Signore delle stelle, io brillerò grazie a te

Signore delle stelle,
quando ho paura, io le fisso e penso a te.
Tu mi stai dicendo: “Guardale! Sono così luminose proprio grazie al buio”.
Allora capisco.
Verrà la notte.
E comunque andrà, io brillerò grazie a Te. ❤

Signore del sonno,
grazie per gli occhi che si chiudono e che mi fanno distrarre dal mondo.
Tu mi stai sussurrando: “Riposati e dormi in pace. Io ti proteggerò durante la notte ed arriverai sana e salva a domani mattina ed a tutte le mattine che io ho contato per te.” ❤

Signore del riposo,
io non sarò in ansia per questo o quello.
La Tua pace, che trascende ogni comprensione, mi custodirà nella notte e Tu stesso mi canterai: “Sei fortunata a vivere la notte. Questo è il tempo dei baci miei”

 

 

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Il tumore al seno dal punto di vista dei figli

7 ottobre 2020. Prime lezioni dell’anno. Voglia di ri-conoscerci dopo mesi di Didattica a Distanza e vacanze estive.

“Qual è il tuo colore preferito Anna?”

“Celeste prof, perché mi ricorda il cielo”

“Ed a chi somigli di più?”

“Alla mia mamma… ho i suoi stessi occhi…ed io…ecco…”

Improvvisamente, senza nessun apparente motivo, Anna inizia a piangere a dirotto davanti a tutti. Non riesce a trattenersi.

Vorremmo abbracciarla ma…il Covid… però le sue amiche la guardano con occhi che trasmettono amore intenso. Anna si soffia il naso ma non riesce a smettere di gettare delicatissime lacrime sulla sua maglietta.

La classe è in rispettosissimo silenzio e le regala tutto il tempo per calmarsi. Molti hanno gli occhi lucidi. Alcuni piangono.

Prof, è che…è che mia madre ha un tumore al seno ed ora sta facendo la chemio ed io ho tanta paura!” dice tutto d’un fiato Anna ed io l’abbraccio più che posso con lo sguardo.

Non è la prima volta che mi capita una situazione simile. Continua a leggere Il tumore al seno dal punto di vista dei figli

Siamo come foglie

I colori delle foglie ci raccontano che siamo come loro.
Nasciamo tutti verdi.

Continua a leggere Siamo come foglie

Ma allora sei esistito sul serio!

Ma che mi succede?

Non capisco perché mi scendono le lacrime.

Fermi tutti: io non sono così!

Non mi sono mai interessata di corpi di defunti, per alimentare la mia fede in Dio.

Mi sono tenuta accuratamente fuori dal dibattito sul corpo di Carlo Acutis esposto ad Assisi.

La fede poggia su ben altro che non un corpo di un defunto donato agli occhi di tutti.

Intendiamoci: so che per i cristiani cattolici ed ortodossi un corpo defunto rimasto “incorrotto” (questo è il termine per parlare di una salma poco o per nulla decomposta) può essere un segno di Dio che ci parla di una persona speciale. Ma non ho voglia di entrare nelle inutili polemiche tra chi tifa per ogni possibile spiegazione scientifica e chi tifa per la fede in Dio a tutti i costi.

Quindi sono entrata nella Chiesa della Spogliazione, ad Assisi, nel modo più distaccato (e un po’ incuriosito) possibile.

Tuttavia è successo.

Quando mi sono trovata di fronte a quel ragazzo con le sue scarpe da tennis, i jeans ed una semplice felpa addosso, il suo viso sereno e la gente silenziosa, la commozione è entrata in me senza permesso.

Eppure prima di arrivare davanti a lui, avevo fotografato con calma l’arte meravigliosa presente sui muri della chiesa, avevo girovagato tra un altare e l’altro come una turista qualsiasi ed infine (solo infine) mi sono diretta da Carlo.

Quindi tutto nella norma spirituale.

Se non fosse che, una volta lì, il mio cuore ha ceduto all’emozione ed ho pianto.

E’ stato un po’ come quando ti parlano tanto di una persona e poi, all’improvviso, quella stessa persona la vedi e lei passa dal file “mito” al file “lui c’è”! Continua a leggere Ma allora sei esistito sul serio!

