Perché perdonare è così difficile?

ad0fee00cc_7453076_medCarissima Cristina, la domanda che questa sera ti pongo è la seguente: Giuda il traditore è stato molto cattivo nei confronti di Gesù e (come dice il nomignolo stesso, per l’appunto) l’ha tradito. Gesù però era fondamentalmente una persona buona. Perché io, qualora mi trovassi nella sua stessa situazione, quindi tradita da qualcuno che amo moltissimo (nota bene, Gesù era buono, non scemo, quindi non credo perdonasse tutti a destra e manca) non dovrei perdonarlo? Sia chiaro, questo perdono intaccherebbe in maniera profonda il mio orgoglio.

 Carissima Ginevra, sei unica ed il tuo stile è inconfondibile. Sorridevo da sola mentre ti 0ab78a3c80b43e81c9387415fc8b3d88-300x251leggevo.

Sei partita addirittura da Giuda e da Gesù, per dirmi: “Aiutooo! Voglio perdonarlo ed ho bisogno di convincermi che non sto facendo una boiata pazzesca!” E cosa c’è di meglio di una prof di religione che, di fronte all’esempio di Gesù, si scioglie beatamente nel mare delle belle intenzioni e ti incoraggia a fare altrettanto?

E che dire della ciliegina che rende la tua torta più intrigante, cioè il riferimento al tuo orgoglio? tumblr_nh4s94J6Gt1taoxjgo1_500Bellissima l’ultima tua frase! Praticamente mi/ti domandi:

“Sto facendo un atto di eroismo affettivo, perdonandolo, o sto indecorosamente calpestando il mio orgoglio? Questo perdono mi renderà più felice o sarà solo un marchio indelebile della mia fallimentare ingenuità?”

Considerando che non ho capito se questa persona è il tuo fidanzato o il tuo vicino di casa …se la protagonista della lettera sei tu o parli a nome di qualcun’altra…provo a darti qualche input sul perdono.

1. Che il perdono sia una cosa bella ed utile, oramai è assodato.

Nessuno psicoterapeuta 31455_564576646895057_901118003_ndirebbe ad un suo paziente: “Guardi, curi il suo rancore e progetti anche di notte i suoi propositi di vendetta. Vedrà come starà meglio!!!”.

La persona che non vuole perdonare, infatti, non riesce facilmente a vivere il momento presente. Si aggancia con ostinazione al passato e, proprio per questo, si condanna a sciupare il presente.

Oltretutto se apriamo una lite tra il presente e il passato, rischiamo di perdere anche il futuro!

2. Che perdonare se stessi sia l’anticamera per la rinascita, oramai è chiarissimo.

Prima o senso-di-colpa11poi capita a tutti di cadere. Aspettiamocelo. Accettiamolo.

Siamo solo esseri umani, Perdoniamoci e rialziamoci!

Pian piano impareremo ad essere forti.  

Cara Ginevra, quando ho deciso di fare la mia tesi universitaria sul senso di colpa, non immaginavo in quale mare magnum dell’interiorità umana, mi sarei cacciata.

Per mesi sono entrata nelle questioni irrisolte del nostro subconscio, sballottolata tra sentimenti negativi e tiranni come la paura, la menzogna o la vigliaccheria.

Pian piano capivo che col tempo, un senso di colpa sedimentato, maciulla l’anima.

senso-di-colpa11Regole morali inculcate da una religiosità bigotta o direttive collettive imposte da una società chiusa, creano un concetto di colpa collegato direttamente con la pena.

Per la religione è l’inferno; per la società la vergogna, l’isolamento, le sanzioni. Per te stesso è l’intossicazione.

Ci riempiamo l’anima di tossine che ci fanno vedere l’errore non come possibilità per capire e migliorarci, ma solo come un’ulteriore e tragica occasione per sminuirci.

senso-di-colpa11Eppure basterebbe essere consapevoli che è una condizione comune, per sentirci meno soli, meno vulnerabili, meno sbagliati.

Concediamoci una cosa: perdoniamo noi stessi. Per non aver studiato, per aver vissuto una relazione sbagliata, per essere diversi da come ci vorremmo, per non aver reagito nel modo giusto, per aver ferito… Concediamoci la pace e perdoniamoci.

