“STAMMI VICINO”. “NON TI LASCIO” “MI VUOI BENE ANCORA?” “DI PIU’”

Quando entra in sala insegnanti o in classe non passa inosservata: è troppo simpatica ed allegra per non farsi notare.

Sportiva, spontanea ed amica mia.

Da tanti anni ci conosciamo ed il tempo ci ha piacevolmente legate. All’inizio abbiamo cominciato con il condividere i viaggi d’istruzione ed i progetti scolastici. Poi, pian piano, abbiamo condiviso anche i retroscena delle nostre vite, comprese confidenze intime e lacrime.

Anche quando la scuola ci ha divise, mandandoci in luoghi diversi, la nostra amicizia è rimasta.

Vera e spontanea come è sempre stata.

Quando insegnavamo nella stessa scuola, io l’ammiravo tanto per come riusciva a non farsi fagocitare dalla sua terribile vita privata, dando sempre un’immagine di spensieratezza ed alta professionalità.

Eppure…

Eppure, come tanti di noi, anche lei aveva la sua battaglia personale sconosciuta ai più.

Ancora ricordo le sue lacrime quando mi raccontava di aver trovato polizia ed ambulanza vicino casa sua perché …

Non vado nei particolari ma scrivo solo una parola: tossicodipendenza.

Un figlio bravissimo ed un figlio difficilissimo.

Lo scrivo questo particolare, perchè voglio proteggerla dai giudizi faciloni di chi, baciato dalla fortuna, crede che il proprio bravo figlio sia merito esclusivo della sua bravura educativa.

La crescita di un figlio dipende da così tanti fattori …

Quando si toccano questi tasti, è sempre troppo facile giudicare e sentenziare.

Un po’ di giorni fa la chiamo e lei mi dice: “Cri, ho scritto una lettera a Carolina. Anche lei ha avuto un figlio tossicodipendente e mi può capire. E sai una cosa? …”

Lei mi parla ed io l’ammiro tanto per come sia stata capace, in questi anni, di non impazzire.

Ha fatto un cammino spirituale profondissimo…

Ha ascoltato consigli in ambito psicologico e pedagogico…

E’ entrata a contatto con comunità di recupero, associazioni ed oratori eccezionali…

Ha ascoltato tante storie di giovani feriti dalla vita per cercare di capire, attraverso loro, anche suo figlio…

E non scrivo gli aiuti che ha porto a suo figlio, sperando che lui li prendesse per essere felice, perché l’elenco sarebbe lunghissimo.

Ha fatto di tutto.

Davvero!

Io le ho chiesto di poter pubblicare la sua lettera, perché lei non lo sa ma, con le sue parole, mi ha spiegato bene la misericordia di Dio.

Intanto leggete queste parole preziose e vere. 

“Carissima mia amica, voglio scriverti qualcosa che mi sta ferendo molto dentro, come una ferita che brucia.

Vorrei gridare a tutte quelle persone che guardano con disprezzo un giovane ragazzo ridotto male, con un pallore grigiastro, apostrofandolo Drogato e Alcolizzato, che dovrebbero tenere per sé questi giudizi, invece che divulgarli ai quattro venti.

Vorrei gridare che anche quel ragazzo che così ferocemente giudicano e disprezzano, ha una madre, un padre, dei fratelli, dei nonni e che tutti lo amano. Famiglie non per bene, ma normali, che lavorano e affrontano la quotidianità della vita come le loro, forse.

Dico “forse” perché se giudicano così inconsapevolmente, evidentemente sono più attenti ai fatti altrui che ai propri.

Peccato però che si soffermano solo sulle apparenze e quindi giudicano solo quello che vedono. Ebbene vorrei gridare a queste persone e a tutte quelle che fanno finta di cambiar discorso quando arrivo, o a darsi un colpetto di gomito, che io non ho paura di loro, non temo i loro giudizi: mio figlio è un tossicodipendente, beve e fuma di tutto, è in grave difficoltà e il mio dolore non sono i loro giudizi azzardati, ma il non saper come aiutare mio figlio.

Vorrei gridare che la mia famiglia non è perfetta ma normale, mio figlio ha 2 genitori che darebbero la vita per poterlo vedere come una volta, ha un fratello che sta male fisicamente ogni volta che lo vede fuori di testa ed ha dei nonni che vorrebbero morire sapendo di averlo ritrovato con il sorriso e la bontà che lo hanno caratterizzato.

Già, proprio così, a voi che lo avete giudicato con estremo disprezzo nel suo doloroso delirio, pur non conoscendolo, vi dico che mio figlio è tossico non perché è cattivo, ma semplicemente perché è capitato, perché è sensibile e tanto fragile.”

 Che posso scrivere ora?

Come posso spiegare che, mentre leggevo la sua lettera, avrei voluto io essere rincorsa da Dio come lei fa da anni con suo figlio?

Se Dio è come questa madre, allora possiamo tutti sperare di essere presi per mano, nonostante i casini che combiniamo.

Padre Ermes Ronchi, nel settembre del 2016, tenne un incontro a Prato sulla misericordia di Dio e disse queste splendide frasi incoraggianti:

“Dio preferisce la felicità dei figli alla loro fedeltà»

«la Misericordia di Dio è un amore che anticipa, la pecora smarrita è perdonata mentre sta ancora scappando, il figliol prodigo è perdonato dal padre prima ancora che apra bocca. Per molti questo è scandaloso»

La parola usata più spesso da padre Ermes è stata «tenerezza».

«Dio non è un ragioniere, né un contabile del cosmo», perché se lo fosse «non convertirebbe nessuno».

Bisogna «passare dal concetto di colpa/perdono a quello di povertà/pienezza», per «rompere lo schema buoni/cattivi».

«Il nostro non è forse il Signore che paga l’operaio delle cinque del pomeriggio come quello che ha lavorato una giornata intera?».

«Dio non chiude nessuno dentro la gabbia ferrea di ideali che ci sembrano irraggiungibili».

«Non siamo al mondo per essere perfetti ma per essere incamminati. Non per essere immacolati ma portatori di vita. Ci salveremo se avremo camminato verso la montagna, se cadendo otto volte ci saremo rialzati. Non se abbiamo raggiunto la cima».

Cita Sant’Ambrogio, «dove c’è misericordia c’è Cristo», e aggiunge: «ma dove c’è severità forse ci sono i ministri di Dio, ma Dio non c’è. C’è chi non sa cogliere e accogliere la tenerezza di Dio».

 

Grazie mia carissima amica, madre coraggiosa, donna fragile, creatura grintosa, contenente tutte le contraddizioni umane che ci mettono in cammino per non arrenderci all’infelicità.

Con le tue ultime righe mi hai messo a fuoco lo sguardo di Dio su ciascuno di noi e le sue parole in nostra difesa:

 

“Già, proprio così, a voi che lo avete giudicato con estremo disprezzo nel suo doloroso delirio, pur non conoscendolo, vi dico che mio figlio è tossico non perché è cattivo, ma semplicemente perché è capitato, perché è sensibile e tanto fragile”

 

 

 

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Un commento su ““STAMMI VICINO”. “NON TI LASCIO” “MI VUOI BENE ANCORA?” “DI PIU’””

  1. Cristina cara,
    ho letto adesso su facebook che sei in ospedale per un “delicato” intervento …sei nelle mie preghiere.
    Il tuo appello mi ha commossa e sicuramente è stato lo stesso, anzi di più, per la nostra Mamma Celeste e per nostro Signore che non abbandonano MAI i loro figli, soprattutto quelli in difficoltà.
    Ti abbraccio forte forte … a presto

    Lella

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