Santi e poeti

Diceva Goethe: «Cos’altro è il genio se non quella forza creatrice da cui scaturiscono azioni ben accette a Dio e alla natura, e che proprio per questo hanno seguito e durata?»🌺
Sto leggendo “L’altra verità”, il diario personale dell’immensa Alda Merini sui suoi dieci anni in manicomio.
Una creatura geniale con il dono di scrivere parole creatrici di bene, anche quando ha avuto a disposizione solo l’inchiostro del dolore.
Lei si è fatta regalo per tutti noi, posando su carta la sua anima di santa e poeta (lei si diceva “poeta” e non “poetessa” ed io continuo volentieri sulla stessa sua linea evocativa).
Mi sento smisuratamente grata al Cielo per far nascere, ogni tanto, figlie “strane” ed incomprese dai più, perché possiedono quella mistica disposizione a valicare il piano della piatta superficialità, vedendo l’”oltre” che c’è in tutte le cose.
Alda è una di queste figlie.🌺
Investita dall’Alto con quell’energia divina che dona occhi nuovi e un cuore amante della Vita, ha raccontato tutto di ciò che incontrava.
Ed anche noi, fortunati lettori, è come se fossimo investiti dal suo stesso fuoco interiore, spesso chiamato ispirazione o creatività o illuminazione o (e questo è l’ultimo tassello che io più amo) profezia! 💙
C’è un inedito di Alda Merini pubblicato nel quinto anniversario della morte (avvenuta a Milano il 1° novembre 2009, festa – guarda caso – di “Tutti i santi”), intitolato “Santi e poeti” e datato 2 dicembre 1948.
Alda ha solo 17 anni e se oggi lo possiamo leggere è solo perché una sua amica carissima, Marisa Tumicelli, un giorno che era nella soffitta di Alda, scorse dei fogli sparsi sul pavimento del tutto dimenticati, come fossero un tesoro nascosto ai più.
Alda donò quei fogli ritrovati per caso alla sua amica che, per anni, li custodì come perle rare.
Poi li affidò a don Marco Campedelli, sacerdote veronese, burattinaio e liturgista, grande amico e confidente della Merini che, nel 2015, li fece conoscere a tutti noi attraverso una raccolta pubblicata in un libro di Scripta Editore (a cura di Roberto Fattore, Luca Bragaja, Marisa Tumicelli e, appunto, Marco Campedelli).
Dicevo: sto leggendo “L’altra verità”.🌺💙
Ieri sera mi sono addormentata con, tra le dita, alcune pagine del libro.
Stamattina volevo regalare a chi di voi vorrà, la lettura di alcune righe sante di questa poeta.
Perché se tra terribili elettroshock, tra cinghie che la legavano per giorni ad un letto, tra puzzo di urina ed urla di terrore, lei è riuscita a guardare il mondo con sguardo di Cielo, allora c’è speranza per tutti noi!🌺
Buona lettura.🥰

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MARIA, FAMMI BRILLARE ED IL DRAGO ROSSO NON TEMERÒ 

Maria, tu sei vestita di sole ed io ne sono felice!
Ora capisco perché amo così tanto il sole: la sua luce mi narra l’abito con cui Dio ci vestirà tutti quanti!
Lo intuisco.
Lo sento.
Ma il tuo abito sarà il più bello di tutti perché in paradiso, ad ogni tuo passaggio, ci farà brillare tutti! 😍

Maria, stasera guardo la luna e so che i tuoi piedi la sfiorano.
Guardo le stelle e ne immagino dodici come corona su di te.
Poi guardo le mie gambe stanche e mi chiedo se tu sei qui, seduta accanto alla mia debolezza.
Sono certa che tu non sei lontana.
Vedo la luna, vedo le stelle e vedo anche te.
Qualcosa vedo con gli occhi e qualcosa con la fede.🙏🌟

Maria, noi donne sappiamo cosa sono le doglie del parto.
Tu sei incinta.
Urli di dolore.
Sei in pieno travaglio e quell’enorme drago rosso vorrebbe divorare il tuo bambino.
Che lotta c’è tra il bene e il male!
Che dramma c’è nell’universo!
Che battaglia c’è in ogni cuore d’uomo!💗
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Quando lei mosse gli occhi a Fabriano (e non solo)

Torna indietro nel tempo, fino al 1796.

Napoleone ha 27 anni ed è nel pieno delle sue conquiste.

La campagna d’Italia, iniziata proprio quell’anno, gli sta facendo collezionare tante vittorie e il generale francese sta dimostrando le sue grandi capacità di stratega e di condottiero.