3. Ma perché è così faticoso perdonare?

11282056_991217197579653_1576522790_nCara Ginevra, ben arrivata all’ultimo punto.

Assodato che perdonare ci fa bene.

Capito che l’orgoglio, troppo spesso, ci fa male.

Rimane la domanda: se è tutto così chiaro, perché è così difficile perdonare?

 

 

Per-donare significa concedere un dono: è così in tutte le lingue, dall’inglese ‘forgive al francese ‘pardonner’ ed al tedesco ‘vergeben’.

Fare un dono è bello e gratificante; ma farlo a chi ci ha ferito, ha del miracoloso!

104113Quando si è vittima di un’offesa, ci si sente subito smarriti, indifesi, impotenti e si vivono emozioni fortemente negative come il rancore, la delusione, la frustrazione, la rabbia.

Fra la vittima e l’offensore viene a crearsi un legame colmo di tensione che rischia di diventare un pensiero invadente nella quotidianità della persona offesa. Ma tutto parte da lì: dal nostro sentirci smarriti, indifesi ed impotenti.

Li ripeto questi tre termini perchè sono come un trifoglio: insieme rappresentazione l’ultima frontiera della nostra più intima paura. Una paura che, spesso, è nascosta anche alla nostra parte più consapevole (vogliamo parlare di subconscio?).

Più è grande la paura e più si attivano i meccanismi di difesa. E’ per questo che perdonare non è normale, non è naturale, non è umano

Ma se ci fermiamo a questo stadio, siamo fregati.

Left behindPerché c’è una cosa che è ancora meno normale, meno naturale, meno umano: restare da soli.

Rancore dopo rancore …e restiamo nel buio della nostra solitudine.

Rabbia dopo rabbia…e cadiamo nel ventre del soliloquio.

Paura dopo paura…ed impazziamo nella mania di persecuzione.

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E’ il perdono che ci salva. Questo regalo che facciamo agli altri, spalanca la porta del nostro “io” alla vita, facendo scappare l’insonnia per la vendetta senza pietà e la paura del tunnel senza luce.

 

 

Al nostro “io” si affianca una sola lettera e diventiamo proprio come “Dio”: felici di essere con qualcuno accanto. Quel “qualcuno” può essere l’amica, un padre, un collega, il fidanzato, il vicino di casa…persino una persona morta.

 

guarire-e-perdonareE non è neanche fondamentale che questi “qualcuno” vengano a sapere del nostro perdono. E’ un regalo intimo che facciamo e che porterà solo del bene: a noi stessi ed all’intero mondo.

Con un per-dono leviamo tante tossine che girano nell’aria e rimettiamo ossigeno dappertutto.

 

A volte il perdono arriva dopo anni di lavorio interiore: non scoraggiamoci. E’ un atto di eroismo, perdonare.

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Anzi: sii prudente sul perdono facile.

Stai alla larga dal perdonismo, che banalizza le colpe ed assolve tutti a prescindere.

 

 

Leggi tanti libri su esperienze vere di perdono (come fossero tanti personal trainer che incoraggiano), allenati nelle piccole cose (c’è un esercizio migliore che guidare in città mantenendo sotto controllo la voglia di strozzare chi non ci dà al precedenza?) e guarda a Dio.

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Dio è pronto a perdonare chiunque glielo chieda: “Poiché tu, o Signore, sei buono, pronto a perdonare, e misericordioso verso tutti quanti t’invocano” (Salmo 86,5)

Se Lui fa così, un motivo ci sarà!

 

 

 

P.S. Ti ho scritto questa storia vera tratta dal libro “Dio nel bronx”. Ci ho messo un sacco di tempo: se non la leggi non ti perdono! E’ bellissima!!! 

guarire-e-perdonare“COME FRATE HARY TESTIMONIA LO STRAORDINARIO POTERE DELLA MESSA E DEL PERDONO

Frate Harry, un omone bruno con gli occhiali, è famoso nella comunità per essere riuscito in tre cose impossibili: cucinare un soufflé con uova in polvere, una sera di penuria; separare due donne che si prendevano a coltellate nel corridoio; essersi ritrovati in mezzo a un gruppo di spacciatori, in pieno smercio di crack, senza rimetterci la pelle.

