Non ti nascondo le mie ferite, tu sei il medico, io sono il malato

6“Il problema è che io non riesco più ad amare…né me stessa, né la vita”.

E’ Cecilia che scrive così, nella mia pagina facebook “In te mi rifugio”.

In Cecilia vedo tutti quanti noi quando, feriti dalle frecce avvelenate della vita, ci convinciamo che oramai abbiamo troppe tossine in circolazione per riuscire a fare qualcosa di buono.

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Tristi ed avviliti, invece di cercare soluzioni, chiudiamo gli occhi. Non vogliamo né guardare, né essere guardati. Indossiamo maschere e ci perfezioniamo in strategie per non vedere, non sentire e non conoscere le ferite che ci portiamo addosso.

 

hqdefaultSono essenzialmente cinque, le ferite che ci impediscono di essere ciò che realmente siamo ed hanno cinque nomi ben precisi: “rifiuto”, “abbandono”, “ingiustizia”, “umiliazione” etradimento”.

Cinque ferite che ci creano traumi, angosce, sofferenza, anoressia, shock, crisi di ansia, depressione, bulimia, paura…

 

immersioneLe strategie di cui parlavamo sopra, ci fanno illudere che, se fuggiamo, riusciremo a salvarci dall’assalto di queste emozioni così brutte.

Invece la parola d’ordine dovrebbe essere: Mai fuggire; passarci attraverso”.

Evitare, dimenticare o reprimere, non serve a nulla, anzi: le piaghe diventano ogni giorno più profonde.

healing-heart-300x227Allora, guardiamole senza timore queste nostre ferite. Illuminiamole con la luce della consapevolezza e medichiamole con l’unguento di Dio.

La consapevolezza serve ad aprirci agli aiuti che suonano al nostro campanello (che sia una psicologa o la migliore amica, un libro profondo o una guida spirituale…) Continua a leggere Non ti nascondo le mie ferite, tu sei il medico, io sono il malato

“Sopportare pazientemente le persone moleste”

6b25e6c218960078c5e337b101cfb3b7Senti Cri, ma tu cosa pensi del fatto di dover sopportare pazientemente le persone moleste?”

Oramai saranno passati un paio di mesi da quando, una mattina, accendendo il cellulare, ho letto questo messaggio su WhatsApp.

Un paio di mesi in cui ho tatticamente rimandato una risposta, per me difficile da dare. Il fatto è che io faccio una gran fatica a sopportare i molesti.

Rimango sempre ammirata quando vedo qualcuno che, di fronte a persone irritanti ed antipatiche, reagiscono con la santa pazienza (e qui il termine “santa” ci sta davvero bene). Anzi: più che ammirata, ne rimango affascinata.

HeaderBlogGrandeIl motivo è che percepisco che intorno alla pazienza c’è un grande potere: quello di far germogliare anche le pietre (a condizione di saper aspettare, ovviamente).

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Con il tempo e la pazienza, ogni foglia di gelso diventa seta diceva Confucio.

 

 

Pazientare, attendere, aspettare…azioni misteriose in una società fondata sui sughi pronti, sulle ricette di torte veloci e sulle cene surgelate.

http://www.dreamstime.com/royalty-free-stock-photo-computer-rage-man-loosing-his-temper-fit-smashing-his-his-fists-image54124995“Sopportare pazientemente le persone moleste; sorprendentemente attuale questa sesta opera di misericordia spirituale.

Oggi, infatti, ci si è messa anche la rete a complicare i nostri già difficili tentativi di sopportazione.

Pure in internet bisogna sopportare presenze inopportune, fastidiose, addirittura insopportabili.

Non bastavano i parenti, i vicini di casa, i colleghi di lavoro…

Anni fa una pubblicità ci consigliava un Cynar per combattere il logorio della vita moderna. Oggi ce ne vorrebbe una damigiana al giorno, con il nostro stile di vita.

Eppure due pensieri su quest’argomento, mi frullano in testa.

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Il primo è un dubbio: può succedere che non sia l’altro ad essere un molesto, ma che piuttosto siano gli ospiti inquieti dentro di me a farmelo sentire tale?

