Santa Caterina e Bagno Vignoni

Ieri sono andata a Bagno Vignoni.
Chi non conosce questo luogo?????
Ogni tanto ci devo tornare per immergermi in quel suo fascino d’altri tempi, nei suoi famosi panorami, nelle sue terme antiche e… per un fatto riguardante Caterina Benincasa, alias Santa Caterina da Siena.
Un evento accaduto proprio nella piscina ubicata nella piazza centrale, piena di acqua termale calda.
Lunga 49 metri, ampia 29, questa piazza di epoca rinascimentale è stata costruita esattamente sopra la fonte originale di acqua termale, la stessa di cui usufruivano anche i Romani.
Personaggi tra i più famosi della storia hanno frequentato le terme di Bagno Vignoni in modo regolare e costante, come il Papa Pio II, Lorenzo il Magnifico e, appunto, santa Caterina da Siena.????
Ma la storia di Caterina Benincasa, tredicenne, che va alle terme, vale la pena raccontarla.
Anche perché così si capisce il motivo per cui il Loggiato della piazza è dedicato a s. Caterina e, sempre nello stesso loggiato, vi è anche una cappellina dedicata a lei.
L’antefatto.
E’ il 25 marzo 1347 e a Siena nasce Caterina.
Ventiquattresima di venticinque figli (sì, avete letto bene), nasce insieme alla sorella gemella Giovanna, che muore a poche ore di vita.
Verso i dodici anni la sua volontà di diventare una delle “mantellate” (donne in genere vedove che sceglievano di servire gli altri e Dio nel Terz’Ordine Regolare dei domenicani) si scontra con la volontà dei genitori di farla sposare.
Non vi dico quanto fu duro lo scontro!
Ma Caterina è tosta e decisa.
La madre, donna Lapa, non è però da meno.
Così, pensa che ti ripensa, escogita un piccolo atto di furbizia per far desistere la giovanissima figlia da quell’idea assurda di diventare una mantellata.
Lo racconta bene Louis de Wohl nel suo libro: “La mia natura è il fuoco – vita di Caterina da Siena” (un libro storico che è un piacere leggere!)
Da questo momento lascio la parola al libro sopra citato.

“Disse al marito Jacopo: “Sono una donna sfortunata, Jaco, ecco cosa sono. Prima ci ha lasciato la piccola Giovanna e adesso anche Caterina vuole lasciare il mondo. Avrei potuto evitare tutta la fatica…”
“Mamma!” le rispose Benincasa facendosi il segno della croce. “Non dovresti dire certe cose.”
“Non posso farne a meno” disse Lapa triste.
“La ragazza non deve neanche lasciare la nostra casa” le ricordò Benincasa. “Le mantellate non sono suore, sono solo terziarie, non vanno in convento e possono stare per conto loro o dai parenti…”
“So tutto di loro, grazie tante” sbottò Lapa. “Ora basta, Jaco, fammi pensare. Ho un’idea…”
Benincasa fece un sospiro e non disse nulla.
“La ragazza ha passato un brutto momento” proseguì Lapa dopo un attimo. “E’ debole, la porterò alle terme di Vignone. Quei bagni le gioveranno.”
“E’ un buon rimedio” ammise Benincasa. “L’acqua contiene ferro e rame e sembra anche piccole quantità di argento e oro. Ma…”
“Ha bisogno di riprendere le forze” continuò svelta Lapa “e chissà che quelle acque non si portino via da lei tutta questa insensatezza.”
“Non c’è insensatezza in lei” ribattè “ma le terme fanno bene. Puoi portarla con te se lo desideri, e se accetta.”
A sorpresa Caterina disse di sì. Partirono il giorno seguente e tornarono dopo una settimana: Caterina con braccia e spalle fasciate, Lapa stranamente sottomessa.
“E’ senza speranza” disse al marito quando la ragazza andò in camera sua. “Avrei dovuto saperlo.”
“Cos’è successo?”
“Quando ha viso la sorgente…Oh Giaco, è stato terribile!”
Benincasa attese pazientemente finché non si riprese.
“In quel posto hanno una piscina dove tutti possono fare i bagni. E’ molto grande e l’acqua viene raffreddata. Ma da un’estremità esce bollente e spumeggiante. Lei l’ha vista e credo che si sia spaventata”
“Non penso sia questo” disse calmo Benincasa.
“Beh, ha sgranato gli occhi e poi ha tentato di entrarci. I guardiani urlavano: “Non andare là” Fermati, fermati!”, ma lei si è avvicinata così tanto che i vapori l’hanno avvolta completamente. L’hanno dovuta portare fuori: era ustionata su tutto il corpo, che terribile! Come l’ho rimproverata! Ma lei ha detto solo: “E’ scritto che sia molto peggio in purgatorio e all’inferno. Ma ora ne ho avuto un assaggio e questo può essere gradito dal Signore per farmi espiare i miei peccati e risparmiarmi cose peggiori”.
Benincasa annuì in silenzio.
“Naturalmente è stata male da quel momento” continuò Lapa. “Cosa si può combinare con una ragazza del genere? E’ una forma di pazzia, senza dubbio. Giaco, ti dico che ci sono dei momenti in cui non credo neanche che sia figlia mia. E’ pazza. Come posso chiedere alle mantellate di prendere una pazza? Un caso disperato.”
“E’ successo il primo giorno?”
“Sì, naturalmente non ha potuto fare altri bagni, non con quelle ustioni. Ora sta meglio, anche se stamani aveva mal di testa, e mani e viso erano caldi di nuovo. Potrebbe avere un po’ di febbre.”
Era così. Per di più la temperatura salì e comparve uno sfogo.
“Penso che sia varicella” disse Lapa con un sospiro. “E’ l’unica figlia a non averla avuta. Pare sia molto peggio prenderla da grandi. Solo guai con questa ragazza.”
Venne chiamato ser Gerolamo Vespetti, il medico e confermò la diagnosi di Lapa. “La paziente dovrebbe giacere su materasso e cuscini” disse con tono di rimprovero. Lapa si morse il labbro: ci aveva messo quasi un’ora a convincere Caterina a usare almeno un tappetto e un cuscino sottile adesso che era malata.
Il medico prescrisse delle spugnature con acqua fredda per la febbre e una medicina speciale che preparò lui stesso. Insistette che fosse messa una tenda a quell’unica finestra poiché il sole avrebbe irritato gli occhi della paziente.
Non sembrava tranquillo per la ragazza. “Chiamatemi ancora se la febbre aumenta” disse, e andò via con l’aiutante che trasportava il baule con le medicine.
A febbre non sembrava andare né su né giù. Lapa stava con la figlia giorno e notte: cambiava le spugnature, le portava succo di limone e arancia e ogni tipo di golosità, ma Caterina non mangiava niente.
“Ci sarà pure qualcosa che desideri” cercò di allettarla Lapa. “Dimmi solo cos’è e me lo procurerò per e, piccola mia.”
Le labbra screpolate si dischiusero e la ragazza disse quasi impercettibilmente: “Voglio diventare una mantellata”.
“Andrò a vedere la badessa” promise Lapa. “Ci andrò appena starai meglio”.
La ragazza fece uno sforzo tremendo per riuscire a dire, con voce rauca: “Mi sento abbastanza bene già adesso…”
“No che non stai bene, ma a Dio piacendo, presto ti riprenderai.”
Da quel momento la febbre si abbassò.

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