ha detto Lui; non è che voglio fare l’ottimista io.
Lo so che spesso il corri corri della vita quotidiana, la preoccupazione per le cose materiali, l’egoismo ed il nostro modo di agire volto all’immediato, non ci lasciano ascoltare l’arrivo di un ospite così prezioso.
Così succede che non mettiamo cartelli fuori la nostra casa, con su scritto: “Gesù, qui c’è un angelo che ti aspetta. Sono io. Fermati!”
Accade che non ci emozioniamo all’idea che il Re dei Re è in casa nostra. Capita che non ci rendiamo conto che, se le avversità della vita non ci hanno sotterrato del tutto, è stato sempre grazie alla sua vicinanza.
La mamma di Roberta ha raccontato: “Abbiamo fatto stamattina tutti gli striscioni, perché Roberta ha bisogno di una macchina speciale e non può stare a lungo lontano da casa: ci siamo messe sulla strada con il passeggino. Lui appena ci ha visto ha fatto segno all’autista ed è sceso dalla macchina”.
E continua: “Fortissimo, oggi ho avuto una grazia immensa che ha toccato mia figlia”.
Che grintosa questa mamma che non si è arresa.
Ma che grande anche Papa Francesco, che tante volte ci dice: “Non applaudite me, applaudite Gesù! Non cercate me, cercate Gesù”
Facciamolo e scopriremo la sua presenza attiva e concreta. Perché Gesù ha il senso pratico! Pur di stare un po’ con noi, fa di tutto.
Racconta Suor Emmanuel Maillard:
“Vi voglio raccontare un piccolo aneddoto per smontare la teoria secondo cu non abbiamo tempo per pregare e parlare con Gesù. Teoria che proprio non regge. Vi racconterò un’altra esperienza che ho fatto. Quando ero “nel mondo” lavoravo a Parigi in un’attività di importazione. Certi giorni ero proprio oberata di lavoro. Avevo tantissime cose da fare, telefonate che non finivano più e così via. Avrei potuto benissimo concludere: “Oggi non ho tempo di pregare”.
In quel periodo, avevo deciso di pregare un’ora la giorno.
Il mattino vedevo tutto il lavoro da fare davanti a me e mi dicevo che non avrei mai avuto il tempo.
Allora mi sono messa in ginocchio e poi, davanti alla mia icona, ho detto: “Succeda quel che deve succedere, io adesso prego per un’ora. Cascasse il mondo, io prego.”
L’esperienza che ho fatto è che dopo quell’ora di preghiera, il Signore ha preso in mano i miei impegni, il mio lavoro. Non so come abbia fatto (Lui ha i suoi giri!) ma cose che dovevano durare due ore, ne sono durate una; appuntamenti che si presentavano complicati, venivano risolti in pochi minuti…cosicché, alla fine della giornata, non solo tutto era sistemato e sistemato per il meglio, ma mi restava ancora un’ora per pregare!”
(dall’audio libro di suor Emmanuel Maillard “Pregare con il cuore”)
Facciamo l’esperimento di suor Emmanuel e vediamo come va.
E per essere ancora più certi del successo dell’esperimento, attacchiamo un bel biglietto in un angolo della nostra casa, con su scritto:
“Fermati! Qui c’è un angelo che ti aspetta”.
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