Storia vera di un amore

Il 23 maggio 1992 Francesca Morvillo non morì subito.
Un attimo prima era accanto al suo Giovanni, in auto.
Un attimo dopo era morente in ospedale.
Morì intorno alle 23,00 e le sue ultime parole furono: “Dov’è Giovanni?”
Il magistrato Francesca Laura Morvillo nasce a Palermo il 14 dicembre 1945.
Suo padre è sostituto procuratore, suo fratello entra in magistratura ed anche nelle sue vene scorre la voglia di giustizia.
Francesca entra in magistratura il 10 marzo 1971 come giudice del Tribunale di Agrigento. Dopo pochi anni viene nominata sostituto procuratore della procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo.
E’ bravissima (e lo dicono tutti), si impegna con grande passione senza contare ore o sacrifici ma, soprattutto, è seriamente impegnata nella difesa dei minori. E’ in questo campo che molto spesso conosce ragazzi provenienti da famiglie mafiose.
Arriva il 1979 e ad una cena a casa di amici conosce Giovanni Falcone. Lui è arrivato nel capoluogo siciliano da un anno, con un matrimonio alle spalle con la moglie Rita. I due si innamorano perdutamente uno dell’altro.
Francesca è l’unica donna che comprende perfettamente i sacrifici e la passione per la giustizia del suo Giovanni. Solo lei riesce a supportare quell’uomo, sopportando la vita blindata che li attende.
Arriva la scorta, arriva la paura, arriva la lotta alla mafia fatta fino all’ultima goccia di vita.

Falcone entra a far parte del pool composto da Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello, coordinati da Antonino Caponnetto. Tutti insieme sono il nemico numero uno della mafia.
L’amore tra Giovanni e Francesca viene messo a dura prova.
Una prova che si acuisce dopo la collaborazione di Tommaso Buscetta. Arriva il maxi processo, arriva la vita blindata nel carcere dell’Asinara, arriva ancora più paura.
Francesca non lo lascia mai, lo sostiene e continua il suo lavoro da magistrato minorile.
Poi arriva anche a scelta delle scelte: non mettere al mondo figli. Il suo Giovanni glielo aveva detto chiaro: “non si fanno orfani, si fanno figli”.
Lei capisce. Accetta. Niente è facile in quella loro vita.
Anche il matrimonio non lo è: si sposano con una cerimonia segretissima nel maggio 1986 celebrata davanti al sindaco Leoluca Orlando. Uno dei testimoni è il giudice Antonino Caponnetto.
Dopo il successo nel maxi processo, inizia la “stagione dei veleni”.
Tutto è sempre più difficile e doloroso.
Falcone subisce una lunga serie di attacchi e delegittimazioni. La loro vita è pesantissima! Ogni giorno, dietro l’angolo, ci sono situazioni pericolose da affrontare.
Come quella del 21 giugno 1989. Giovanni e Francesca sono in vacanza in una villa all’Addaura e la vacanza si trasforma in un incubo. Anche lì c’è la morte possibile.
Vengono infatti ritrovate 58 cartucce di esplosivo, di tipo Brixia B5, all’interno di un borsone sportivo. E allora, via! Via anche da quel raro momento di pausa serena.
E’ dopo questo attentato sventato che Giovanni, in un’intervista al giornalista Saverio Lodato, parla per la prima volta delle “menti raffinatissime”.
Quell’attentato cambia la coppia. Tutto diventa prudenza e lontananza, tensione e coraggio.
Il fratello di Francesca, Giovanni, racconterà nel libro “L’obbiettivo” del magistrato Luca Tescaroli: “Furono conseguenze piuttosto pesanti […] rimase molto scioccata e incise seriamente sulla loro vita familiare, perché… per tutta l’estate.. la sera mia sorella se ne andava a dormire a Palermo e lui restava lì. […] Quindi, ha avuto ripercussioni sia di carattere pratico… disagi concreti, sia nella loro vita familiare, sia come suo vero e proprio shock per ciò che era accaduto”.
Giovanni, dopo quell’attentato, prende un’arma. Un suo amico giornalista, Francesco La Licata, racconterà nel libro di Tescaroli: “L’ho visto che aveva un’arma addosso […] a una certa ora faceva andare via la moglie e si opponeva in ogni modo alla sua presenza nella villa… almeno quella sera proprio stavano quasi litigando perché lei voleva rimanere e lui invece ha insistito molto per farla andare via, perché diceva: ‘Hai capito che devo rimanere lucido? Devo rimanere lucido, devo capire, devo pensare… se penso a me non posso pensare anche a te. E’ per questo mi disse che dormiva per terra, evitava di dormire nel letto”.
Ma l’amore di Francesca per Giovanni non si arrende. Vuole stare accanto a lui a tutti i costi.
Chiede al Csm di avere un incarico che le permetta di stare vicino al marito.
“L’esigenza di raggiungere la sede richiesta per mantenere l’unità del nucleo familiare dato che il proprio coniuge Giovanni Falcone, anch’esso magistrato, – scrive al Csm – è stato destinato al Ministero di Grazia e Giustizia con l’incarico di direttore generale degli affari penali”.
Francesca è accanto a Giovanni anche in quel tragico 23 maggio 1992.
“Giovanni amore mio, sei la cosa più bella della mia vita. Sarai sempre dentro di me così come io spero di rimanere viva nel tuo cuore. Francesca”. E’ la frase scritta da Francesca a suo marito Giovanni poche ore prima.
Giovanni non ha fatto in tempo a leggerla.
Moriranno tutti e due nella strage di Capaci il 23 maggio 1992, insieme agli uomini della scorta (Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani).
Il biglietto verrà ritrovato dopo tantissimi anni.
“L’amore è forse l’unico sguardo che ci è concesso dell’eternità” ????
(Helen Hayes)

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