La madre di tutte le battaglie: riuscire ad essere se stessi!

p055_0_00_01“Prof, ma come cavolo si fa a superare la paura di far vedere il proprio carattere? Quello vero, intendo!”

Sono in chat con un mio alunno che mi chiede un consiglio su un libro da leggere quando, all’improvviso, mi fa questa domanda a bruciapelo.

Io gli rispondo: “Ti riferisci alla paura che si ha quando gli altri vedono le nostre debolezze e si accorgono di come siamo realmente?”

occhi-azzurri-geneE Stefano :“Sì prof. Io ci penso da una vita. Ha notato come sono cambiato rispetto all’anno scorso? Credo l’abbiano notato un po’ tutti…Beh, diciamo che mi sono avvicinato al mio obiettivo: riuscire ad esprimermi senza problemi, fregandomene del parere altrui…Senza stressarmi troppo su cosa pensano o non… Tenendo conto solo dei pareri che possono aiutarmi e che possono aumentare il mio coraggio.”

Stefano è un ragazzo di cui ho tantissima stima. Ed vero che è cambiato molto in questi anni delle superiori; anche nel consiglio di classe i miei colleghi lo hanno riconosciuto all’unanimità.

E’ silenzioso, non ama mettersi al centro dell’attenzione; ma quando lo fa, riesce a dare il meglio di sé.

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Me lo ricordo quando faceva il primo anno; un bambino sia fisicamente che psicologicamente. Ora me lo ritrovo con atteggiamenti pacati a risoluti, riservato eppure disposto a scendere in campo per mettersi alla prova. E’ proprio un ragazzo in gamba.

a volte vorrei essere me stessoEd anche lui (proprio come tutto il resto dell’umanità) sta lottando contro la “madre di tutte le battaglie”: riuscire a spogliarsi di qualsiasi maschera per essere se stesso.

D’altra parte che se ne può fare il mondo di un ragazzo che si accontenta, che reprime le sue sensazioni, che decide di spezzarsi le ali e non volare alto.

Il mondo non sarà mai completo senza i doni di Stefano, eppure soltanto lui può scegliere se condividerli o no. Continua a leggere La madre di tutte le battaglie: riuscire ad essere se stessi!

Questa storia non è una favola; è realtà!

Van Gogh - Prato verde“Marta, te lo saresti mai immaginato un finale così?”

Siamo da sole, in mezzo ad un prato sulle colline toscane che, secondo la tradizione, ha visto un miracolo di San Francesco, lì di passaggio. Marta ha 43 anni ed è una delle quattro sorelline minori di Davide.

In quel prato dove San Francesco ha ridato la vista al figlio di cinque anni di un contadino che aveva smesso di lavorare per chiedergli tale grazia supplicandolo in ginocchio, Marta si mette a piangere per la commozione del finale della storia.

Già; la storia.

La storia della sua famiglia e di suo fratello.

E’ una storia che ho avuto il permesso di raccontare. E’ una vicenda che io ho vissuto accanto a loro e di cui sono stata testimone, pur vivendo in due regioni diverse.Van Gogh - Prato verde

Perché la scrivo? Perché sono certa che sarà di incoraggiamento e forza, per tanti altri. E’ il vangelo che si rinnova, attraverso le trame del duemila dopo Cristo, per ricordarci che non siamo stati abbandonati da Dio. 

La prima volta che la famiglia vide Davide ubriaco, era il settembre del 1998. Continua a leggere Questa storia non è una favola; è realtà!

E’ a Madame Giustizia che dedico questo post

uomosbranauomo“Datemelo per cinque minuti che ce penso io!”

“E io te lo tengo, a quel bastardooo!!!”

“Appenderlo per le palle! Questo ci vorrebbe!!!”

Sono solo alcuni dei commenti che si trovano in rete in questi giorni, sul presunto assassino di Yara. Ho preso i commenti più “tranquilli”, potete immaginare gli altri. Che tutto, ora, diventi sfogo, anatema, maledizione!!!

La foto del mostro in prima pagina; il ministro dell’interno che dà la notizia su Twitter (su Twitter?); il Viminale che annuncia l’arresto omettendo la parola “presunto” prima di “assassino”; insomma, il processo è già concluso. Continua a leggere E’ a Madame Giustizia che dedico questo post

La ferita delle persone non amate

156458_478557088865131_220300688_n“Prof, una provocazione: come si può servire il prossimo quando si ricevono solo calci nel didietro dal cosiddetto “prossimo”? 

Caro Marco, l’esperimento che ti sto per descrivere è stato fatto realmente ad Amsterdam. Ad un gruppo di studenti hanno fatto ascoltare i giudizi che delle persone avevano espresso su di loro, guardando fotografie che li ritraevano.

Il cuore di chi riceveva giudizi negativi o veniva rifiutato, saltava letteralmente un battito.

In altre parole: il cuore umano si ferma e perde colpi di fronte al senso di rifiuto e rigetto sociale.  Continua a leggere La ferita delle persone non amate