Carlo Acutis

Lui è Carlo, che tutto avrebbe potuto essere e tutto fare nella vita.
Bello, un fisico prestante, un carattere aperto, sempre gioioso.
Italianissimo ma londinese per nascita, i suoi, una famiglia top del mondo finanziario italiano, il nonno un illustre avvocato tributarista, si trovavano nella metropoli britannica per affari.
Per lui, papà e mamma pensano ad un futuro radioso.
Le più prestigiose scuole a Milano, il liceo classico.
Carlo studia come un matto, è il primo della classe, neppure l’informatica ha più segreti per lui, nel frattempo fa gruppo con i compagni.
L’essere presente e far sentire l’altro presente, questa è l’amicizia, scrive nel suo diario.
Carlo, fin da piccolo, ha scelto Dio o da Lui è stato scelto. Un innamorato delle cose celesti e del suo prossimo, nei momenti liberi gioca al calcio, scala una montagna, poi corre a fare il catechista per i piccoli, parla loro di Dio, trasmette emozione.
Anche il domestico di casa Acutis, un bramino, ne è conquistato al punto da lasciarsi tutto alle spalle e diventare cattolico.
La bestia è dietro l’angolo, Carlo improvvisamente sta male. I controlli, i migliori medici, il responso, si tratta di leucemia, una montagna troppo alta per essere scalata.
Papà e mamma nel dolore profondo, lui no, affronta la malattia con il sorriso, mai un lamento, la paura non sa cosa sia.
Torna fin che può nella “sua” Assisi, Francesco è più che un esempio.
Io da qui non uscirò vivo ma ti darò tanti altri figli, dice alla mamma, che lo guarda esterrefatta e non sa cosa rispondergli.
Viene il suo tempo, è il 12 ottobre 2006, Carlo ha appena 15 anni. Guardatemi, muoio felice, perché non ho mai sprecato un solo minuto della mia vita in cose lontane da Dio. Sono i giorni del pianto ma la mamma comincia a fare sogni strani, tra questi Francesco. Sii serena, le dice, il tuo Carlo è molto in alto, e sarà ancora più in alto. Qualcuno comincia a dire che pensando, pregando Carlo è guarito da un male incurabile.
22 febbraio 2020, papa Francesco ha deciso, Carlo sarà beatificato il 10 ottobre in Assisi, lui sarà lì il 3, forse lo andrà anche a trovare al Santuario della Spoliazione, il luogo in cui riposa il suo corpo. Chissà se ricorderà ai presenti quella sua splendida espressione: “Tutti nasciamo come originali, che nessuno di noi sia costretto a morire come fotocopia.”
Piero Gurrieri
L'immagine può contenere: una o più persone

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Non andrò più in chiesa

Un giovane va a confessarsi e dice al sacerdote:
Padre, non andrò più in chiesa!

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“Bisogna somigliarsi un po’ per comprendersi, ma bisogna essere un po’ differenti per amarsi”

