Siamo tutti più forti quando ci sentiamo amati

Se c’è un’esperienza commovente è ascoltare i miei alunni quando mi parlano dei nonni che non ci sono più.

In quest’ultimo anno scolastico molte volte ho visto le lacrime scendere dai loro giovani visi, perché il ricordo del nonno o della nonna si faceva avanti.

Lei prof non può capire quello che è stato nonno per me!”

“Nonna c’era sempre quando avevo bisogno di un sorriso e di un incoraggiamento”

“Io ci sono praticamente cresciuta con i nonni e quando improvvisamente sono morti, io sono caduta in un baratro”

“Prof, se sapesse quanto ho pregato perché nonno guarisse. Invece è morto. E’ per questo che io adesso non credo più in Dio

I nonni possono davvero fare la differenza nella vita di un cucciolo d’uomo.

In effetti i bambini imparano dai nonni l’essenziale della vita: l’amore incondizionato, la presenza, la tenerezza… il tutto senza implicazioni educative.

Beati i bimbi che crescono con la presenza dei nonni affianco!

Essi germoglieranno sui rami della complicità giocosa e berranno alle acque fresche dell’autostima.

Si nutriranno di amore protettivo e si tranquillizzeranno anche solo con la routine quotidiana.

Fare una passeggiata con il nonno, andare a comprare i fiori con la nonna, ascoltare i loro racconti, fermarsi in bilico sul loro sorriso …tutto serve per riprendere energie positive e rassicuranti.

Per questo le lacrime dei miei alunni mi sono sembrate sacre e preziose. Mi hanno confermato che i nonni sono dei maghi che creano ricordi preziosi nel cuore dei loro nipoti. Indelebili. Fondati sul passato ma pieni di futuro.

E fin qui, penso che siamo tutti d’accordo.

Ma cambiamo prospettiva. Continua a leggere Siamo tutti più forti quando ci sentiamo amati

Il primo sintomo della morte é la nascita. (Stanisław J. Lec)

Buongiorno. A 32 anni credevo di aver “capito” la morte… ma purtroppo non è così. Ieri ho saputo della morte di una ragazza che ho conosciuto un paio di mesi fa. In autostrada, con marito e genitori. Il pneumatico di un camion che viaggiava nella direzione opposta si è sganciato e ha colpito l’auto, uccidendo sul colpo la ragazza (incinta di pochi mesi) e ferito la madre… Dopo questo, credo di dover ripartire da zero e cercare di capire bene… una brava ragazza come poche, sposata da poco più di un anno, incinta… qual è in questo caso il disegno di Dio?

Cara Maddalena, credo che in certi casi sia giusto lasciarsi andare al dolore ed alla rabbia. Probabilmente anche Dio ci incoraggia a sfogarci. Se non capisce Lui quello che stiamo provando, chi altri può farlo?

Ma cosa proviamo?

Senso d’impotenza devastante, sofferenza dilaniante, paura soffocante, finale da incubo ed un’intensa sensazione di mancanza.

Mancanza della persona, mancanza di senso” della vita, mancanza di sicurezze per l’avvenire, mancanza di voglia di andare avanti”.

E poi voglia…tanta voglia di sfogare questo fiume di dolore, prendendosela con qualcuno. La morte di un figlio in particolare porta con sé tale e tanto dolore da travolgere i genitori nella reciproca colpevolizzazione fino (a volte) alla rottura.

Sulla morte non abbiamo potere.

Non possiamo eliminarla.

Anzi: più ci pensiamo, più i timori ci aggrediscono.

Forse è per questo che abbiamo inventato ogni sorta di gesti scaramantici.

L’angoscia, il pianto, la tristezza, il senso di abbandono, la disperazione…

No. Non si può vivere con queste cose addosso.

Ma come fare a scrollarcele?

La magia è solo nelle favole dei bambini.

