La Domenica delle Palme è Gesù che ha voglia di abbracci e coglie l’attimo!

Inizia.
Oggi.
Comincia la Settimana Santa.
Per sette giorni ci imbatteremo in tutte le nostre contraddizioni e nei nostri sogni infranti.
Per sette giorni entreremo nei nostri desideri di eternità e nella paura che sia tutta un’illusione.
Sette giorni che ci dispiegheranno, a uno a uno, i giorni del nostro destino.
Entriamo senza remore anche nella trappola preparata per Gesù e nella sua scelta di entrarci consapevolmente.
Non è un ingenuo Gesù di Nazareth.

“Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno” 

Gesù sa, ma entra deciso.
E’ come un innamorato che sa, ma che fa finta di non sapere, pur di corteggiare.
E’ un Re che è completamente distratto dal suo titolo regale, perché è concentrato sul suo popolo amatissimo.
Ha voglia di farsi abbracciare.
Un po’ come tutti noi quando torniamo a casa dopo tanto tempo e pregustiamo il momento degli abbracci calorosi.
E lo sappiamo che non tutti quegli abbracci saranno perfetti.
Ma chi se ne importa di andare a fare le pulci agli abbracci!

Entra a Gerusalemme come un re bisognoso che deve prendere in prestito un asino. Un Dio umile che non si impone, non schiaccia, non fa paura.
«A un Dio umile non ci si abitua mai» (papa Francesco).

“Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono.
Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?».
Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra”

Gesù prende in prestito e restituisce.
Non pretende e non ci porta via le cose che possediamo.
Non ci ruba la vita.
Non ci toglie la libertà.
Ci chiede in prestito qualcosa di noi, per farlo diventare il meglio di ciò che può diventare.
Ci fa volare in spazi aperti ed in sogni che credevamo irrealizzabili.
E’ felice nel vederci felici!
Lo sa che non dureranno per sempre quei mantelli gettati per terra al suo passaggio e quello sventolare di fronde tagliate dai campi.
Lo sa che siamo contraddittori e che oscilliamo come bandiere al vento.
Ma, proprio per questo, coglie l’attimo!
Entra nella nostra città non con il cavallo che si utilizza per vincere le guerre, ma con l’asino dei tempi di pace.

“Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina” predirà Zaccaria tanti anni prima

Possiamo tutti tirare un sospiro di sollievo ed esultare, dicendoci: “Gesù non è in guerra contro di me!”.
Non entra in me per rimproverarmi.
Viene per scelta e per gioia.

Cammina in questa nostra Italia, sotto l’assedio di un nemico invisibile.
Passa per le nostre strade vuote di persone, ma vogliose di futuro.
Entra nelle nostre case che sanno di pane, di abbracci, di ansia e di speranza.
Dio viene, eternamente incamminato, viaggiatore dei millenni e dei cuori.
E non sta lontano.
Lui lo sa che oggi siamo “così” e domani potremmo essere “cosà”.
Lo sa, ma viene lo stesso.
Non ha voglia di puntare il dito sulle nostre contraddizioni.
Ha voglia di vivere questo momento, riempendoci di voglia di Lui.

Per vivere bene la Pasqua, dobbiamo abbracciare Gesù e sentire che Lui ci stringe ancora più forte.
Più forte del fallimento del Venerdì Santo; più forte del tradimento preparato a tavolino contro di lui; più forte del sonno dei suoi, che lo lascerà da solo nel Getsemani; più forte della codardia che lo farà pendere da una croce con quasi nessuno ai suoi piedi…

Lui ci stringe più forte di tutto e di tutti. 
Come un innamorato, non perde neanche un’occasione per far nascere momenti di felicità insieme.
Per dirci: “Tutto questa gioia è possibile!”
Abbracciarci e far festa è il nostro destino meraviglioso!

E’ pronta una fronda verde qualsiasi?
Lui sta arrivando senza bisogno di autocertificazione.
Ha libertà di circolazione.
Chiede di entrare.
Chiede di abbracciarci.
Cogliamo l’attimo!

“Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

 

 

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