“Prof, poi un giorno, quando ha tempo, le dispiacerebbe scrivermi un post su come affrontare la morte di una persona cara e cosa prendere di positivo da essa? Era una domanda che le feci alla prima lezione del 5° ma aveva un’altra classe dopo di noi e la conversazione era rimasta un po’ a metà, però mi aveva affascinata la risposta ☺️”
Luana è la mia ex alunna che un po’ di sere fa, prima di farmi la domanda che avete appena letto, mi ha scritto che non sapeva se, il giorno dopo, sarebbe andata a fare un esame all’Uni.
“Come sarebbe a dire?” le avevo chiesto allibita.
Era proprio Luana quella che mi stava parlando? Luana la ragazza grintosa, anche se convinta di essere fragile? Luana con il viso delicato da sembrare quasi una bambina, ma con le idee chiare sulle scelte giuste da fare? Luana che a scuola ha sempre fatto un cammino spedito?
E Luana mi ha spiegato.
“Prof, oggi hanno operato mia nonna per un tumore. È una situazione particolare per tutti, per noi della famiglia ed in particolar modo per lei. Si è abbattuta troppo psicologicamente (già ha iniziato un anno fa con la morte di nonno), poi questa notizia non ci voleva. Anche lei ha iniziato a parlare di quell’“ora”. Ha questo chiodo fisso da diverso tempo, è chiusa nei suoi pensieri e crede di essere un peso per tutti noi. Io cerco di farle forza e farmi forza, perché vorrei non pensare negativo, ma oggi ho avuto un momento di “crisi”.
Colpa del periodo storico? Può essere…
Mettiamoci anche l’esame che dovrei dare domani e la mia sensibilità alquanto importante. Tutto questo mi sta facendo scoppiare la testa. Vorrei solo piangere ed urlare, per sfogarmi, ma non posso. Non oggi, devo ancora finire di ripassare per l’esame (che non so nemmeno se riuscirò a dare)…”
L’ho incoraggiata fortemente a dare l’esame, utilizzando l’unico argomento che le sarebbe entrato subito nel cuore: “Se tua nonna sapesse che tu stai pensando di rinunciare a dare l’esame per lei, si sentirebbe addolorata. Responsabile. Vai a dare l’esame e poi digli che è andato tutto bene. Sarete felici in tre: tua nonna dall’ospedale, tuo nonno dal Cielo e te!”
E alla fine della nostra chiacchierata in chat, Luana mi ha lasciata con la domanda che ho messo all’inizio del post: “Come affrontare la morte di una persona casa e cosa prendere di positivo da essa?”
Cara Luana, andrò per punti per essere il più chiara possibile.
- NESSUNO VUOLE MORIRE. Anche dovessimo vivere fino a 100 anni, non lo vorremmo lo stesso. Siamo nati per nutrirci di vita, senza mai esserne sazi. Per questo è uno scontro durissimo quando la fine arriva, e non c’è pensiero, filosofia o teologia che possa evitarci la durezza dell’impatto. Gesù stesso nell’orto degli ulivi lotta con la morte. Il suo spirito è pronto, ma la sua carne è debole. Dentro di Lui c’è qualcosa che resiste all’idea della morte e chiede al Padre di cambiare, se possibile, le carte in tavola.
- LA MORTE E’ GENEROSA. Sì. Persino “sorella” (mi voglio fidare di san Francesco). Perché fa tutto in maniera tale che sulla terra ci sia posto sempre per nuovi arrivi. E’ molto buona l’idea che siamo di passaggio. Nasciamo, impariamo, ridiamo, ci innamoriamo, diamo la vita ad altre creature e poi lasciamo ad altri la possibilità di fare altrettanto. La morte ci costringe a non essere egoisti. Dovremmo farne tesoro durante l’intera vita e dire ogni mattina: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Salmo 89). Detto in altri termini: “Ricordaci che sulla terra non siamo eterni, così giungeremo ad agire per la vera felicità”.
- LA MORTE CI FA PORRE DOMANDE INTERESSANTI per poi cercare risposte stimolanti. Non possiamo avanzare nella vita come dei ciechi che non vogliono sapere dove stanno mettendo i piedi. Dobbiamo avere il gusto di capire “perché” ci troviamo sul treno della vita e in quale stazione stiamo andando. E’ da sciocchi limitarsi ad osservare le suppellettili del treno e dare occhiate distratte fuori dal finestrino. Possiamo fare di più. La morte di una persona cara è un forte richiamo a porci domande di “senso”. La morte è un passaggio? E’ tornare a casa? E’ riabbracciare tante persone? E’ incontrarsi con l’Amore che ha creato tutto? O veniamo dal nulla e al nulla ritorniamo? Io sono così ghiotta di vita che mi interessa anche la morte e quel che potrebbe esserci dopo. E se uno non fosse smanioso di vita? Può diventarlo dopo la morte di una persona cara. Non si può sprecare questo evento, raccontandolo solo con l’alfabeto del dolore.
