Francesco d’Assisi, una notte del luglio del 2016, ha amato il futuro di tutti noi. Pronti a conoscere quella notte?

Ciao Cristina, ho appena letto la preghiera di Pearlman (https://www.facebook.com/intemirifugio/posts/1247794421975674:0 ). Cavoli come mi sono ritrovata! Questa sono io. Solo ieri sono andata in chiesa e ho detto questo. Stamattina guardando il crocifisso in ufficio, ho pensato questo.

Ho il bene dentro di me, ma poi non riesco a metterlo in pratica. Vorrei fare di più , essere diversa, ma non riesco. Mi rendo conto che sto sbagliando e non riesco a fare diversamente. Ho un caratteri chiuso, sono timida e questo non aiuta. Ma perché se il bene è può forte del male, non si riesce a metterlo in pratica?

Perché il rancore, la rabbia, le preoccupazioni prendono il sopravvento? Dentro di me una guerra di sentimenti… Grazie e scusa lo sfogo, ma quando ho letto la preghiera mi sono ritrovata così tanto che non ho potuto fare a meno di scriverti. Grazie mille per ciò che condividi. 

Nella pagina facebook In te mi rifugio (collegata al blog) ricevo tante lettere, insegnamenti ed incoraggiamenti. Oggi una di queste la vorrei condividere con tutti, perchè magari qualcun altro, leggendo, potrà dire come me: Ma allora non ci sono solo io nel club degli incoerenti!”

Giusto per non sentirsi gli unici sul pianeta.

A dirla tutta, è incoraggiante che anche quel gigante spirituale di Paolo di Tarso, abbia scritto a suo tempo, le stesse parole di Elisa, la protagonista della lettera.

Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me”. (Lettera ai Romani 7,18-20).

E se proprio vogliamo esagerare nell’incoraggiarci (esercizio sacro per scacciare la fatica del rimprovero angosciante) possiamo anche guardare san Francesco!

San Paolo e san Francesco insieme saranno capaci di portarci dall’altra sponda del “biasimo”, no?!

Hai visto Elisa che data è oggi? E’ il primo agosto.

Pronta a ricevere il perdono d’Assisi?

Pronta a sentirti felice perché, più che peccatrice, sei figlia di Dio?

Pronta a liberare l’anima e a rimuovere la paura?

Stai per leggere la storia di un desiderio. Un grandissimo desiderio. Tutto parte da un sogno che aveva san Francesco: farci sentire tutti ospiti d’onore del Paradiso. Continua a leggere Francesco d’Assisi, una notte del luglio del 2016, ha amato il futuro di tutti noi. Pronti a conoscere quella notte?

Ok Gesù!

La messa è finita. Andate in pace”

Nei primi banchi c’è un ragazzo con la sindrome di down che si alza ed invece di uscire come tutti, va verso l’altare. Io sono seduta lateralmente all’altare; lui non mi vede ma io sì.

Lo vedo muovere appena percettibilmente le labbra mentre fissa, sorridendo, il crocifisso e gli bisbiglia qualcosa con fare confidenziale.

Gli sta dicendo parole che sanno di segreto. Di intimo. Ma anche di divertente. Quel ragazzo ha un modo di fare molto complice con quel crocifisso.

Alla fine gli fa un grande sorriso, alza il pollice destro in alto, fa l’occhietto a Gesù e gli dice: Ok, eh! OK!”

Quell’occhietto sigilla un patto.

Io non so di che si tratta ma il sorriso soddisfatto del ragazzo all’uscita dalla chiesa, è tutto un programma di certezza e tranquillità.

Bellissimo!

Tutti gli studi di teologia del pianeta e tutti i ritiri spirituali del mondo sono racchiusi in quel pollice alzato, in quel sorriso ed in quell’“Ok! Ci siamo capiti! Conto su di te! Mi raccomando!”

Quel ragazzo mi ha portato nel mondo incantato della genuinità.

Come Forrest Gump mi ha lasciato addosso una nostalgia pazzesca per la purezza.

Come Tommaso d’Aquino mi ha ricordato che Dio è infinitamente semplice.

Come Alda Merini mi ha cantato la bellezza dell’esser nudi.

“La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.

E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.

Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,

di finire alla mercé di chi ci sta di fronte.

Non ci esponiamo mai.