E allora? Continua a leggere Il primo sintomo della morte é la nascita. (Stanisław J. Lec)

Miryam, la mia amica con un mistero dentro più grande di ogni idea

“Prof è qualche giorno che sto male, mentalmente, tantissimo: Male per ciò che le persone che credevo vere si stanno rivelando. Sono crudeli ed accusano me di essere egoista…. io mi sento inutile in questo preciso istante! Pensi poi che son persone che ho ormai da più di 10 anni affianco. Stamattina è stato un caso che ci siamo fermate al suo incontro e mi serviva proprio! E’ capitato a pennello quest’appuntamento sull’autostima… Quindi grazie

Posso mandarle una “canzone/preghiera” che ascolto e che mi dà molta forza? Sono sicura che le piacerà. Non le dico di chi è, almeno non si fa giudizi affrontati, ma è da brivido!”

Dopo cinque minuti Luna, la mia alunna sempre piena di dolcezza per tutti, mi manda quest’altro messaggio:

“Canzone mandata su whatsapp  Io son di parte…ma questo canto è la preghiere più bella che abbia mai sentita alla Vergine”

Sono curiosa e vado a vedere di che si tratta. Riconosco subito il gruppo: i tre ragazzi de “Il volo”.

Dunque una mia alunna, delusa dalle amiche di sempre e con l’autostima sotto le scarpe, mi racconta che per allontanare la debolezza e sentirsi più forte, prega con questo brano musicale.

La curiosità è grande.

Metto Ave Maria Mater Misericordiae come sottofondo mentre lavoro al pc ma, dopo qualche secondo, smetto ogni faccenda.

La musica è davvero bella, le parole sono poesia e il titolo è tutto una promessa. Continua a leggere Miryam, la mia amica con un mistero dentro più grande di ogni idea

Francesco d’Assisi, una notte del luglio del 2016, ha amato il futuro di tutti noi. Pronti a conoscere quella notte?

Ciao Cristina, ho appena letto la preghiera di Pearlman (https://www.facebook.com/intemirifugio/posts/1247794421975674:0 ). Cavoli come mi sono ritrovata! Questa sono io. Solo ieri sono andata in chiesa e ho detto questo. Stamattina guardando il crocifisso in ufficio, ho pensato questo.

Ho il bene dentro di me, ma poi non riesco a metterlo in pratica. Vorrei fare di più , essere diversa, ma non riesco. Mi rendo conto che sto sbagliando e non riesco a fare diversamente. Ho un caratteri chiuso, sono timida e questo non aiuta. Ma perché se il bene è può forte del male, non si riesce a metterlo in pratica?

Perché il rancore, la rabbia, le preoccupazioni prendono il sopravvento? Dentro di me una guerra di sentimenti… Grazie e scusa lo sfogo, ma quando ho letto la preghiera mi sono ritrovata così tanto che non ho potuto fare a meno di scriverti. Grazie mille per ciò che condividi. 

Nella pagina facebook In te mi rifugio (collegata al blog) ricevo tante lettere, insegnamenti ed incoraggiamenti. Oggi una di queste la vorrei condividere con tutti, perchè magari qualcun altro, leggendo, potrà dire come me: Ma allora non ci sono solo io nel club degli incoerenti!”

Giusto per non sentirsi gli unici sul pianeta.

A dirla tutta, è incoraggiante che anche quel gigante spirituale di Paolo di Tarso, abbia scritto a suo tempo, le stesse parole di Elisa, la protagonista della lettera.

Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me”. (Lettera ai Romani 7,18-20).

E se proprio vogliamo esagerare nell’incoraggiarci (esercizio sacro per scacciare la fatica del rimprovero angosciante) possiamo anche guardare san Francesco!

San Paolo e san Francesco insieme saranno capaci di portarci dall’altra sponda del “biasimo”, no?!

Hai visto Elisa che data è oggi? E’ il primo agosto.

Pronta a ricevere il perdono d’Assisi?

Pronta a sentirti felice perché, più che peccatrice, sei figlia di Dio?

Pronta a liberare l’anima e a rimuovere la paura?

Stai per leggere la storia di un desiderio. Un grandissimo desiderio. Tutto parte da un sogno che aveva san Francesco: farci sentire tutti ospiti d’onore del Paradiso. Continua a leggere Francesco d’Assisi, una notte del luglio del 2016, ha amato il futuro di tutti noi. Pronti a conoscere quella notte?

Una figlia muore all’improvviso…

Su questa terra mancano le parole adatte per descrivere quel che accade nell’anima del genitore che rimane.