 

 

 

 

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Il secondo è un’intuizione: ho la netta sensazione che la pazienza sia molto svalutata perché frequentemente scambiata per rassegnazione o per adattamento al dolore. Continua a leggere “Sopportare pazientemente le persone moleste”

Se aiuti qualcuno, verrai aiutato: è una legge matematica.

image  Lalalalalalla…lalalalalalla Non so se avete capito, ma questo è l’alert di  WhatsApp. Meglio di così non riesco a riprodurne il suono.

Ogni venerdì dalle 14.30 in poi, questa musichetta mi tiene compagnia: lalalalalalla!

 

20151106_141818E’ il segnale dell’arrivo dei messaggi di un gruppo di miei studenti.

Sono ragazzi che vanno dal primo al quinto anno. Alunni alti e bassi, bianchi e di colore, maschi e femmine, italiani e stranieri, timidi ed estroversi…con un solo punto in comune: hanno scelto di passare un giorno a settimana con i “ragazzi” del C’era l’acca e in quel pomeriggio mi inviano in diretta foto e filmini per condividere con me ciò che stanno facendo là.

logo_ceralaccaC’era L’acca: ma che è?

Anche io me lo  sono domandato quando, circa due anni fa, Francesca mi disse: “Facciamo insieme un bel progetto con i tuoi studenti? Io ora lavoro al C’era l’acca”.

Un pomeriggio di luglio andai 056fd1bd57_3017287_meda trovarla e capii subito che cosa meravigliosa fosse.

Prendete una Comunità Socio Educativa Riabilitativa e delle persone maggiorenni con disabilità; aggiungete delle famiglie con delle difficoltà a rispondere ai bisogni speciali di questi loro familiari e condite il tutto con un personale preparatissimo che cerca, attraverso una soluzione residenziale, di alleviare le difficoltà che si incontrano in queste situazioni…fatto?

Ecco: questo è il C’era l’acca.

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Così a settembre dissi con apparente nonchalance ai miei studenti: “Ragazzi, quest’anno non possiamo parlare del concetto di misericordia solo con gli strumenti mentali. Dobbiamo collegare mente e braccia. Dobbiamo pensare a “fare”. Dobbiamo creare una sinfonia, un collegamento…idea!!! Vi propongo di fare una cosa fantastica: andare a conoscere i ragazzi del C’era L’acca e facciamo qualcosa con loro!”

E come fosse  stata una fortunata casualità, tirai fuori dal mio cilindro magico una serie di foto del centro educativo, scattate a luglio.

Buttai i miei studenti dentro il C’era L’Acca, proiettando tutto sulla LIM dell’aula. Le camere colorate, i pesciolini di Adriano, i braccialetti fatti a mano da Lisa, l’orto sociale di Davide, il programma mensile di “piscinabocciecorsidiballoedicucinaealtroancora”, i biliardini, la palestra, le foto-ricordo appese dappertutto… Continua a leggere Se aiuti qualcuno, verrai aiutato: è una legge matematica.

La mia mamma mi è vicina, la sento.

occhi20uomoE’ appena iniziata la ricreazione ed io mi dirigo nell’aula dove dovrò tenere la lezione successiva. Entro e vedo Michele sul suo banco, da solo. Mi saluta sorridente. In aula non c’è nessuno ed è strano che lui sia rimasto in classe: in genere lo vedo sempre in mezzo alla mischia.

Così mi avvicino, mi metto seduta vicino a lui e chiedo: “Come va? Come stai?”

Lui sorride un po’ malinconico mentre mi risponde il suo “bene”.un-soffione

A Michele è morta la mamma un po’ di tempo fa e, nonostante siano passati alcuni (pochi) anni, la nostalgia e la mancanza sono due compagne di viaggio che non lo abbandonano mai.

Una mia amica a cui è morta la madre poco tempo fa, mi ha detto: “Mi avevano avvertita che quando ti muore un genitore ti senti solo al mondo, ma non credevo che 4cd3facd3e15a31eaf0d7c704_0fosse così vero. Quando un genitore se ne va, con lui se ne vanno anche le tue radici più forti e ti senti davvero solo al mondo. Anche se hai cinquant’anni, dei figli, tanti amici… ti senti solo”

Non oso immaginare, quindi, cosa possa provare un adolescente a cui è venuta a mancare la radice portante della sua vita.