Dal 1796 al 1797 Napoleone instaurerà il dominio francese, su gran parte dell’Italia settentrionale e centrale.

E Fabriano è nell’Italia centrale.

Per la precisione fa parte dello Stato Pontificio.

E poi, come se non bastasse il problema francese, i fabrianesi stanno anche affrontando una grave crisi economica; una crisi che ha indebolito fortemente il popolo rendendolo facile preda di nemici ed invasori.

Tutto sembra andar male.

Tutto sembra in decadenza.

L’industria della carta, che aveva reso noto il nome della città in tutta Italia, era in declino.

Basti pensare che le fabbriche, da 27 che erano nel 1711, si erano ridotte a 8 nel 1777.

E non finisce qui perché, dal 1778 al 1783 (cioè in soli 5 anni), le fabbriche rimaste saranno soltanto due.

Due!

Alla gravissima crisi della carta si è aggiunta un’altra crisi: quella delle concerie.

A proposito: lo sai che proprio questa era la zona delle Conce? La zona più povera della città.

Nel 1796  anche l’economia delle concerie era oramai in rovina, soprattutto a causa del Papa. Infatti Clemente XI, nel 1703, con un decreto, aveva tolto a Fabriano il compito di rifornire l’esercito pontificio delle divise militari.

Insomma: un periodaccio!

Per risolvere la situazione e risanare le finanze vengono perfino tassati i luoghi religiosi.

In questo contesto è facile comprendere come fosse la popolazione fabrianese di allora: povera, ignorante, analfabeta, superstiziosa… Una popolazione ingenua e facile preda di coloro che, negli anni a seguire, combatteranno per il predominio sulla città.

E’ in questi tempi difficili che arriva quel mercoledì 13 luglio 1796.

Due donne (madre e figlia) si sono alzate presto e sono uscite di casa, non immaginando neanche lontanamente quel che, di lì a poco, avrebbero visto.

Stanno transitando nella Contrada dei Tintori.

Camminano lungo la sponda del fiume Giano e stanno passando davanti a un umile locale adibito a magazzino (per l’appunto, la chiesa della Madonna delle Grazie di oggi).

Lì c’è un ponte; il ponte del Salnitro.

Quel ponte è l’unico ingresso per i contadini che, con i birocci, portano le derrate alimentari ed i loro prodotti agricoli nelle cantine dei signori che vivono nella parte di Castelvecchio.

Non potevano passare per Via Marimengo (chiamata poi, dal 1864, via Cialdini) perché poi al Ponte dell’Aèra si sarebbero dovuti fermare. Al di là di quel ponte ci abitavano i signori. Tanto per capirci, per andare a fare una visita alla Madonna del Buon Gesù, uno si doveva vestir bene.

Qui invece, in questa zona, i contadini passavano vestiti di povertà e con i loro birocci carichi di merce.

Attraversavano il Ponte del Salnitro.

Avanti e indietro.

Questa stessa gente semplice aveva pensato bene di mettere l’immagine della Madonna sul muro di quel magazzino, posto proprio vicino a quel ponte di passaggio.

Un magazzino semplice, simile ad una capanna. Su un muro esterno ci stava una specie di sportello che si apriva e si poteva vedere il dipinto della Madonna.

Loro passavano, vedevano lo sguardo della Madonna su di loro e speravano (probabilmente ne avevano la certezza) che Lei li avrebbe seguiti e protetti.

E’ in quest’atmosfera di lavoratori sudati, affaticati e sporchi, che accadde un fatto strano.

E’ mercoledì 13 luglio 1796. Continua a leggere Quando lei mosse gli occhi a Fabriano (e non solo)

LA CHIESA DELLA VISITAZIONE: LA GIOIA DI AFFACCIARSI AL BALCONE DEL NOSTRO FUTURO!

Siamo ad Ain Karem (l’antica Ebron), a circa sei chilometri a sud-ovest di Gerusalemme.
Qui c’è una chiesa che ricorda un incontro gioioso di duemila anni fa, avvenuto tra due donne.
Non vi erano cellulari allora, eppure quando si abbracciano è come se l’una già sapesse tutto dell’altra.
Una si chiama Maria ed un angelo le ha appena detto che sua cugina, oramai avanti con l’età, è incinta.
A dir la verità le ha anche detto che anche lei aspetta un bambino e l’ha chiamata “piena di grazia”.
Quella ragazzina ebrea sarà l’unica donna ad essere “figlia del suo figlio”.
L’altra si chiama Elisabetta e da sei mesi porta in grembo Giovanni Battista. Una gravidanza strana che a raccontarla potrebbe sembrare il frutto di una fantasia spropositata; e invece quel figlio nascerà sul serio.
Maria non va da Elisabetta per aiutarla nel parto. Tant’è vero che lei se ne ritorna via prima.
Lei va per condividere felicità e gioia per il Mistero che le ha visitate, rendendole l’una la madre del “più grande tra i nati di donna” e l’altra la madre dell’unico che lascerà la propria tomba vuota di morte ma piena di risurrezione.
Maria va per abbracciare, raccontare e scambiarsi benedizioni.
Che gioia!
Quanto Cielo è entrato in loro!