Qualche mamma prova a descrivercelo.

«Ero come in trance, non parlavo, non sentivo, non pensavo. Il buio totale»

«Sono stata risucchiata dal dolore, un baratro. La mia vita non era più niente, come se fossi caduta in un pozzo e ogni giorno che passava vi sprofondavo sempre più. Vivevo questa realtà nella sofferenza più totale, non avevo né interessi nè stimoli. Non volevo lasciarlo andare via»

Pensavo a tutto questo buio angosciante e mi chiedevo dove avesse trovato la forza di scrivermi certe parole, una mamma a cui è morta improvvisamente la figlia pochi mesi fa. Era venuta alla presentazione del libro In te mi rifugio e la sera mi aveva mandato questo messaggio:

“Brava Cristina! Una bella occasione per credere nelle buone notizie e nelle persone! Mi porto, via oltre al tuo entusiasmo, la bellezza che in ognuno di noi c’è (una Luce che dobbiamo tirar fuori) e la conferma che non ci si salva da soli. Lo sperimento spesso. Continuiamo a credere nel Bene! Ho preso diverse copie che regalerò a famiglie con adolescenti. Buonanotte”

Quelle poche righe raccontavano un cuore di madre che, pur essendo ancora sotto sforzo per il dolore più grande del mondo, riusciva a pulsare ossigeno anche nelle arterie altrui.

Come si può riuscire ad essere così buoni e forti?

Le rispondo in punta di piedi, con il timore di scrivere frasi scontate, ma voglio ringraziarla per quell’overdose di coraggio che mi ha regalato.

Lei mi risponde e mi commuove ancora di più.

“Ho avuto la Grazia di scorgere un
compito Grande per Sara, di vedere che Nulla si sarebbe perso, di percepire che lei ora sta bene… Non penso che tutto questo possa essere un auto-convincimento, ma piuttosto dono di un Dio che molte volte mi aveva già fatto sentire l’abbraccio, la protezione e il conforto. Ammetto però che se non coltivo la mia fede, ho dei periodi giù, bassi e bloccati. Ecco perché sono convinta che non ci si salva da soli… cioè il bene che fanno gli amici, le persone care, tutti quelli che pregano per te, che magari ti mandano un messaggino o una bella immagine al mattino. Quando invochiamo lo Spirito Santo, gli chiediamo di operare, di prendere il comando della nostra vita. Bello quando hai detto il motivo del tuo sorriso Mattutino: in macchina parlare a Dio dei tuoi alunni. Grazie ancora. Complimenti anche per il tuo nuovo lavoro su Assisi! Un abbraccio e continua a far passare l’ Amore!!!!!!

Rileggo la prima riga e mi lascio rasserenare dalle tre verità sulla vita, che questa mamma ha sintetizzato così bene. Continua a leggere Una figlia muore all’improvviso…

“Odio e amo”

“Eh si prof, sono proprio io a scriverle. Dietro al volto di un’alunna sempre serena e con il sorriso sulle labbra c’è qualcosa che non va.

Premetto che sono settimane che cerco di finire questa lettera perché non so mai come spiegarle tutto e so perfettamente che mi risponderà tra un po’ di tempo (viste le moltissime cose che ha da fare ultimamente).

Sono molte sere che una domanda mi frulla in testa: “Si può arrivare ad odiare uno zio?” 

L’ho sempre visto come un adulto rimasto bambino. Mi viziava, giocava con me, passavamo ore intere a fare la lotta con i cuscini sul divano o sere intere ad affogare in patatine e pop-corn, guardando le partite di basket. Ero la sua prima nipote e mi ha sempre un po’ trattato come sua figlia. In poche parole, ero la sua preferita.

Per quattro anni è stato sposato con una donna a cui io volevo molto bene. Mi faceva sempre le treccine e ogni tanto mi veniva a prendere a scuola. Un giorno ero a casa loro e, mentre giocavo con le mie barbie, li ho sentiti litigare. Da quel giorno non ho più visto mia zia.