 

Michele mi guarda e continua: Continua a leggere La mia mamma mi è vicina, la sento.

Tutto perfetto, anche gli imprevisti!

10603208_721251004615502_9106291614020488908_n “Sono tutti ragazzi del quarto e quinto superiore e tu non ci puoi dire di no!”

E’ Lucia quella che mi contatta su Facebook e lo fa con la grinta tutta giovanile di chi è deciso ad ottenere quello che vuole. Come fai a dirle di no? Provo a dirle che quel giorno, nel pomeriggio, avrei una cerimonia e che quest’incontro imprevisto non l’avevo messo in conto ma…

arcanoe“Appuntooo!!!” grida euforica Lucia.

“Dovresti parlare degli imprevisti!!!” Ma tu guarda il caso! E così, sabato 30 agosto, con di fronte a me un bel gruppo di ragazzi/e, ho parlato degli eventi inaspettati della vita.

Qual è la cosa bella in tutto ciò?

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Le lacrime di commozione di molti di loro.

Il silenzio concentrato di tutti.

L’attenzione assoluta per le storie che ho raccontato.

Non è che io sia un genio della comunicazione (mi piacerebbe farlo trapelare tra le righe, ma non è così); è che l’argBusinessman slipping on a banana skinomento ci riguarda tutti da vicino.

Nessuno è esente dagli imprevisti e, manco a farci apposta, sembra sempre che queste sorprese rechino solo prove, difficoltà e problemi.

Sarà per questo che le fiabe con le fate o i geni della lampada pronti a fare magie miracolose, hanno sempre un grande successo. Continua a leggere Tutto perfetto, anche gli imprevisti!

Il teatro è il mezzo…l’unione è il fine!

spazioscenico“Quel giorno, quella che mi aspettava doveva essere una riunione come tante altre.

Mentre guidavo per raggiungere i ragazzi che, nel prossimo spettacolo, avrebbero fatto gli attori, pensavo a come organizzare i lavori del gruppo. 

Una cosa avevo in mente: sul palcoscenico del Teatro della mia città, quei ragazzi avrebbero raccontato le storie che avrebbero scelto loro. Meglio, se storie della loro famiglia!

D’altra parte il titolo dello spettacolo era chiaro: “Storie di dolore e di rinascita!”. Continua a leggere Il teatro è il mezzo…l’unione è il fine!

MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (quarta parte) E poi, ad un tratto, l’amore scoppiò dappertutto; ero in Paradiso!

paradiso“Salve prof, non so se si ricorda di me: sono un suo vecchio alunno. Da un po’ di anni a questa parte sto iniziando a pensare a qualcosa che mi affligge; il problema è che questo “qualcosa” non è di natura materiale, né di natura… risolvibile (se così lo possiamo definire).

Sempre più frequentemente mi ritrovo a riflettere sulle cose belle che ho nella vita: una ragazza, una famiglia, degli amici, degli hobby, degli interessi, delle opportunità, la vita stessa…ma subito dopo arriva il “problema”, ovvero: una volta che tutto ciò finisce? Una volta che si muore?…”

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Caro Gianluca, siamo finalmente arrivati in paradiso!

Ma ho un problemino: non ho parole per spiegartelo. Però, a pensarci bene, questa potrebbe essere una cosa positiva. Anzi: positivissima!

Vuol dire che, per quanto io balbetti qualcosa, il Paradiso sarà sempre più bello di ciò che ti dirò!

Continua a leggere MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (quarta parte) E poi, ad un tratto, l’amore scoppiò dappertutto; ero in Paradiso!

MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (terza parte) Parola d’ordine: se possibile, evitare il Purgatorio!

mani“Salve prof, non so se si ricorda di me: sono un suo vecchio alunno. Da un po’ di anni a questa parte sto iniziando a pensare a qualcosa che mi affligge; il problema è che questo “qualcosa” non è di natura materiale, né di natura… risolvibile (se così lo possiamo definire).