Lui è seduto nel banco avanti a me.
Ha il viso rugoso di chi ha lavorato tanto sotto il sole. Avrà sui 75 anni e me lo immagino agricoltore.
Non so perché.
Quando si gira a guardare indietro, cercando con lo sguardo qualcuno, vedo i suoi occhi che sono come due fessure celesti.
Sono all’interno del santuario di Loreto.
Tutti vanno dentro la Santa Casa ed in pochi si mettono seduti nella Cappellina dell’Adorazione Eucaristica.
Siamo in pochi, quindi.
C’è molta pace.
All’improvviso sento avvicinarsi alle mie spalle qualcuno che è entusiasta della vita.
Lo sento dai suoi passi allegri.
Mi passa accanto e si avvicina all’anziano seduto avanti a me.
E’ un ragazzotto con la sindrome di down.
E’ almeno grande il doppio dell’esile vecchietto. Credo siano nonno e nipote.
Il ragazzo si siede e lo abbraccia. Stretto stretto.
Non lo vuole lasciare.
Il vecchietto chiude gli occhi in quell’abbraccio gigantesco.
Come a volersi abbandonare in quell’uragano di tenerezza.
Alla fine il ragazzo lo lascia e si mette calmo calmo a guardare Gesù Eucarestia.
Il vecchietto fa finta di guardare anche lui lì, ma in realtà, con lo sguardo girato verso la sua sinistra, sbircia quel suo ragazzotto.
I suoi occhi celesti lo scrutano.
Lo amano.
Lo abbracciano ancora.
Dopo un po’ il ragazzo si gira ancora verso il vecchietto, lo stringe ancora al suo cuore e poi appoggia il suo viso sulle esili spalle del nonno.
Avrei voluto fare una foto da dietro.
Ovviamente non ci ho neanche provato. Per rispetto.
Ma certo che vedere tanto amore in pochi attimi, fa bene!
Mi chiedo chi siano, su questa terra, i normali ed i diversi.
Mi chiedo chi siano i sani ed i malati.
Una volta ho letto da qualche parte: “Bisogna somigliarsi un po’ per comprendersi, ma bisogna essere un po’ differenti per amarsi”.
Ogni volta che incontro una persona “diversa”, sento che la vita mi sta dicendo qualcosa di bello.
Forse queste cose le capiamo meglio quando siamo piccoli (per età) e/o piccoli (per animo interiore).
Poche ore prima ero in un altro luogo (che non nomino per privacy) ed ero con Andrea (quel bellissimo ragazzo moro e riccioluto, che con il suo autismo e con il suo papà Franco è spesso protagonista della bellezza della vita, raccontandola sui libri che scrive e nelle trasmissioni televisive di cui è ospite).
Andrea, al contrario del ragazzo di Loreto, non ha molta voglia di colloquiare.
Ed anche questo ci sta.
Dico alla mamma che sarebbe bello averlo a scuola con i miei ragazzi. Mi chiede dove insegno. Dico ad Andrea che lui è l’idolo dei miei studenti con le sue avventure e con le meravigliose frasi che scrive su facebook.
Andrea sorride.
Non risponde.
Gli sorrido.
Non insisto.
Ognuno di noi ha un proprio mondo interiore che cambia di giorno in giorno.
Bello, no?!
Siamo in continuo cambiamento.
Siamo vivi!
Il pomeriggio mi fermo a parlare con un artista di strada.
Ha fatto tre opere d’arte stupende avanti il santuario.
E’ magrolino ed ha uno sguardo semplice.
E’ bravissimo ma non se la tira.
Mi spiega che per ogni disegno ci impiega circa cinquanta ore di lavoro.
Cinquanta!
Il suo lavoro è abbellire strade e piazze.
E’ nomade.
E’ ambulante.
Impiega materiale povero per disegnare.
Si sostiene grazie alle offerte dei passanti.
Con la prima pioggia, tutto il suo lavoro svanisce.
Il ragazzo della basilica con il nonno…Andrea…il madonnaro…siamo pieni di gente brava che ci sfiora.
Il più grande patrimonio dell’umanità!
Siamo un po’ tutti come i ciclamini che ho fotografato ieri pomeriggio a san Silvestro.
Non combattono per impressionare qualcuno.
Non combattono per essere diversi dai tulipani.
Non ne hanno bisogno. Perché sono diversi.
E c’è spazio per ogni fiore sulla terra! ❤
P.S. In una foto vedrete un ciclamino bianco: non mi era mai capitato di vederlo. E poi ho visto anche un ciclamino che si ergeva gigantesco, su tutti gli altri. Ma non se la tiravano nessuno dei due! ????

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Per ogni giorno: grazie!

Ogni giorno… Ogni mattina… Nasco! Continua a leggere Per ogni giorno: grazie!

Visitare la grotta del beato Bernardo è facile!