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Il “sogno di Dio” ha chiuso gli occhi e li ha riaperti in Cielo

«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore per lo cui caldo ne l’eterna pace così è germinato questo fiore».

 

Solo la poesia e l’arte può raccontare il sogno di Dio chiamato “Maria”.

Un’adolescente ha camminato per le strade di un paesino piccolo e insignificante di questa nostra terra, incinta di Colui che l’aveva prima sognata e poi posata sulla terra.

La Parola divina che crea e risorge, non ha disdegnato di farsi suo figlio.

E la carne di Maria ha tessuto la carne del Figlio di Dio, durante nove mesi di poesia perfetta.

Poi lui nasce, cresce, lavora, parla al mondo, guarisce, abbraccia, ama ed infine viene arrestato, torturato, ucciso.

Poi risorge.

E Maria?

Con Maria la poesia continua.

Lei invecchia nell’amore per quel figlio di cui sentiva un’immensa nostalgia ed infine torna in Cielo per riabbracciarlo con il suo cuore di “madre per sempre”. 

Ma come muore?

E come è in paradiso, ora?

Teologi e cristiani se lo sono chiesto per tanto tempo, partendo da una premessa importante: Maria è nata senza peccato originale.

La morte (così come la viviamo noi) è tremendamente ancorata al “peccato originale”, cioè è diventata un’esperienza terribile, scaturita con quell’allontanamento dalla Fonte della Vita che la creatura umana ha voluto testardamente provare fin dall’inizio.

Da quel momento ogni cespuglio per nascondersi da Dio è stato cercato, ogni dubbio sul suo amore è stato provato, ogni possibile foglia di fico per coprire la nostra nudità (e non mi riferisco al corpo fisico) è stata inventata.

 

Ne è nato uno squilibrio del creato che ancora oggi, purtroppo, vediamo sotto i nostri occhi. 

Ma poi ecco Maria, la poesia di Dio. 

L’antico sogno divino di unire la volontà del cielo e della terra, facendone un paradiso terrestre, era di nuovo sotto i nostri occhi.

Un sogno nato senza peccato originale e che, quindi, non poteva passare dalla terra al Cielo con quel dramma chiamato “morte”.

Cioè: la morte c’è stata, ma non come la conosciamo noi.

Tutto è avvenuto com’era nel sogno iniziale di Dio. 

Da qui, mille domande che i cristiani si sono fatti per secoli.

Com’è stato il passaggio con Maria?

Come ha raggiunto il Paradiso?

Come mai, sulla terra, non è stata mai trovata la tomba di Maria?

Dove è morta?

Chi era accanto a lei nel passaggio dalla terra al Cielo?

 Il 1º novembre 1950, papa Pio XII proclama al mondo un dogma: «La Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (costituzione apostolica Munificentissimus Deus).

Parole che volutamente non chiariscono se l’Assunzione di Maria (cioè il suo essere entrata in paradiso anche con il suo corpo) sia stata preceduta o meno da sonno profondo o da morte naturale (Dormitio Virginis, espressione che in effetti può riferirsi sia ad un sonno che alla morte naturale). 

Allora oggi voglio rileggere, insieme a voi, la visione che ebbe la beata Anna Caterina Emmerick.

E’ la descrizione di questo grande mistero chiamato “Assunzione” o “Dormizione”

Ho preso questo scritto da un libro che acquistai anni fa: “La vita della Madonna secondo le contemplazioni di Anna Caterina Emmerick”

Buona lettura a chi vorrà. Continua a leggere Il “sogno di Dio” ha chiuso gli occhi e li ha riaperti in Cielo

25 marzo: Annunciazione!

