Le ultime ore di vita di padre Kolbe

Quando uno dei dieci condannati, Franciszek Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso: i campi di concentramento erano infatti concepiti per spezzare ogni legame affettivo e i gesti di solidarietà non erano accolti con favore.

Dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria.
La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia, per le quali assistere a questa agonia si rivelò scioccante.
Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico.
I loro corpi vennero cremati il giorno seguente, e le ceneri disperse.
Secondo la testimonianza di Franciszek Gajowniczek, ad Hans Bock, delinquente comune, capoblocco dell’infermeria dei detenuti che gli fece l’iniezione mortale nel braccio, Padre Kolbe disse: «Lei non ha capito nulla della vita” e mentre questi lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «…l’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!».
Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria».”
14 agosto, memoria di San Massimiliano Maria Kolbe

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