Perché ci manca la forza di essere uomini,

quella che ci fa accettare i nostri limiti,

che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.

Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.

…Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.” Continua a leggere Ok Gesù!

Tutti (insieme) intelligenti!

“Di male in peggio prof… Mi ero messa un po’ il cuore in pace da quando sono ritornata dall’orfanotrofio… Poi però arriva l’incredibile!!! Nonna mi ha dato una scatola con delle foto. Le ho guardato tutte. Ad un certo punto sono arrivata al fondo della scatola ed ho trovato un quadernino piccolo. Ho letto il mio nome sopra e subito sono stata assalita dalla curiosità. La scrittura era quasi indecifrabile. All’inizio non capivo niente, poi ho notato che ogni dieci righe c’era una data. Allora ho iniziato a comprendere… Pian piano ho scoperto che la scrittura era della mia educatrice all’orfanotrofio. Praticamente lei scriveva com’ero là, quasi tutti i giorni…in ogni giorno leggevo la frase ‘molto agitata’ oppure ‘molto aggressiva’. Come se non bastasse, c’erano scritte persino le risse che facevo. Mi sono messa a contare le volte che ho fatto a botte. Ho picchiato 326 ragazzi e 120 ragazze. Praticamente 446 persone; tre quarti del orfanotrofio… Poi ho trovato molti certificati medici. In molti di loro ho letto che avevo un medio ritardo mentale, dimenticavo le cose e non riuscivo a ricordami nulla della settimana precedente. C’era scritto che avevo dei danni al sistema nervoso e che mi riempivano di medicine. Ma de brutto! Poi qualche dottoressa ha scritto che io avevo sti ‘problemi mentali’ per il fatto che mia madre non miaveva allattato. Non so se è vero o meno, ma anche nonna lo dice spesso… Ma poi mi pare strano il fatto che ora ricordo ogni minima cosa, ogni minima parola delle persone, anche di quelle estranee. In molti mi dicono che con me non si può parlare perchè ricordo tutto. Peccato che non do lo stesso peso alla scuola, nel senso alle lezioni… Ma vabbè, mi ci sto impegnando????????

 

Carissima Kalina, non so cosa io abbia fatto di tanto buono nella vita per meritarmi di averti come alunna. Feeling a prima vista! Abbiamo iniziato a scherzare fin dalla prima lezione. Mi intrigava il tuo sguardo sveglio ed il tuo sorriso ironico e scrutatore.

In pochissimo tempo ci hai conquistati tutti, con il tuo modo di fare “vero”. James Cardinal Gibbons diceva: Come tutte le merci di valore, la verità è spesso contraffatta. Ecco: tu non la deformi mai. Non simuli. Non sei finta. Non ti vendi “contraffatta”. Sei vera. Sei Kalina. E non sei neanche ingenua. Continua a leggere Tutti (insieme) intelligenti!

Nelle montagne russe della vita chiudo gli occhi, mi godo il viaggio e mi rifugio in Te

Ciao Cristina, sono venuta a conoscenza del tuo blog in maniera casuale, attraverso una ricerca sul tema dell’innamoramento: ho letto così una tua risposta ad una ragazza che vive una storia simile alla mia e le tue parole mi hanno molto aiutato in un momento buio.

