Spargitori di pane e giustizia

E’ stata un’IMBOSCATA in piena regola, probabilmente a scopo di sequestro.
Stavano portando dei viveri alla scuola del villaggio di Rutshuru, passando su una strada che era stata indicata come “sicura”. Erano in sette a condividere la generosità di quella consegna coordinata dal Programma alimentare mondiale (Pam-Wfp).
Tre di loro verranno uccisi e quattro rapiti (uno è stato già ritrovato)
E’ stato un AGGUATO a fermare il battito del cuore di Luca, Vittorio e Mustapha mentre, su un’auto dell’Onu, attraversavano il nord Kivu, una regione della Repubblica democratica del Congo, da anni teatro di violenti scontri tra decine di milizie che si contendono il controllo del territorio e delle sue risorse naturali.
E’ stato uno SCONTRO tra ranger e rapitori, a circondare il convoglio e ad uccidere tre cuori coraggiosi.
 
IMBOSCATA, AGGUATO, SCONTRO: le tre armi del male sono state riunite dai guerrieri delle tenebre per eliminare chi, come loro, non è.
Una trappola vigliacca “costruita” da un commando di sei uomini armati di machete e Kalašnikov.
 
Lunedì 22 febbraio 2021, alle 10.15 (le 9.15 in Italia) hanno fermato le due auto in un tratto sterrato ed isolato. Il primo a cadere è stato Mustapha, l’autista di uno dei due veicoli. Luca (il nostro ambasciatore) e Vittorio (il nostro carabiniere) sono stati trascinati a forza nella foresta. Vittorio morirà poco dopo. Luca, invece, in ospedale, dopo un’ora di agonia.

 
Luca Attanasio era il nostro ambasciatore in Congo ma, prima ancora, un ragazzo di provincia che aveva realizzato i suoi sogni, entrando nella carriera diplomatica senza nessuna conoscenza o spinta. Non aveva paura di aiutare quel paese che tanto amava. Nel 2015 aveva spostato Zakia Seddiki, presidente e fondatrice della ong Mama Sofia (di cui Attanasio era presidente onorario) che si occupa di situazioni di grave difficoltà nella Repubblica Democratica del Congo soprattutto di bambini e madri, con ambulatori medici, presidi mobili e progetti per le madri detenute.
Una coppia che faceva tanto, insieme.
Una coppia che, lo scorso ottobre, aveva ricevuto il premio Internazionale Nassiriya per la Pace, insieme.
Luca ce lo facciamo presentare dalle strazianti e delicate parole del padre Salvatore, costretto a convivere con il più grande dei dolori: la morte ingiusta di un figlio giusto.
“Passano in trenta secondi i ricordi di una vita, sono cose ingiuste che non dovrebbero succedere. Per noi la vita è finita, c’è crollato il mondo addosso. Dobbiamo pensare alle nipoti, dobbiamo pensare a queste tre creature che prima avevano una prateria davanti a loro, con un padre così… Tra l’altro loro sono molto affezionate al padre: le bambine non lo sanno ancora. Non si rendono conto… Luca l’ho sentito per l’ultima volta domenica. Era così felice di questa missione. Ce l’ha illustrata, ci ha spiegato gli obiettivi. Lui è sempre stata una persona molto proiettata verso il sociale, verso gli altri. Lui ha solo fatto del bene a tutti. E lo possono testimoniare tutti i cittadini di Limbiate, tutti: dal primo all’ultimo. Siamo distrutti, una perdita incommensurabile. Era un uomo di grande fantasia ed era capace di coinvolgere tutti: una cosa che per me poteva essere poco chiara, pessima, lui me la rendeva positiva. Una persona onesta, corretta, mai avuto uno sgarbo o uno screzio, è sempre stato un uomo proiettato verso alti ideali.”.
 
Aveva detto: “Tutto ciò che noi in Italia diamo per scontato non lo è in Congo, dove purtroppo ci sono ancora tanti problemi da risolvere. Il ruolo dell’ambasciata è innanzitutto quello di stare vicino agli italiani ma anche contribuire per il raggiungimento della pace”.
 
Vittorio Iacovacci era il nostro carabiniere che avrebbe compiuto 31 anni il mese prossimo, sarebbe rientrato in Italia tra pochi giorni ed a giugno si sarebbe sposato.
Booom.
Il 22 febbraio; fine di tutti i sogni!
Le nozze sarebbero dovute essere celebrate un anno fa, ma poi l’emergenza coronavirus …
Si era costruito una casa vicino a quella dei genitori, di papà Marcello e mamma Angela, un operaio e una casalinga che vivono nel piccolo centro pontino di Sonnino, in provincia di Latina.
Genitori semplici dal grande senso del dovere forte. Con quest’amore per il nostro paese, ci avevano cresciuti i figli. Anche il fratello più grande di Vittorio, Dario, veste infatti un’uniforme ed è impegnato in una missione all’estero.
Una carriera brillante. Aveva solo trent’anni.
Un matrimonio da fare. Aveva solo trent’anni.
Tanti sogni da realizzare. Aveva solo trent’anni.
 
Mustapha Milamboera era l’autista congolese che si trovava alla guida dell’auto della generosa carovana.
A far morire sul colpo Mustapha ci ha pensato una terribile raffica di Kalashnikov.
Mustapha non era lì per caso o per un turno sfortunato del destino.
Lui era un musulmano, anti-fondamentalista, laureato, sposato, lavorava come autista per il World Food Programme (WFP) e aveva speso la sua vita per la cooperazione internazionale.
Anche lui era un servitore dello Stato. Il suo.
E proprio perché ruandese, aveva ben chiare le sue dinamiche violente e la pericolosità del fondamentalismo islamico, da cui prendeva in maniera decisa le distanze (basta dare un’occhiata al suo profilo fb). Condannava con decisione la violenza di gruppi ribelli ed estremisti.
Ed è stata proprio questa violenza, a fermare il suo spirito buono e coraggioso.
 
Lassù, in Cielo, fate una grande festa che tre stelle splendenti sono arrivate tra voi.
Noi qui, sulla terra, cercheremo di prenderne esempio.
Non sono sufficienti le lacrime ed il cordoglio.
Li ricorderemo cercando di essere un po’ come loro.
Mai spargitori di ingiustizia ma solo seminatori di cibo.
 
P.S. Questa foto è stata scattata la mattina dell’agguato, poco prima della loro partenza. E’ una foto che racconta il quotidiano impegno per il bene. La loro ultima giornata di vita. 

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Un commento su “Spargitori di pane e giustizia”

  1. Cara Cristina buongiorno,
    un’altra pagina triste della nostra storia …
    una pagina triste che non deve spegnere la speranza, i sogni e l’agire nel diffondere e difendere il bene comune.
    Lassù li hanno accolti sicuramente con tutti gli onori, giusti tra i giusti, ora sono stelle che continuano a splendere nelle vite dei loro cari e di chi porta avanti quel senso di umanità e solidarietà di cui molti mancano.
    Un abbraccio.
    Lella

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