La paura, nella malattia, è “sacro-santa”!

Appassito  girasole Sarà che ho una paura matta del dolore fisico (ed ancora non riesco a capire come abbia fatto a partorire tre figli con abbastanza naturalezza); sarà che mio marito ha rischiato di morire nell’arco di pochi attimi per un aneurisma cerebrale; sarà che il sangue posso fare volentieri a meno di vederlo…fatto sta che della malattia ne parlo davvero con grande fatica.

E non trovo mai neanche le parole giuste per parlarne. Cosa puoi dire ad un malato? Che deve farsi coraggio? Che deve essere forte? Che tutto passerà?

Non mi convincono mica tanto, queste frasi.

La malattia è la prova della nostra provvisorietà e fragilità.

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Tacito diceva che è “per la fragilità della nostra natura, che la guarigione agisce più lentamente della malattia”.

scoprire che non siamo highlander, non fa per niente piacere. 

banco-con-sedia-533x400Fatta questa premessa, potrete capire come mi sia venuto naturale non indagare più del dovuto quando, cinque anni fa, trasferitami in una nuova scuola, mi ritrovai a far lezione ad un “alunno-fantasma”. Il suo nome sul registro c’era; nei consigli di classe i miei colleghi parlavano del suo andamento scolastico, ma a scuola io non lo vedevo mai.

Sempre assente!

Poi, dopo qualche mese, un giorno me lo ritrovai in aula.

Nel frattempo avevo scoperto che era malato, ma nessuno mi sapeva spiegare bene di cosa ed i miei colleghi lo aiutavano in collegamento da scuola a casa.

occhi20uomoQuella prima lezione non gli chiesi niente: un po’ per viltà (e se mi avesse spiattellato in faccia la sua malattia, io cosa gli avrei risposto di tanto saggio od incoraggiante?) ed un po’ per tutelare la sua privacy (come mi sarei sentita io se qualcuno mi avesse chiesto un’informazione privata che volevo restasse solo mia?) 

Col tempo quello studente iniziò ad essere sempre più presente a scuola ed a me non sfuggivano i suoi silenzi profondi e il suo sguardo riflessivo.

img111Scherzava, ma mai in modo banale.

Interveniva, ma mai per polemizzare.

Era arguto, vivace, costruttivo e generoso.

Quando feci il primo spettacolo in quella scuola, lui si fece subito avanti; così scoprii che era pure bravissimo a recitare.

Bravissimo, eppure umile.

Durante quelle prove, lui cominciò ad accennarmi qualcosa della sua malattia. Io non chiedevo e lasciavo che lui dicesse solo ciò che si sentiva di dire. Lo ascoltavo cercando di captare, dal tono della sua voce, il suo mondo interiore.

Che potevo dirgli?

Sono convinta che non è possibile costringere un malato a sentirsi tranquillo e sereno: è soltanto possibile aiutarlo a trovare un equilibrio, senza forzature di sorta. 

calendarioPassarono gli anni ed ecco il mese di ottobre del 2013.

Io stavo organizzando i vari gruppi di lavoro per fare lo spettacolo “BASTA! Storie di dolore e di rinascita” che avremmo dovuto fare in Teatro il 30 marzo 2014.

Dovevo aiutare una ventina di attori in erba ad esprimersi: alunni inesperti ma pieni di buona volontà e coraggio.

Così ho fatto quella benedetta (in tutti i sensi!) telefonata.

“Pronto, Andrea?”

“Prof!!! Come va?”

“A me bene. A te, come te la passi all’università? Criminologia è ancora uno spasso?”

“Certo prof!” rispose lui ridendo.

“Senti Andrea, arrivo subito al dunque. Ho bisogno del tuo aiuto. Per marzo devo preparare a recitare un gruppo di ragazzi delle superiori che non l’hanno mai fatto. Tu hai fatto teatro, sei bravissimo; ti andrebbe di seguire il gruppo degli attori?”

“Ma certo!!! Io ne sono felicissimo!!”

La generosità di Andrea era sempre lì, bella presente nel suo cuore. 

HF184_DSC_5735(1)Andrea poi, si è messo talmente tanto in gioco in quest’avventura teatrale, che ha recitato sul palcoscenico con gli altri, facendo diventare tutto ancora più bello e divertente. 

Perché racconto questo?

Perché mai avrei immaginato che, alla mia richiesta di raccontare storie vere di dolore e di rinascita, Andrea avrebbe accettato di scrivere la sua storia personale.

Amicone e riservato insieme, non avrei mai pensato di poter leggere ciò che, cinque anni prima, stava capitando a quel mio alunno-fantasma. 

10246286_10203560769883458_8880019152026678131_nIl 30 marzo 2014, mentre Andrea recitava il suo pezzo sul palcoscenico del Teatro, io, in piedi in fondo alla platea, vedevo le teste immobili dei concentrati spettatori e guardavo i fazzoletti asciugare le lacrime di commozione che sgorgavano dal cuore del pubblico.

Con la sua coraggiosa vicenda personale, Andrea ha portato un intero teatro dentro la lotta interiore di un adolescente ammalato, non nascondendo né le sue paure, nè il suo cammino per risorgere dalle sabbie mobili dell’angoscia. 

domenica-ciechiLa malattia non ha proprio niente di positivo (e lo ripeto: niente!). Anche Gesù, sapendo questo, diceva chiaramente che era venuto per guarire i malati (e non solo quello, ovviamente!).

Ma se proprio dobbiamo trovarci un lato, non dico positivo, ma almeno costruttivo, questo me l’ha insegnato Andrea ed i malati coraggiosi come lui! 