Da quel momento ho iniziato a leggere con grande interesse le altre risposte, perché oltre ad essere molto intelligenti, sono illuminate dalla parola di nostro Signore, che mi pare di capire utilizzi come una bussola per il tuo quotidiano. Da qui, pur non conoscendoti, è nata la mia simpatia per te e il desiderio di raccontarti la mia storia. Dopo aver incontrato l’uomo che credevo avevo aspettato tutta la vita (visto che non ero una teen-ager, ma avevo trentadue anni), mi sono sposata e abbiamo avuto subito il nostro meraviglioso bimbo. Nonostante lavorassimo tutte e due, non avevamo da parte tanti soldi e siccome volevamo una casa, l’abbiamo acquistata locata, perché aveva un prezzo vantaggioso. Era prevista una locazione di tre anni e durante quel periodo abbiamo deciso di abitare con mia mamma, che vive sola ed ha una casa grande, in modo da mettere da parte un po’ di soldi e farci aiutare all’inizio del nostro menage, anche con il bimbo appena nato. L’aiuto era prezioso, anche perché non ebbi un buon post partum, dovuto a problemi di salute incontrati nel parto. La nostra casa si è resa libera due anni dopo, ma tra ristrutturazioni ed esitazioni (più mie che di mio marito, dovute anche ad una situazione di sostegno materiale e morale che avevo nella casa di mia mamma) eravamo pronti ad andarci tre anni dopo, ossia dopo cinque anni dal matrimonio. Il nostro matrimonio è stato sempre un po’ turbolento, nel senso che c’erano liti dovute alle tensioni e alle fatiche che dipendevano dai sacrifici che stavamo affrontando, dall’impegno di un bimbo piccolo e dalla mancanza di comunicazione fra me e mio marito (io cercavo il dialogo, ma mi sentivo di fronte un muro). Proprio quando è arrivato il momento di trasferirci nella nostra tanto agognata casa, mio marito mi ha detto che voleva la separazione, perché non aveva più un sentimento per me. Se n’è andato a vivere in una casa (che gli aveva messo a disposizione sua madre) che ha arredato con tanta cura (non lo aveva fatto nella nostra), lasciandomi con il mutuo da pagare e con i debiti contratti fino ad allora. Ho saputo poco tempo dopo che aveva una storia con la sua collega d’ufficio, con cui è andato quasi subito a convivere. Da allora sono trascorsi quattro anni e mezzo, convive ancora ed io abito con mio figlio nella nostra casa, pago il mutuo e lui mi passa una quota concordata per il bimbo. Ci siamo separati consensualmente, sto mantenendo con lui buoni rapporti per quanto sia difficile, perché la delusione è tanta, ma lo faccio per mio figlio.

Non ho rancore verso di lui e quando le difficoltà tentano di sopraffarmi, tengo lo sguardo fisso su Gesù, come Pietro quando cammina sulle acque e che rischia di affondare quando si concentra sulla paura e non sulla potenza di Dio. Mi sono chiesta miliardi di volte il perché del fallimento di questo progetto di vita insieme (mi sono anche sentita responsabile per aver proposto a mio marito di vivere con mia mamma nell’attesa di avere la casa nostra). Mi sono chiesta perché poi io stata colpita proprio nell’ambito familiare una seconda volta, dopo la scomparsa prematura di mio padre (avevo tre anni). Leggendo la Bibbia, che ho scoperto solo cinque anni fa (anche se sono cresciuta in una famiglia di tradizione cattolica) e che ho iniziato a leggere proprio dopo la separazione, ho trovato una frase di Dio, secondo cui le sue vie non sono le nostre vie. Non sembra apparentemente una risposta, eppure mi sembra ugualmente una risposta esaustiva. Leggendo le risposte che dai nel tuo blog, ho letto un’altra frase della bibbia, pronunciata da Pietro, che tu riporti e che mi risuona da qualche giorno: “Dove andare lontano da te Signore! Solo tu hai parole di vita eterna”. E così, nonostante le mie paure, soprattutto nel crescere il mio bimbo, ho chiaro di voler rimanere aggrappata a Cristo, che mi sosterrà in questo percorso. Ho voluto condividere con te i miei pensieri, perché anche se non ti conosco, penso che tu sia una persona straordinaria, che aiuti le persone che hanno bisogno di consigli, incoraggiamento, confronto. Spero di poter ricevere qualche tua parola anch’io.

Anna 

Carissima Anna, siamo tutti straordinari. Tutti.

Non sto scherzando e non sto neanche tentando di ingraziarmi le simpatie di coloro che leggeranno.

È che la realtà è proprio così: siamo tutti eccezionali e “grandi. È vero: passiamo momenti in cui viviamo sfiniti e ci sentiamo falliti ed altri in cui ci alziamo e ricominciamo. Ma è in questo sali-scendi della vita che ci capita di aiutare gli altri facendo / dicendo / scrivendo” cose belle e giuste. Continua a leggere Nelle montagne russe della vita chiudo gli occhi, mi godo il viaggio e mi rifugio in Te

Si nasce figli e si rinasce figli di Dio

C’è silenzio.

Talmente silenzio che si sentono anche i respiri delle persone.

Quelle pietre antiche mettono in ginocchio ogni cuore.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Per entrarci ognuno ha dovuto fare la fila. Ci siamo preparati lentamente, avanzando sotto una cupola strapiena di bellezza e di arte. L’occhio non sa dove posarsi perché tutto è bello.

