Gli alberi sono il grande alfabeto di Dio

Cammino e li guardo. Quelle poche volte che esco per la spesa, mi ci incanto con lo sguardo.
Sono gli alberi.
Sono l’esplosione lentissima di un seme.
Li vorrei abbracciare.
Esco nel giardino che, tanti anni fa, era solo un prato fangoso, e li contemplo.
Per me gli alberi sono sempre stati i miei predicatori più persuasivi. Mi costringono ad alzare lo sguardo verso il Cielo, anche quando non ci penso.
Mi calmano.
Quando tutto intorno a me sembra cedere e cadere, il loro tronco forte mi regala forza e le loro foglie che spuntano senza sosta, mi invitano a fare spazio alla serenità.


Calmati!
Sta andando tutto bene.
Non sei Dio e non sarai tu a cambiare il mondo.
Però puoi cambiare il tuo sguardo.
Guarda i fiori di oggi e ricorda le tracce invisibile di loro che già vedevi nei germogli di ieri.
Rasserenati tra i colori che entrano in perfetta armonia con l’azzurro del Cielo e non farti trarre in inganno dall’inverno della vita.
Che i tuoi occhi siano vigilanti, come vedette nella notte, per poter scorgere le invisibili tracce di quel mondo nuovo che ti sto già raccontando.

“La storia è semplice – non c’è molto da raccontare – e tuttavia sembrerà inventata, tanto appare poetica.
Questa giovane donna sapeva che sarebbe morta nei prossimi giorni. Quando le parlai, era serena, nonostante tutto.
“Sono grata al mio destino, per avermi colpita così duramente” mi disse, e ricordo bene ogni sua parola:Perché nella mia vita di prima, quella borghese, ero troppo viziata e non avevo nessuna vera ambizione spirituale”.
Negli ultimi suoi giorni era come trasfigurata.
“Quest’albero è il solo amico nei miei momenti di solitudine”, disse, accennando attraverso la finestra della baracca. Fuori c’era un castagno, tutto in fiore, e chinandomi sul tavolaccio della malata, potevo scorgere ancora un ramoscello verde con due grappoli di fiori, guardando dalla finestrella della baracca-infermeria.
“Con quest’albero parlo spesso” disse poi.
Ne fui meravigliato e non sapevo come interpretare le sue parole. Sta forse delirando, ha delle allucinazioni?
Le chiesi dunque, curioso, se l’albero può risponderle – Sì!e che cosa le dice.
Mi rispose: “M’ha detto: Io sono qui – io sono qui – io sono la vita, la vita eterna…”
(tratto da “Uno psicologo nei Lager” di Viktor Frankl)

 

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