E’ semplice da raggiungere ma poco conosciuta.
Da lì vi è un panorama bellissimo ed un cammino che spiega chi era il beato Bernardo di Quintavalle.
E voi sapete chi è?
E’ il primo compagno d’avventura di Francesco d’Assisi.
Ad un certo punto della sua vita lui si nasconderà per un paio d’anni in una grotta sopra Sefro perché…
Ma andiamo per ordine.????
Bernardo di Quintavalle era un giovane assisiate tra i più nobili, ricchi e assennati del contado. Era stimatissimo tanto che tutta la città dava ascolto ai suoi consigli.
«Questo signor Bernardo – narrano le Cronache – cominciò a rimuginare dentro di sé il cambiamento di Francesco: erano quasi due anni che vedeva quello “strano” giovane girovagare per le strade della città, disprezzando ogni realtà mondana e sopportando pazientemente le avversità, facendo addirittura degli insulti un motivo di gioia, mentre la gente lo considerava uno stolto e un lunatico.
Dopo molte riflessioni, mosso da Dio, Bernardo invitò a cena Francesco nel suo austero palazzo, sperando di poterlo trattenere anche l’intera notte, apprestandosi in tal modo a osservare meglio se era pazzo o un santo.
A tale scopo aveva fatto preparare in una stanza due letti, uno per sé e l’altro per il suo ospite. E là, finito di cenare, si ritirarono entrambi per dormire.
Il beato Francesco fece credere di essere molto stanco e di desiderare di fare una bella dormita, ma lo diceva con l’intenzione di alzarsi a pregare quando il signor Bernardo si fosse addormentato.
Questi, a sua volta, a bella posta e in men che non si dica, finse di essere immerso in un sonno profondo, respirando e russando sonoramente.
Francesco, credendo ch’egli dormisse davvero, si alzò, e con le mani levate, volto e anima rivolti al cielo, pieno di ardore, profondendosi in lacrime, non si stancava di ripetere lentamente, con devozione, queste parole: “Deus meus et omnia! Dio mio Tu sei tutto!”.
Così quasi l’intera notte, senza pronunciare altro.
Il signor Bernardo lo contemplava umilmente e devotamente, alla luce di una torcia accesa nella stanza.
Pensava: “La divina sapienza si prepara a fare grandi cose per mezzo di quest’uomo semplice e senza istruzione, a rinnovamento e salvezza degli uomini”.
Il signor Bernardo andava meditando questi pensieri con umile sentire se medesimo, tutto attribuendo a Dio e ringraziandolo con ammirazione e pietà.
Il signor Bernardo si alzò al mattino e, pieno di fervore, disse a Francesco: “Fratello Francesco, ho deciso di lasciare totalmente il mondo e di seguirti, facendo tutto quello che mi comanderai”.
Al che Francesco, esultando di gioia, rispose: “Signor Bernardo, l’impresa è così ardua che occorre chiedere consiglio a Dio stesso. Andiamo dunque in chiesa. La c’è un buon sacerdote: sia lui a indicarci, aprendo tre volte il libro sacro, che cosa dobbiamo fare”.
Stavano andando nella chiesa di S. Nicolò, quando Francesco gli propose: “Prima sentiamo Messa, poi staremo in preghiera sino a metà del mattino, perché il Signore ci manifesti la sua volontà”.
E così fecero.
Francesco ricercò quindi quel sacerdote e lo pregò di aprire il messale.
Il sacerdote, tracciato su di esso il segno della croce, lo aprì e venne fuori questo testo: “Se vuoi essere perfetto, va, vendi quanto possiedi, danne il ricavato ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo” (Mt. 19,21); “Non portate niente durante il viaggio…” (Lc. 9,3) “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la croce e mi segua” (Mt. 16,24).
Udito questo, Francesco esclamò: “Ecco il consiglio del Signore. Va, dunque, e mettilo in pratica!”.
Subito il signor Bernardo vendette tutti i suoi beni, di notevole valore, andò con Francesco nella piazza di San Giorgio e distribuì il ricavato ai poveri.
Francesco gli pose quindi un abito povero come il suo»
(Vita di frate Bernardo dai Quintavalle, il primo che entrò nell’Ordine, in Analecta Franciscana, Quaracchi 1907, III, 35 e ss.).
Era il 16 aprile 1208.????

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Guardare dall’alto la nostra vita

Quello che vedete è il pavimento della Cattedrale di santa Maria in Fiore, a Firenze.

Quando ci si cammina sopra, non ci si rende conto della bellezza sotto i nostri piedi.

Ma dall’alto è tutta un’altra cosa.

Si vede tutta la sua minuziosa bellezza.

Chissà che la nostra vita non sia proprio così?

Un’opera d’arte meravigliosa vista dall’alto.

Un pavimento, vista dal basso. Continua a leggere Guardare dall’alto la nostra vita