Intanto ecco arrivare il mio ottavo (non si dimentichi questo particolare; ottavo) compleanno. Mio zio aveva conosciuto un’altra donna; un po’ più seria e tutta d’un pezzo, ma simpatica anche questa, via. Dopo circa un annetto si sono lasciati. Devo ammetterlo prof: ero anche un po’ felice per questo. E sa perché? Perché non sapeva fare bene le treccine! In quei giorni pensavo: “Boh, forse è mio zio quello sbagliato, forse è lui che le fa “scappare” tutte”.

Verso la metà del 2009 zio è partito per qualche mese. Mi mancava molto fare i compiti con lui. Al suo ritorno corro ad abbracciarlo, sono entusiasta del regalino ma…non entra in casa da solo. E’ accompagnato da una donna alta, più giovane di lui, con i capelli color carota, gli occhiali ed una parlata un po’ strana. I miei genitori già sapevano e mi dicono: “Sorpresa! Non sei contenta?”. Beh, si dai, potevo essere contenta, ma la squadrai dalla punta dei piedi fino all’ultimo capello. Lei era di una città vicino Milano. E questo cosa voleva dire? Mica pensava di portarsi mio zio con lei?

No, non se lo portò via. Andarono a vivere in una casa in campagna, qui vicino. L’anno dopo arrivò una notizia: la compagna aveva ricevuto un contratto a tempo indeterminato, a Milano.

A MILANO? NELLA MIA TESTA FRULLAVANO MILLE PAROLACCE E TANTISSIMA RABBIA.

Dopo quella notizia salutai mio zio con un semplice abbraccio. Lui, nel giro di un mese, si trasferì lassù. Da quel momento cambiò TUTTO! Non esistevano più le lotte con i cuscini, le ingozzate di patatine davanti alla partita di basket, i compiti fatti insieme… Era svanito tutto in un minuto.

Mia “zia” rimase incinta (sì, metto tra virgolette la parola zia perché sono obbligata a chiamarla così dai miei genitori, per questioni di rispetto). Per due estati di seguito andai a trovarli. Ah, che sia chiaro! Io ci sono andata solo per il mio piccolo cuginetto. In quelle due estati litigai di continuo con mio zio. Non era cattiveria; stavo soltanto creandomi una piccola corazza, perché sapevo che se fossimo tornati in buoni rapporti, lui sarebbe rimasto comunque là ed io sarei tornata senza di lui. Lo so, ragionamento stupido, vero?!

Estate 2012: “Il capo di Maria le offre un posto di lavoro in Germania. E’ un’occasione che non si può far scappare”. “MA SERIAMENTE?! ZIO, MA DA QUANDO SEI COSI’ DIPENDENTE DA UNA PERSONA? DA QUAND’E’ CHE NON PENSI PIU’ ANCHE A TE STESSO? COSA TI STA PRENDENDO?”

Non so quante volte al secondo mi sono ripetuta questa frase, incredula di quello che stavo sentendo. Si instaurò un odio profondo, verso mia “zia” (che cmq c’era sempre stato) e verso mio zio (non lo riconoscevo più, non ci stavo capendo più nulla). Cosi quella, si portò ancora più lontano sia mio zio che mio cugino.

Estate 2013: matrimonio di “quei due”. Dopo il matrimonio arrivò la “piccola” novità: una nuova gravidanza. OTTIMO, pensai. Nacque mia cugina. Bellissima; un vero spettacolo.

Dall’estate 2014, i miei “zii” tornano sempre in Italia per passare le vacanze. Io cerco di stare il più possibile con i miei cugini e di litigare il più possibile con mio zio. Si esatto: LITIGARE. Perché so benissimo che è impossibile restaurare di nuovo il rapporto che avevo con lui, dopo che “quella lì” me l’ha portato via.

Prima di finire la lettera prof, ricorda il particolare dell’“ottavo compleanno”? Bene, quello è stato l’ultimo compleanno che ho festeggiato con mio Zio.

Spero di non essermi dilungata troppo, buona giornata prof e la ringrazio già da adesso perché, anche solo scrivere quello che ho dentro, mi è servito molto.