Raccontami Maria, cosa hai visto in casa tua!
In un giorno qualunque, in un luogo qualunque, Dio è entrato nella tua cucina.
Senza testimoni, senza riflettori, lo Spirito Santo ti ha sfiorata e toccata.
Come era quel giorno, Maria? Cosa stavi pensando? Come stavi pregando?????????????
Raccontami la promessa di felicità che ti ha fatto l’angelo!
Quant’è stato bello ascoltare la sua promessa di gioia?
A noi che siamo ammantati di gravità e di pesantezze,
narraci la benedizione di speranza che tu stessa hai sentito.????????????
Raccontami Maria quello che gli angeli continuano a dire a tutti noi!
Profezie di gioia, fiducia nell’impossibile, sguardi sul mistero.
La nostra fede è piccola e intrecciata di domande.
Ma è autentica.
Ed anche io all’angelo voglio dire: “Eccomi. Dì a Dio che mi fido di Lui ed accetto la sua felicità”????????????

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Come ti senti Maria?

Buongiorno Maria, è presto e in cielo ci sono ancora le stelle.
Manca poco.
Dentro di Te c’è la Luce che ha dato luce a tutte le stelle.
Hai paura? Non vedi l’ora? Sei stanca? Sei felice?
Raccontaci: come ti senti?

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Maria legge e Giuseppe culla il bambino

Lei è Maria e sta leggendo (forse la Torah o un libro di preghiere o, magari, un bel romanzo)

Lui è Giuseppe e sta cullando un bambino.

“Il” bambino.

Quella che state guardando è una miniatura in tempera e oro che racconta l’amore. In tutte le sue sfaccettature. 

Un padre che accarezza ed una madre che legge.

Animali complici tenerissimi di una nascita.

La fantasia della vita che sorpassa l’immaginazione umana.

L’armonia perfetta e la serenità affascinante.

Non sappiamo di preciso chi ne sia l’autore.

L’immagine è tratta da un Libro d’Ore composto a Besançon, in Francia, nel 1450 circa ma ora si trova in Inghilterra, al Fitzwilliam Museum di Cambridge (MS 69 folio 48r,The Nativity). 

 

Giuseppe, Giuseppe!

 

 

Fino al V secolo nessuno lo aveva mai raffigurato nei presepi.

E sì che credo non sia stato facile per lui: fidanzato innamorato e con la “quasi” moglie incinta.

Di chi?

E come?

Noi raccontiamo tutto come una favola, ma una favola non è stata.

E’ stato un difficile scontro tra la piccola mente umana e la fantasia di Dio; tra la programmazione terrestre e la progettazione celeste; tra le fede normale (che arriva fino ad un certo punto) e la fede luminosa (che sorpassa l’orizzonte e sconfina fino alle stelle).

I vangeli ci dicono che è dovuto intervenire un angelo per rassicurarlo: “Non ti ha tradito Maria!”

 

Solo dal V secolo iniziano a raffigurarlo, ma lo fanno apparire addormentato (vabbè che gli angeli gli parlavano in sogno, ma mica avrà dormito sempre!), oppure seduto da una parte a contemplare la nascita misteriosa (avrà certo contemplato, ma avrà inevitabilmente anche agito, perchè un neonato ha bisogno di tutto).  Continua a leggere Maria legge e Giuseppe culla il bambino

Il Logos nasce sul bordo degli inferi

Classe prima (avete presente quei quattordicenni che non s’augurano a nessuno?)
Rublëv (avete presente quel sommo iconista russo che in pochi conoscono?)
Natività (avete presente quella durissima tenzone tra Luce e Tenebre che abbiamo quasi tutti superficialmente riassunto in un semplice dolce evento?)
DAD (avete presente quelle lezioni fatte al pc che ora, però, chiamiamo DID perché ci piace più la parola “integrata” che “distanza”?) ????
Ecco.
Ci siamo.

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Se guardiamo la stessa luna, allora non siamo tanto lontane!

Stasera c’è una bella luna nel cielo. E’ la stessa luna che guardavi tu, Maria. La luna creata dal bambino che era in te. Figlia del tuo figlio, quanta fiducia hai avuto! 

Stanotte c’è lotta nel mondo. La stessa lotta dei tempi tuoi. L’amore è sotto assedio e l’odio cerca di opprimerlo. La speranza vacilla e la disperazione è dietro l’angolo. L’epidemia avanza nel mondo e la fede sembra senza ossigeno. Vergine piena di grazia, parlaci delle sorprese di Dio!

Raccontaci di Erode che ha fallito il suo piano, dell’angelo che vi ha suggerito l’Egitto, della grotta che era stata preparata da sempre, di Dio che tutto pensa e tutto guida, e di te che sei ora la Regina del Cielo! Continua a leggere Se guardiamo la stessa luna, allora non siamo tanto lontane!