- LA MORTE CI FA ALZARE LA POSTA SULLA VITA. Ricordarci che moriremo presto è la modalità più efficace per fare le grandi scelte della vita, senza farci paralizzare dall’orgoglio o dal timore del fallimento o… Tutte le paure di questo mondo spariscono, se arrivi ad essere consapevole che la vita che hai tra le mani è unica e preziosa! E’ da stupidi vivere la vita di qualcun altro. Devi vivere la tua, seguendo il tuo cuore! E’ lui che sa dirti cosa ti renderà felice. E in genere lo fa con l’aiuto dell’entusiamo (da greco: en dentro thèos dio. Il dio dentro).
- LE PORTE DELLA MORTE APRONO LA VITA. Questo punto è per me, da sempre, il più affascinante. Cercherò di spiegarmi meglio. Quando mi hanno diagnosticato un tumore, ho subito pensato di non voler entrare in modalità “guerriera”: un termine che si usa spesso quando si parla di malati oncologici. A me questa parola non piace molto. Mi sembra che dica, come sottofondo, una frase tremenda: “Se sopravvivi hai vinto la battaglia, se muori l’hai persa”. Invece sono attirata molto di più dalla parola “consapevolezza”. Io ne ho approfittato per vivere ancora meglio la mia ricerca dell’aldilà. E’ un piacere spirituale che mi porto appresso da quando avevo vent’anni (all’incirca la tua età, quindi). Ho ascoltato tanti, ho viaggiato molto, ho amicizie in (quasi) tutte le religioni, ho letto molti libri e devo dire che mi entusiasma dar fiducia a quel Gesù Cristo che è stato l’unico della storia a lasciare la tomba vuota. E ce ne ha fatte di promesse! E le ha ripetute fino in ultimo (e quando uno sta sulla croce, con il corpo inchiodato e mezzo spezzato, non ha voglia di scherzare). Se ha usato gli ultimi respiri rimastigli, per promettere: “Oggi sarai con me in paradiso”, vuol dire che vale la pena prenderlo sul serio, senza sentirsi ingenui. E intuisco che non è una vita lunga sulla terra e un infinito sopravvivere, la felicità migliore. C’è di meglio. L’essenziale non sta nel non morire, ma nel vivere già una vita risorta. Cercandola ovunque. Anche nei nostri dubbi o in una siepe cara che, nascondendoci l’infinito, ci costringe a pensarlo ed immaginarlo (grazie Giacomo!).
- LA MORTE E’ REINCONTRARE TANTI AMICI! Cara Luana, in tanti hanno cercato di parlare della morte. Poeti, cantanti, pittori, medici, scienziati, artisti… Ti voglio far conoscere la descrizione poetica che io amo di più. E’ stata scritta da Charles Henry Brent, il primo vescovo missionario delle isole filippine della Chiesa episcopale. Buona lettura e buona continuazione di ricerca, carissima Luana!
Cos’è il morire?
Me ne sto sulla riva del mare, una nave apre le vele alla brezza del mattino e parte per l’oceano.
E’ uno spettacolo di rara bellezza e io rimango ad osservarla fino a che svanisce all’orizzonte e qualcuno accanto a me dice: “E’ andata!”.
Andata!
Dove?
E’ sparita dalla mia vista: questo è tutto.
Nei suoi alberi, nella carena e nei pennoni essa è ancora grande come quando la vedevo, e come allora è in grado di portare a destinazione il suo carico di esseri viventi.
Che le sue misure si riducano fino a sparire del tutto è qualcosa che riguarda me, non lei, e proprio nel momento in cui qualcuno accanto a me dice, “E’ andata!” ci sono altri che stanno scrutando il suo arrivo, e altri voci levano un grido di gioia: “Eccola che arriva!”.
E questo è il morire.(Bishop Brent)
P.S. Alla fine Luana è andata a fare l’esame e l’ha superato alla grande!
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Buongiorno carissima Cristina e bentornata!!!
Felicissima di leggerti e sapere che l’intervento è andato bene!
Ho letto questo post “delicato” con curiosità e consapevole che sarebbe stato “illuminante” come tutti i tuoi post.
Anch’io sono sempre alla ricerca di scoprire qualcosa di più relativamente all’aldilà, alla vita oltre la morte… e la descrizione poetica che hai condiviso è meravigliosa, in effetti, pensandoci bene, potrebbe essere proprio così, mentre i nostri occhi umani e terreni, lentamente, smettono di vedere, altri occhi, quelli spirituali, VEDONO …
Grazie sempre di te, delle tue belle e profonde ispirazioni e del tuo condividere emozioni, paure, ansie, intuizioni, preghiere e tanto altro.
Un abbraccio stretto stretto e una buona giornata cara.
Lella