Un grandissimo abbraccio, la sua carissima alunna Manuela

Carissima Manuela, che lettera interessante hai scritto! E’ strapiena di amore per tuo zio! Parli anche di odio…sì…forse…

L’amore forte è sempre un po’ borderline e può sconfinare anche nell’odioIn uno studio fatto nel laboratorio di Neurobiologia dell`UCL (University College London) è emerso che, dal punto di vista biologico, sono l’amore e l’odio a spingere a compiere atti irrazionali, crudeli o eroici. Sembra impossibile ma sono proprio questi due sentimenti opposti a generare comportamenti simili. Continua a leggere “Odio e amo”

“L’occasione che la madre dà al suo bambino, è ogni volta un miracolo” (Alda Merini)

Sto leggendo il libro “In te mi rifugio”. Me lo sto proprio gustando, ma una cosa non riesco a mandarmela giù: la lettera sull’aborto. Io sono fermamente convinta che l’aborto debba essere un diritto. Ora mi spiego.

Sa benissimo quanto anche io sia credente (e non solo perchè lo dice il Papa). Credo che una vita mancata, sia più mancata per la madre (e per il padre, volendo) che per il figlio stesso che non ha avuto la possibilità di venire al mondo.

Però le donne devono essere libere; libere di vivere il proprio corpo senza dover rendere conto a nessuno. L’aborto lo vedo come un momento così intimo e profondo, in cui la donna deve poter parlare a qualcuno della sua paura. Perché credo che la decisione di abortire, sia frutto di una paura. La paura di rimanere per sempre da soli, con questo nuovo fardello a complicare le cose. Ma se non ci fosse la possibilità di dirlo a qualcuno, se fosse vietato, allora sì che si rimarrebbe veramente da soli.

Se magari si tenesse il bambino senza volerlo, ci sarebbero due vite obbligate e rovinate. E se invece si decidesse di passare per altre vie, ci si ritroverebbe con un po’ di candeggina tra le gambe e morte per intossicazione.

Come può non essere un diritto l’aborto?

Come può essere detto a qualcuno “No, tu non puoi abortire perché se lo fai sei una persona orribile, fuori da ogni legge e giustizia nel mondo; sei stata una sgualdrina e ora tieniti il frutto del tuo comportamento immorale”. Perché, diciamoci la verità, è questo quello che riuscirebbe a partorire il nostro mondo ancora più che maschilista.

Per quanto riguarda la storia della ragazza, che è stata indotta dai genitori, beh questo lo trovo inconcepibile. Io avrei lottato
fino all’ultimo per far andare le cose in modo diverso. 
Esistono
troppi aiuti, ad oggi, per cadere in queste stupide trappole.

Sono pensieri che mi passano in testa mentre leggo e so che le fa piacere avere anche i feedback…”

 

Cara Veronica, il destino ha voluto che in questo mese, tre ragazze mi abbiano confidato che stanno per abortire. Non vorrebbero, ma… Continua a leggere “L’occasione che la madre dà al suo bambino, è ogni volta un miracolo” (Alda Merini)

Quando la vita ci cambia le carte in tavola, la fede diventa resiliente

“Salve mi chiamo Claudia e ci tenevo a ringraziarla. Ho trovato per caso il suo blog poco fa su internet e mi ha molto colpito…

vicimismo_cronicoDa tre mesi sono bloccata da una malattia di cui non si capiscono le cause. Nonostante i ricoveri e le cure, ogni mese ho una ricaduta e, per questo motivo, ho dovuto lasciare la città in cui stava iniziando la mia carriera. Tutti i progetti sono caduti.

Mi salva andare ogni giorno in chiesa a pregare e ad abbandonarmi, chiedendo di imparare a offrire e di capire cosa vuole il Signore da me. Le parole del suo blog mi tengono compagnia. Grazie ancora di cuore, la seguo e spero di poterla conoscere di persona un giorno!”  

 

RESILIENZA re·si·lièn·za/ sostantivo femminile

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  1. Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
  2. In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

 

17674204-una-lente-di-ingrandimento-trova-la-parola-pu-tra-molti-casi-di-impossibile-simbolo-di-un-atteggiameCarissima Claudia, avrai sicuramente già sentita questa magica parolina che ci è stata regalata in questi ultimi decenni. Perché l’uomo va avanti e le parole nuove ci vengono incontro, dando alla vita concreta nuove sfumature e prospettive.