Sono a Loreto ed intorno alla Sacra Casa il rivestimento cinquecentesco che la protegge è un capolavoro tutto italiano. Lì, i migliori artisti dell’epoca hanno lasciato un segno della loro bravura: Sansovino, Tribolo, Bandinelli, Antonio da Sangallo il Giovane, Aurelio, Girolamo e Ludovico Lombardo, i fratelli della Porta, Raffaele da Montelupo ed il grande ispiratore di questo capolavoro, Donato Bramante.

Eppure, accanto a queste solenni colonne corinzie, festoni, Profeti e Sibille, c’è un’opera marmorea che è molto più affascinante ed è stata modellata da un numero incalcolabile di ginocchia umane: sono i gradini del rivestimento marmoreo. Sono scalini sorprendentemente incurvati dalle ginocchia dei pellegrini.

Fin dall’inizio è stato così.

Gli artisti hanno protetto la Santa Casa rivestendola con la loro arte marmorea, il resto dell’umanità l’ha custodita cingendola con la sua fede “stampata” sui gradini. Una fede penitente che si inginocchia senza vergogna.

Nel 1559 Riera (il famoso storico del santuario lauretano) raccontò di aver visto un gruppo di pellegrini croati «girare intorno alla Santa Casa con le ginocchia» e ripetere tra le lacrime: «Ritorna, ritorna a Fiume, o Maria!».

Questo gesto impressionò tantissimo anche Johann Gaspar Goethe (il padre del celeberrimo Wolfang) che parlò di donne, vecchi e giovani che facevano il giro in ginocchio, recitando il rosario o altre preghiere.

Anche oggi ho visto pellegrini procedere lentamente e faticosamente sulle ginocchia, chini e raccolti in profonda preghiera.

Mio Dio, mi affido a te sembrano dire con quel gesto penitente.

Mi metto in ginocchio e lascio alle mie spalle ogni forma di difesa.”

“A te affido l’anima mia e quel che sto passando nella mia vita.” Continua a leggere Si nasce figli e si rinasce figli di Dio

Tu non mi basti mai

“Buona sera Prof, come sta? Le chiedo scusa se la disturbo, ma sa… mi trovo in un periodo molto critico. In questo momento vorrei piangere, urlare, spaccare tutto. Vorrei andare lontano da tutto e da tutti.

Come si può tornare da una persona facendocela credere e poi lasciarla lì, senza neanche una risposta? … Sono arrivata ad un limite in cui non ho più forze. Non credo più a niente. Dall’ultima volta che ci siamo lasciati sono passati quasi sei mesi. Io ci ho messo tutta me stessa per cercare di provare ad andare avanti, piano piano, a piccolissimi passi… e ci stavo anche riuscendo. Ora mi ritrovo al punto di partenza. Di nuovo. Mi sento solo tanto usata. Non sono un post-it che la gente può attaccarsi e staccarsi quando vuole. Sto davvero male. Posso capire che ‘sono le solite storie adolescenziali’, però io ci speravo con tutta me stessa. Ed ora mi ritrovo ad un niente. È davvero brutto prof difendersi dalla persona a cui, prima, avevi dato tutta te stessa.

All’inizio era una persona fantastica, innamoratissimo, mostrava di tenerci, dopo vari mesi è cambiato tutto…Io mi sono sentita sbagliata… Si può essere così stupidi da sapere come stanno le cose, ma continuare comunque a sperare e ad immaginarle diverse? Non so se sia un pregio o meno, ma spero che, prima o poi, anche io possa avere la felicità.

L’amore è per i coraggiosi prof…e, nonostante tutto, VIVA L’AMORE! ????

 

 

E come posso sapere chi è la mia Altra Parte?”

“Correndo dei rischi, ma non cessando mai di cercare l’Amore.”

(Paulo Coelho da Brida)

Carissima Eleonora, mi hai proprio raccontato una bella storia di “rischiIl rischio di amare in età adolescenziale.

Ma poi continua questo rischio eh! Non ti preoccupare!

Cambia la modalità di amare (qualche volta); si passa dall’innamoramento all’amore (qualche volta); l’intensità e l’idealizzazione del partner non ha più lo stesso impatto dirompente della tua età (qualche volta) … ma il rischio rimane.

Il rischio di amare.