Sempre più frequentemente mi ritrovo a riflettere sulle cose belle che ho nella vita: una ragazza, una famiglia, degli amici, degli hobby, degli interessi, delle opportunità, la vita stessa…ma subito dopo arriva il “problema”, ovvero: una volta che tutto ciò finisce? Una volta che si muore?…”

Ciao Gianluca…tutto bene?

Pronto per fare un salto in Purgatla_purificazioneorio? Giusto per capire che è meglio evitare di passarci, se possibile!

Sai cosa faccio? Per essere più chiara possibile andrò per punti, rispondendo a tutte le domande che in genere mi fanno quando vien fuori questo argomento.

Però prima ti voglio raccontare un aneddoto. Continua a leggere MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (terza parte) Parola d’ordine: se possibile, evitare il Purgatorio!

1. MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (prima parte) Innazitutto raccoglieremo ciò che avremo seminato!

Fire heaven - The burning awakening“Salve prof, non so se si ricorda di me: sono un suo vecchio alunno (dei tempi dell’ITIS però). Da un po’ di anni a questa parte sto iniziando a pensare a qualcosa che mi affligge; il problema è che questo “qualcosa” non è di natura materiale, né di natura… risolvibile (se così lo possiamo definire).

Sempre più frequentemente mi ritrovo a riflettere sulle cose belle che ho nella vita: una ragazza, una famiglia, degli amici, degli hobby, degli interessi, delle opportunità, la vita stessa…ma subito dopo arriva il “problema”, ovvero: una volta che tutto ciò finisce? Una volta che si muore?

Non mi chiedo cosa succede perché -purtroppo- credo che nessuno possa rispondere a questo. La mia domanda, piuttosto, è: una volta che la mia vita terrena cessa, ho davanti l’eternità immateriale? La fine della mia vita materiale corrisponde con l’inizio di qualcosa di infinito? La verità, forse, è che ho paura dell’eternità. Ho paura di non sapere cosa succederà una volta che tutto finirà. Ho paura di essere eternamente infinito. Ho paura di essere qualcosa che non sono io. Non so, forse sto divagando.

Non è che io sia lì, tutto il tempo, a pormi queste domande, però – qualche volta – mi capita di fermarmi a riflettere (quando vado a letto, quando mi sveglio, quando sono con la mia ragazza, o anche quando esco con gli amici), penso: “Ma tutto questo prima o poi finirà. E dopo cosa farò per l’eternità?”

So che, probabilmente, è una domanda alla quale non si può rispondere, perché nessuno può avere “la risposta certa e chiara”, però quando facevo le superiori ricordo che le sue lezioni mi ispiravano. Riuscivo a riflettere anche sulle cose scontate, a meditare su più cose, ad avere una più ampia veduta su di me in generale. È per questo, forse, che le sto scrivendo questa lettera; perché in fondo sono sempre stato soddisfatto delle sue risposte, di quello che ci diceva e di come ce lo diceva.

Continuerei a scrivere… ma mi rendo conto che sto rimarcando sempre lo stesso concetto e purtroppo non riesco ad essere più chiaro di così… forse, in realtà, non mi sono espresso neanche troppo bene, però spero che lei abbia comunque capito.

Immaginando che una “vera” risposta non ci sia, spero però che questa riflessione… o confessione – che dir si voglia – possa in qualche modo aiutare qualcun altro a capire quanto sia importante la nostra vita! Quanto importante sia ragionare sulle cose che facciamo e vivere al meglio delle proprie possibilità!

Le ho scritto tutto questo perché ricordo le lezioni alle superiori. Non le ho mai detto -forse- quanto siano state importanti per me e quanto io attendessi l’ora di Religione ogni volta… perché era un’ora diversa, un’ora importante per me!

Non la voglio annoiare ulteriormente su questo “problema esistenziale”, anche perché – ripeto – si tratta di attimi fuggenti e non di momenti prolungati di preoccupazione.

La ringrazio per aver letto tutto e per avermi dato attenzione, ancora una volta. Grazie prof!”

 

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