Dunque: a quanto pare l’essere umano ha la capacità di auto-ripararsi dopo un danno. Ha, cioè, la misteriosa forza di resistere, di riorganizzarsi, di riemergere più forte di prima dopo una difficoltà, di rinascere con più positività in corpo e di ritornare ad essere il capitano della propria anima.

resilienza2In effetti se la specie umana è arrivata fin qui, lo si deve ad una serie infinita di atti strabordanti resilienza.

Disastri naturali carestie, guerre, malattie… tutto abbiamo superato.

fiore-in-parcheggio-e1384292108512Siamo così ben “programmati” a resistere alle sventure, superarle e convivere quotidianamente con lo stress, che si potrebbe dire che la regola del mondo sia questa: combattere e rialzarsi più forti di prima”.

Non è la fragilità che comanda il mondo, ma la nostra resilienza.

E’ così inevitabile incontrare le sconfitte e le delusioni che, se non fossimo più forti dei conflitti quotidiani o degli sconvolgimenti esistenziali, non saremmo mai arrivati fin qui. Continua a leggere Quando la vita ci cambia le carte in tavola, la fede diventa resiliente

Tutti i cuori irrequieti del mondo, cercano la strada di casa


6“Oggi nella pagina facebook “In te mi rifugio” state parlando di ferite. Io sono anni che cerco di guarire le mie ferite. Ho cominciato da sola, prendendone consapevolezza, poi ho capito che avevo bisogno di un MEDICO speciale. Ho pregato e prego ancora. A volte riesco a dimenticare, ma è sicuro che non sono ancora guarita dalle mie ferite. Ogni tanto e in modo impresto e subdolo, affiorano i dolori sopiti. Oggi è un giorno di quelli, mi sento sola, non mi fido di nessuno, non amo la vita e non amo neanche tutto quello che mi ha dato. E’ un peccato gravissimo quello che ho appena descritto, ma oggi è così. Ho fede, ma credo non basti in questi momenti. So che forse domani sarà migliore e diverso, ma per oggi è così. Grazie per aver raccolto il mio sfogo, non mi resta che lasciare una traccia scritta di tutti i miei tormenti. Emanuela”

Carissima Emanuela, non so se ti è mai capitato di vedere le prime sequenze del famoso film Patch Adams. patch-adams-4Tutto è molto triste e grigio. Il cielo, l’asfalto, gli occhi del protagonista e la musica di sottofondo. Sembra che la depressione di Patch ti entri nelle ossa.

Il film inizia con lui che sta accettando malinconicamente una sua scelta obbligata: ricoverarsi in un ospedale psichiatrico, per non morire di suicidio. E’ deciso ad entrare dentro quella sua angoscia quotidiana e vincerla. Non ne può più.

pensareIn questa scena tristissima, pensa una frase.

Una meraviglia di riflessione.

Un guizzo di lucida verità che buca lo schermo confuso della sua (nostra) tristezza.

 

 

Country-house-with-flowers-wide-iPer tutti la vita è come un ritorno a casa: commessi viaggiatori, segretari, minatori, agricoltori, mangiatori di spade, per tutti… tutti i cuori irrequieti del mondo cercano tutti la strada di casa. È difficile descrivere cosa provassi allora… immaginatevi di camminare in un turbine di neve senza neppure accorgervi di camminare in tondo: la pesantezza delle gambe nei cumuli, le vostre grida che scompaiono nel vento con la sensazione di essere piccoli… e immensamente lontani da casa. Casa, il dizionario la definisce sia come un luogo di origine sia come uno scopo o una destinazione… e la bufera, la bufera era tutta nella mia mente…

StressQuando abbiamo la bufera nella mente, ci sentiamo enormemente lontani da casa e ci scagliamo addosso tutti i cilici di questo mondo.

Schiacciati dall’amarezza, doloranti e deboli, ci sentiamo falliti, soli ed incapaci di reagire come dovremmo.

E come se non fosse già sufficiente tutta questa mole di sofferenza, vi aggiungiamo anche un altro enorme dolore: sentirci abbandonati da Dio perché traditori della vita.

Lo sguardo severo che abbiamo su di noi lo proiettiamo anche su Dio, aggiungendo dolore a dolore. Continua a leggere Tutti i cuori irrequieti del mondo, cercano la strada di casa