 

Se vuoi vivere una vita tranquilla (ma monotona), senza scossoni (ma priva di adrenalina) e senza sofferenze (ma spoglia anche di passione) non devi amare.

Non devi far l’amore.

Se invece ti apri all’amore, cominci un’avventura alla velocità dell’entusiasmo. Continua a leggere Tu non mi basti mai

La vita si espande o si accorcia in proporzione al proprio coraggio: buon viaggio Andrey!

“Buonasera professoressa, scusi l’orario so che è notte fonda e mi prenderà per un folle a star sveglio a quest’ora, eppure è così. La stavo pensando professoressa. Il 14 luglio farò il mio primo viaggio in 17 anni di vita! (????) E come se non bastasse, lo farò da solooo (peggio mi sento). Vado in Bielorussia prof, alle mie origini. Torno in patria a trovare la nonna che mi ha cresciuto, dopo sette lunghi anni… Dovrò andare a Roma da solo, poi andare a Fiumicino a prendere l’aereo!!! Io che non ho mai visto un aereo da vicino!!! Mai stato in aeroporto ????. Ho finito il lavoro alle 1.20, sono tornato a casa e mi sono fatto una doccia veloce. Alle 1.55 stavo già nel letto. Ma non riesco a prendere sonno, mi rigiro nel letto da un’ora!!

Questo viaggio mi spaventa tantissimo professoressa! Da una parte non vedo l’ora, perché voglio andare a visitare tutti i luoghi dove sono cresciuto. Anche se non sono stati i migliori, voglio vederli lo stesso. Ma, contemporaneamente, la cosa mi terrorizza. Non so come la prenderò, non so cosa mi accadrà. L’unica cosa che so è che ci devo andare. Penso che ritornarci, mi cambierà tantissimo (e la cosa mi spaventa da morire). Dovrò stare là per quattro settimane! Io che, l’unica volta che ho dormito fuori casa, è stato quest’anno, quando sono stato in gita. Il viaggio mi spaventa tanto, anche per il fatto che sarò da solo. Sarò solo io e me stesso. Dovrò affrontare tutti, da solo. Non ci sarà nessuno con me, a dirmi “dai calmati entriamo, è passato”. Fortuna il Signore è ovunque!! E nulla prof, avevo bisogno di scrivere a qualcuno queste cose e lei mi sembrava la persona più giusta. Non tutti sanno quanto fragile io sia. Buonanotte
P.S. non mi prenda per matto eh!! In fondo lo siamo tutti
 

“Papà… Può un uomo essere coraggioso se è spaventato?” “Questo è il solo momento in cui un uomo può essere veramente coraggioso” (da A Game of Thrones, George R.R. Martin; 1996).

Caro Andrey, è bellissima la tua paura! E’ luminosa esattamente come la pazzia che ci porta a fare imprese straordinarie. E non è straordinario avere il coraggio di tornare nel “passato” per guardare in faccia antichi dolori? Vedere se poi è davvero così facile che ci schiaccino ancora? O vedere se, a distanza di anni, la nostra forza interiore ci ha resi predatori incalliti di vita?

Perché tu sei così, Andrey: un cacciatore, un guerriero, un combattente pieno di passione per la vita e la giustizia.

La stragrande maggioranza dei problemi che hai avuto all’inizio, nella nostra scuola, derivavano dalla tua fame di giustizia. Ogni piccolo sintomo di parzialità ti faceva andar via di testa. E, conoscendo la tua difficilissima (quasi romanzesca) storia personale, non occorreva essere geni per comprenderne i motivi.

In pochi mesi sei riuscito a farti amare da tutti. Effettivamente devo ammettere che hai qualcosa di speciale in te. Non te ne accorgi. Non ne sei consapevole. Ma ispiri cose belle.

Così quando la notte scorsa ho letto il tuo messaggio, ho subito iniziato a fare il tifo per te.

Soren Kierkegaard (un filosofo danese – 1813-1855-) diceva che :“Osare è perdere solo momentaneamente la propria strada, non osare è perdere se stessi”

Osa Andrey! Parti! Torna nei tuoi luoghi d’origine e non ti perderai. Non smarrirai nessun pezzo del puzzle della tua vita. Hai abbastanza coraggio per affrontare tutto. Continua a leggere La vita si espande o si accorcia in proporzione al proprio coraggio: buon viaggio Andrey!