1cbe24686218f6df290c4547eae3275b_mediumLa malattia ti fa diventare morbosamente ghiotto della vita, al punto che non hai più voglia di perdere tempo in castronerie da quattro soldi e ridefinisci, con un fiuto sacro, ciò che veramente conta da ciò che è stupida apparenza.

I malati sono così appiccicati alla vita, che, con arguta destrezza mentale, si pongono le domande esistenziali, senza perdere tempo in masturbazioni intellettuali ma andando al “sodo” del senso della vita, con la velocità della luce.

albero dell'illuminazioneE quei trecentomila chilometri al secondo li percorrono, per giunta, in salita, diventando senza accorgersene (e questo è un bene, perché non diventano schiavi della presunzione) eroi dalla splendida saggezza. Una saggezza che fa capire che spesso le risposte non ci sono, perché la vita ti cambia le domande in continuazione!

Perfino la rabbia, nella malattia, è fame di vita!

1395771_531224476959758_214379218_nE anche la paura deriva dal coraggioso sforzo di guardare la propria limitatezza. E’ per questo che la loro paura è sacrosanta (sacra e santa, contemporaneamente!), perché reca con sé il grido di dolore di ogni uomo che sta salendo la montagna della prova. E chi è nella prova non ha Dio lontano!

I malati che, con profondo realismo e speranza, scommettono sulla presenza di Dio nella loro vita, cercano Dio come assetati nel deserto.

E proprio in quel deserto, molti di loro trovano il Dio Materno che li consola e li rende forti! 

 

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«Io che apro il grembo materno,

non farò partorire?» dice il Signore.

«Io che faccio generare, chiuderei il seno?»

dice il tuo Dio.

«Come una madre consola un figlio

così io vi consolerò!»”.

(Isaia 66)

Che dire ora, se non BUONA LETTURA!

3disarmanteNon ricordo com’è cominciato tutto. Ricordo solo che all’improvviso mi sono ritrovato in un lettino di ospedale e non riuscivo più a muovere la gamba destra. I dottori cercavano di rassicurarmi, dicevano che con un po’ di cortisone si sarebbe risolto tutto…ma il giorno dopo anche il braccio sinistro cominciò a perdere sensibilità, a pesare, a non rispondere più agli stimoli.

I dottori non sembravano più tanto ottimisti, non mi rassicuravano più… forse perche sapevano che un ragazzo/a di 17 anni con ancora tutta la vita davanti stava perdendo velocemente e per cause sconosciute le principali funzioni motorie che distinguono l’uomo da un vegetale…e io intanto cominciavo a sprofondare nella paura che non avrei più camminato, che non avrei più corso, che non avrei più lasciato quel letto di ospedale da solo, che sarei stato un peso per i miei genitori, i miei amici e per tutte le persone che avrei incontrato da li in avanti…

È incredibile come da un giorno all’altro riesci ad apprezzare anche il più piccolo, semplice e insignificante gesto di tutti i giorni, dall’alzarsi dal letto al leggere un giornale: tutte cose che io non avrei più fatto…

Seguirono giorni interminabili di controlli con dolorosissimi prelievi di midollo e notti piene di angoscia e sconforto…era quasi come scivolare sempre più in un baratro senza fine, con il tuo corpo che comincia lentamente a spegnersi e indebolirsi…decisamente una sensazione che non auguro a nessuno.

Poi un giorno mentre la solita infermiera passava per ritirare i termometri ebbi un’illuminazione.

“perché ciò deve capitare proprio a me? Possibile che non possa fare niente per risollevarmi da questa situazione?”

Da quel giorno cominciai ad affrontare il problema di petto e a poco a poco cominciarono ad esserci i primi miglioramenti.

yPMaICapitemi, so che in verità è stato merito dei medici che alla fine hanno centrato la diagnosi, ma tutto quello che è seguito… la fisioterapia, il ritorno a scuola…ho affrontato tutto con il sorriso, perché ero riuscito a rialzarmi dopo un momento difficile, perché nel mio momento più buio ero riuscito ad accendere la luce…e cosi sono tornato ad essere quello di sempre, ma con una voglia di vivere fuori dal comune: voglia di riprendermi ogni attimo che mi sono perso, voglia di godermi appieno ogni giorno della mia vita…perché solo facendo questo potrò dire di non essermi rialzato invano.

Godermi appieno la vita; come quel giorno in cui ho preso il mio primo 30 durante un esame universitario, in quel momento tutte le mie preoccupazioni erano svanite…e mi sentivo in pace col mondo!

Andrea

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3 commenti su “La paura, nella malattia, è “sacro-santa”!”

  1. Per caso ho scoperto questo blog, attirata dalla pagina fb. Davvero meraviglioso tutto quello raccontato, che dono grande è avere degli insegnanti/educatori che tirano fuori il meglio dei propri alunni. E grazie a Dio ne ho conosciute prof così… Buon lavoro!

    1. Cara Valentina, grazie per il tuo commento ed il tuo incoraggiamento! la scuola va avanti grazie a tanti bravi insegnanti che anche io ho incontrato e mi hanno dato tanto! In questo periodo, con i ragazzi, stiamo formando la Compagnia degli scrittori… un gruppo segreto che mi sta aiutando a far diventare il Blog un libro da stampare. Siamo stai contattati, infatti, da una Casa Editrice, interessata a divulgare ciò che abbiamo scritto nel Blog, nel corso di quest’anno. C’è aria entusiasta da queste parti!:) Buona vita!!!!

  2. …quanto devo ancora imparare!….grazie…..era questo, un momento fa, un brutto momento e grazie a Te Andrea, a Voi mi è passato per ora; ho acceso la tv e guardo la partita Inghilterra-Russia….grazie ancora buon cammino

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