Garibaldi e i Fratelli Musulmani

20130818_163420Ogni volta che vengo a Citerna, cerco di immaginare
Garibaldi ed Anita dormire insieme in questo bellissimo luogo dell’Umbria settentrionale, a due passi da Arezzo.

Così anche ieri, di fronte ad un’immagine di Garibaldi trovata nel centro di Citerna, riflettevo su Garibaldi, potente icona laica del Risargimento.

Già: lo stato laico. Ci credo talmente tanto al rispetto della laicità dello Stato, che anche a scuola, mi trovo profondamente a disagio quando si propone
agli studenti qualche momento di preghiera (con la partecipazione libera, si intende).
Guardo Garibaldi su questo muro di Citerna e penso: “Giuseppe, lo sai che Gesù Cristo aveva intuito perfettamente che mischiare religione e Stato non va bene!”
Gli faccio l’occhietto e ripenso a Gesù Cristo che è il primo a formulare il
concetto di laicità quando afferma: Date a Cesare quello che è di Cesare
e a Dio quello che è di Dio”.
Gesù è il primo a distinguere il potere religioso da quello politico.
Prima dell’avvento del cristianesimo infatti, in tutte le società arcaiche
vigeva un sistema teocratico: il capo politico era anche il capo religioso.
Con Gesù tutto cambia.

Mentre riflettevo su questa opportuna distinzione propostaci da Gesù (frase che
meriterebbe una ben più approfondita riflessione), mi arriva sul mio cellulare
un aggiornamento su ciò che sta succedendo in Egitto con i mitici Fratelli
Musulmani.
Già:  i Fratelli Musulmani.

Lo scorso anno, dove mi giravo, sentivo parlare di “primavere arabe”
(la quasi totalità dei giornali) e andava anche di moda alimentare illusioni
sui”Fratelli musulmani”.
Già so che nessuno farà autocritica.
Io ascoltavo queste corbellerie (anche da gente intelligente) e, con la fortuna
di chi ha parecchi amici e contatti nel mondo arabo e in MedioOriente, capivo
l’assurdità della situazione.

Pochi giorni fa, mi è capitato sotto gli occhi un interessantissimo articolo
del Corsera, intitolato:

“Democrazia e Paesi musulmani sono Mondi incompatibili. Girard: «Il
problema è la separazione fra religione e politica»  L’Islam non si è riformato,
a differenza del Cristianesimo. Anzi, si è radicalizzato conl’apparizione del
Wahhabismo. Non c’è mai stata quella separazione cheinvece è alla base della
civiltà occidentale.
http://archiviostorico.corriere.it/2013/agosto/17/Democrazia_Paesi_musulmani_sono_Mondi_co_0_20130817_9e93195c-06fe-11e3-b94f-9c4206d8238b.shtml

Lo so, lo so; la Chiesa ci ha messo secoli per capire (e anche ora non sono per
niente certa che certe autorità cattoliche resistano alla tentazione di
interferire) ma quando sento paragonare questa nostra situazione al mondo
islamico, capisco che la maggior parte della gente (anche giornalisti ed anche
intellettuali) non conosce assolutamente niente dell’Islam e della sua
difficoltà nell’accettare una democrazia laica.

Primavera araba?

Per il Corano, Maometto è il capo religioso, militare e politico. Ed è il Corano a stabilire che, in un processo, la testimonianza di una donna vale metà di quella di un uomo.

Nell’Islam contemporaneo, il fondatore dei Fratelli Musulmani, Hasan al-Banna,
è segnalato dal suo movimento come la guida suprema. Non c’è possibilità di una
libera interpretazione dei testi sacri nel mondo sunnita dai tempi successivi
ad Averroè, quando fu proibito lo spirito critico, considerato satanico. Finché
vale soltanto la verità rivelata, la democrazia è fuori gioco.

C’è una parte della gioventù egiziana convinta che la religione sia una
questione individuale, un rapporto fra Dio e la propria coscienza.

Scrivo spesso, per scherzo, che il musulmano si preoccupa del suo rapporto
personale con Dio, mentre il Fratello musulmano è ossessionato dal rapporto del
suo vicino con Dio. Chiaramente è una battuta, ma gli egiziani sono molto
nazionalisti, fieri del loro passato, dei faraoni. Non accettano chi, come
Morsi, mostra di disprezzarlo. Se apparisse domani un nuovo pensatore della
statura di Muhammad Abduh, un vero riformatore, il cambiamento potrebbe essere
molto rapido.

Dobbiamo sperarci.

Non sarà in tempi rapidi, ma dobbiamo sperarci.

L’alternativa sarebbe tragica: altro che primavera araba!

 

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