Sentirsi amati, a prescindere… (la vittoria dei non amati)

Cara Maria Cristina, stamattina mi sono svegliata con una decisione. Beh, forse DECISIONE è un termine un po’ troppo “deciso”. Però con un AUSPICIO, lo posso dire.

Non voglio più parlare ed affrontare il tema dei miei genitori. L’ho fatto tante volte tra me e me… Spesso anche con persone che, come te, pazientemente, mi hanno ascoltata. Ed alla fine ho dedotto che non è questo che mi aiuta.

Probabilmente mi avrebbe aiutata, se avesse spedito questa dolorosa esperienza di non-amore, nel passato. Ma non è così.

E’ ancora tutto tanto presente.

Presente.

Come all’appello a scuola.

Presente, per ricordarmi che, esattamente come nel passato, le “cose” che loro possiedono, valgono tanto.

Più di tutto.

Più di tutti.

Ma è inutile che io parli di questo. Dopo, sto sempre male.

Perché è dopo, che si fa avanti la ferita interiore che mi divora ogni serenità: il sentire che è giusto che io non sia amata.

Il sentirsi non meritevole di amore.

E il dito puntato su sé stessi è troppo micidiale.

Quel dito sussurra caparbiamente: “Se avessi avuto un carattere diverso… Se fossi stata dolce e pacata … Se …” e capisco che nel mio cuore è in atto una battaglia da quando sono nata.

Una battaglia che non riuscirò a vincere, sfogando ogni volta quel dolore che ripete dal suo banco in prima fila: Presente! Ci sono!”.

Lo sfogo non basta, non serve e mi fa stare pure male… poi.

Mi fa sentire in colpa.

Perché quando non ti senti degna di amore, ogni sfogo diventa l’ennesima prova che sei tu il problema.

E forse è vero.

O forse no.

O forse un po’ ed un po’…come un triste gioco degli equilibri dove non si vuole far torto a nessuno.

Ma questo “gioco” è molto, molto più in profondità di quanto io creda. Quel “non amore” che si è alzato in piedi ogni mattina dicendomi “presente”, mi ha ferita in profondità. Continua a leggere Sentirsi amati, a prescindere… (la vittoria dei non amati)

Voglia di felicità… e quel cromosoma in più che ce l’ha!

E’ lultima lezione di religione nella 2B del Liceo Artistico ed abbiamo voluto finire l’anno scolastico facendo il gioco della sedia che scotta.

I ragazzi se lo aspettano; sono contenti ed agitati, entusiasti ed emozionatiVogliono fare il gioco, ma lo temono anche. Per questo ci siamo dati una regola-base: nessuno è obbligato a farlo.

La seconda regola è che chi si siede sulla sedia che scotta, dovrà essere schietto, vero, leale, sincero.

La terza regola è che tutte le rivelazioni, gli sfoghi, le risate, i pianti, le emozioni e gli abbracci che nasceranno in quei cinque minuti (tale è la durata del gioco per ciascuno), dovranno restare lì! Nessuno dovrà trasformare quei cinque minuti di verità estrema in un pettegolezzo ignobile.

Tutti pronti?

Ragazzi seduti in cerchio intorno alla cattedra; si parte!

A turno, ogni cinque minuti, ognuno si siede al posto dell’insegnante e l’avventura inizia.

“Cosa hai sul comodino in camera tua?”

“Hai vinto un viaggio e puoi portare solo cinque compagni di classe: chi scegli?”

“Sei innamorato?”

“Dicci tre caratteristiche del tuo carattere che vorresti cambiare e tre che, invece, ti piacciono”

“Quando hai pianto l’ultima volta?”

“Sei mai stata tradita?”

“Ti sei mai ubriacato?”

“Da 1 a 10, secondo te quanto è unita la tua classe?”

“Immaginati tra dieci anni: cosa vedi? O comunque, cosa speri?”

“Se fossi la Dirigente Scolastica di questa scuola, cosa cambieresti?”

“Hai mai fatto a botte con qualcuno?”

“Scegli tre persone della tua classe che dovranno dire una tua caratteristica positiva (che pensano davvero, ovviamente)”

“Tu credi che l’amore per sempre, possa esistere?

“Quanti amici veri hai nella tua vita?”

Ed il gioco va avanti. Continua a leggere Voglia di felicità… e quel cromosoma in più che ce l’ha!