Responsabile del rifugio Padre Pio per un anno, Harry ha incassato due duri colpi: uno dei suoi ospiti ha pugnalato la moglie; un altro, in seguito a un esaurimento nervoso, era diventato completamente pazzo. “Tutti i miei corsi universitari sulla comunicazione, su come negoziare con uno più forte di te, e bla bla bla … andarono a farsi benedire! Dovetti chiamare la polizia, cosa che non era mai accaduta”.

 

Harry sognava di diventare attore. Dopo la conversione, si rese conto che rischiava di passare la vita a rigirarsi pollici e che sarebbe stato più felice occupandosi degli altri. Chiamato da Dio a dare tutto, cercò inutilmente una comunità religiosa. Un giorno, un amico cappuccino gli fece scivolare in mano un foglietto con un indirizzo di New York: “Sono completamente matti, forse fanno per te…

Dopo qualche ora passata con i “pazzi” del Bronx, Harry aveva concluso: “Ma guarda, Dio ha creato una comunità proprio adatta a me!”.

Il giovane era ancora novizio quando, una mattina, fu chiamato al telefono da una donna, una certa Mary B., la quale desiderava ritrovare il suo certificato di battesimo per “mettere ordine nella sua vita”, come disse lei. Durante la discussione si confidò: Mary voleva farsi suora, ma non aveva mai potuto emettere i voti perpetui. Questa impossibilità di impegnarsi era legata al fatto che, ancora studentessa, era stata stuprata dal padre. Nonostante i suoi sforzi non riusciva a dimenticare quel trauma.

Da anni Mary aveva interrotto ogni rapporto con quell’uomo. Infermiera, si era consacrata alle persone in fin di vita, accompagnando i moribondi al passo estremo. Ma ogni morte la sconvolge va più di quanto fosse normale. Sentiva confusamente che quelli intensa emozione derivava dalla propria ferita.

Un prete le assicuro che avrebbe potuto ritrovare la pace interiore solo se avesse perdonato il padre. Si mise allora a desiderare quel perdono con tutte le sue forze. Il giorno stabilito, il prete celebrò in sua presenza una messa in suffragio di quell’uomo. Durante l’offertorio, nel momento in cui è la formula le parole del difficile perdono, senti un nodo sciogliersi dentro di sé. Fu invasa da un’immensa misericordia nei confronti del padre.

Ecco il potere della Messa e la liberazione del perdono – esulta frate Harry – se uno fa lo sforzo di arrivare fino a un certo punto, Gesù fa il resto del cammino! E ciò che Teresa di Gesù Bambino chiama “ascensore”: basta mettersi nelle braccia di Dio e Lui ci solleva fino a Sé!

 

Ogni domenica delle Palme, i frati di San Crispino organizzano una grande processione nel quartiere di Melrose che coinvolge fedeli ferventi e persone meno praticanti. “Un anno portavo la croce in testa al corteo – racconta Harry – avevamo superato Courtland Avenue, una strada malfamata…E d’un tratto intravidi all’angolo tre spacciatori intenti a distribuire la “merce”. Strinsi i denti. Davanti a me frate Rich distribuiva ramoscelli a tutti quelli che incontrava. Non si era accorto assolutamente di quel traffico. Si precipitò verso gli spacciatori, mise loro un ramoscello nelle mani e andò oltre. Quei tipi fecero rapidamente sparire le dosi e si misero ad agitare le palme come chierichetti e a seguire la processione. Ero talmente sollevato che scoppiare a ridere e ridevo tanto da non riuscire a reggere la croce!”.

 

Harry non lo nasconde: la sua fede, nel Bronx, è stata messa a dura prova. “A volte si ha l’impressione che la sfortuna si accanisca contro alcuni. Lottano per sollevarsi dopo una prova ed ecco che un’altra tegola cade loro sulla testa. Il destino sembra schiacciarli. Conosco una donna delle pulizie che lavorava in una clinica. In cinque giorni sua madre è morta, la casa è bruciata, la sorella è morta in un incidente stradale. E ha conservato la fiducia in Dio…

La serie delle disgrazie non era finita: vivevano in otto in un appartamento minuscolo quando il figlio maggiore seppe che il bambino che aspettava era Down. Lei gli impose di tenerlo, promettendogli di occuparsene. Ha mantenuto la parola e sta allevando il piccolo. Quella donna e il suo amante, di origine portoricana, non erano sposati, ma hanno accettato di vivere secondo l’ispirazione della loro coscienza. Dopo un magnifico cammino si sono sposati. È stato uno dei matrimoni più belli a cui abbia assistito. Il Bronx mi ha insegnato questa lezione: più si ha, meno si condivide; meno si ha, più si condivide!

