Michelangelo Buonarroti e la firma sulla “Pietà”

A 23 anni, nel 1500, Michelangelo Buonarroti andava spesso in chiesa.
Era un fervente cattolico.
Un giorno va davanti alla Pietà che era visitata da molte persone per sentire cosa dicevano. Sentì due uomini che ne parlavano.
Dicevano che era molto bella. Uno chiese ma chi l’ha fatta? E l’altro, sicuro, ma Cristoforo Solari, il famoso scultore lombardo!
Michelangelo si fece rosso dalla rabbia e poi nero. Aveva sempre in tasca il martello e lo scalpello. Così rimase in chiesa e si fece chiudere dentro.
Aveva deciso di firmare l’opera e così, durante la notte, incise sulla fibbia in mezzo al petto della Vergine Maria il suo nome, cognome e la sua città: “Michelangelus Bonarotus Florentinus Faciebat”.
Mentre era intento a incidere queste cose sulla statua gli si avvicinò una vecchia suora. Era una santa donna che viveva all’interno della veneranda Basilica di San Pietro. Era consacrata a San Pietro. Gli chiese la polvere di marmo tolta dal petto della Vergine Maria.
Michelangelo la guardò, prima stupito, poi intenerito. Le si inginocchiò davanti e le diede la polvere di marmo. La vecchia suora lo ringraziò e lo benedì.

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L’umana debolezza tra le dita di Dio

“Si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa, ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti, come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. Continua a leggere L’umana debolezza tra le dita di Dio