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5 commenti su “Perché perdonare è così difficile?”

  1. Perdonare,rancore…..mai come in questi giorni ho capito l’importanza del perdono
    Ci sono un paio di persone della mia vita che non ho ancora perdonato,lo confesso ogni tanto,ho chiesto a Dio di aiutarmi a farlo,ma diciamo che con questo “non perdono” ho imparato a convivere,alla fine in fondo tutto si riduce a qualche sporadica esplosione di rabbia,ma nulla più,al massimo,col tempo mi verrà un pò di gastrite,forse il reflusso,c’è di peggio e ci sono cose più importanti da chiedere a Dio,il perdono se è volontà di Dio arriverà!
    Questo lo pensavo sino ad un paio di giorni fa,quando,improvvisamente ,la mia mente si è spalancata ed ho visto i disastri che causa il non perdono.E’come un mostro accovacciato in un angolo buio della nostra anima,il subconscio.Noi non ce ne rendiamo conto ma il “mostro” pian piano dirige le nostre vite,condiziona le nostre scelte,diventa uno schema di comportamento e ci trascina a fondo.Come l’ho capito?Ho osservato con attenzione,forse per la prima volta,il comportamento di una persona (mio fratello) verso cui nutro ancora rancore:ho capito che anche lui ne ha nei miei confronti (ci rimpalliamo le stesse accuse per una vicenda che ci ha coinvolti),e nel suo comportamento ho visto il mio,siamo lo specchio l’uno dell’altra.Travestiamo la rabbia da razionalità,gli impulsi violenti diventano aggressività passiva,lui è il mio prossimo ed il mio prossimo sono io e senza rendercene conto danziamo seguendo i passi che il “mostro” ci indica,anche in quelle scelte che nulla hanno a che fare con i nostri rancori.Le nostre vite sembrano andare a rotoli,facciamo una fatica tremenda,come a voler far andare la macchina con il freno a mano tirato.Tutte le obiezioni che gli muovo e che pensavo essere considerazioni assolutamente razionali sono invece generate dal mostro,ed alimentano il “suo” mostro.Come ho reagito dinnanzi a ciò?Mi sono staccata da alcuni schemi di comportamento,volutamente adesso non rispondo e non reagisco secondo quegli schemi,sono disposta a pensare che abbia ragione e gli lascio il suo spazio,sono docile.Perdonare però è diventata la mia priorità,solo così sarò libera,libera dalla rabbia e dall’aggressività passiva.Ti chiedo:cosa può aiutarci a perdonare in fretta,prima che sia troppo tardi,prima che il danno sia irreparabile?
    Dio ti benedica

    1. Carissima Germana, il tuo scritto non è passato inosservato nella mia testa e nel mio cuore. Ci ho pensato e ripensato ed alla fine ho deciso di chiedertelo: mi dai il permesso di scriverci un pezzo per il blog, sul perdono? E’ troppo profondo quel che tu hai scritto. Soprattutto un concetto mi è “entrato” dentro perché ci penso da tanto tempo. Potrei “sfruttare” il tuo commento per farci un post a sé?
      Intanto ti auguro un sereno 2018, con tutto il mio cuore!!!

  2. Carissima Cristina,
    puoi fare tutto quello chevuoi,sono lieta ed onorata di essere utile a questo blog.
    Dimmi pure se vuoi ulteriori dettagli (sono statasintetica)
    un abbraccio e buon anno

    1. Cara Germana, sto rispondendo a tante lettere, ma ti ho messo in lista. Ora sei “prigioniera”! 😀 Se vuoi…se puoi… ogni ampliamento o cambiamento che tu riterrai utile per far comprendere meglio chi ti leggerà, è ben accetto. SE vuoi, puoi scrivermi in privato (cristina@gspa.it)…segui il tuo cuore e fai quel che ti detterà. E comunque quel che hai già scritto a me è sembrato già chiarissimo. Sei brava a comunicare per iscritto. Grazie ancora per quel che hai voluto condividere. Buona serata!

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