Dio dispone di pochi di noi a cui sussurrare nell’orecchio. (Robert Browning)

Ciao Cri, è‘ bellissimo quello che ti è successo, ed è ancora più bello perché lo hai riconosciuto, ti sei accorta che la Provvidenza stava operando e sei stata docile strumento; consapevole che quello era il meglio per te!

Ma come si fa questa magia? Come si fa a smettere di vedere la propria vita come un’insieme di strade sbagliate, interrotte, riprese, tentativi, poi ancora tentativi etc. Quando è che lo scarabocchio si trasforma in opera d’arte?

Dio ti benedica

Katia

 

Carissima Katia, io la vedo un po’ così. Hai presente quando stai pitturando un grande affresco? Mentre lo fai, mentre sei a pochi centimetri dall’intonaco fresco che stai dipingendo, non vedi molto bene ciò che sarà alla fine.

Lo immagini perché già ce l’hai un po’ in mente, ma ancora non ti rendi perfettamente conto dell’effetto che quella pennellata darà all’intera opera. Per questo, ogni tanto, è necessario allontanarsi ed osservare da lontano l’opera d’arte che sta emergendo.

Oppure hai presente quando abbiamo un pezzettino di terra a disposizione per farci giardinaggio? Iniziamo a piantarci fiori e piante per farlo venire bello come noi già lo immaginiamo. Però è necessario far passare del tempo per vedere realmente l’effetto finale.

Ecco…

Quando viviamo, passiamo tanto tempo (per forza di cose) con il pennello in mano a pochi centimetri dall’opera. Come possiamo, quindi, vedere con chiarezza l’effetto finale?

Viviamo concentrati nel mettere in terra la piccola piantina: ma come possiamo sapere, con certezza, quanti fiori darà alla fine?

Ci vuole lontananza e tempo per vedere meglio il senso degli eventi.

Anche quel mio racconto, io l’ho scritto a distanza di anni. Lì per lì non mi ero resa tanto conto dell’affresco che stava venendone fuori e dei fiori che sarebbero spuntati dalle mie scelte.

E fin qui ci siamo.

 

Eppure, ogni tanto, pur col pennello in mano, “sentiamo” chiaramente che certe coincidenze non sono solo il frutto del caso. Non è che ne abbiamo la certezza assoluta, ma “sentiamo” che Dio non lascia vacillare il nostro piede e non si addormenta, ci custodisce come ombra, ci copre e sta alla nostra destra, vegliando su di noi sempre” (cfr. Salmo 120).

Quando sentiamo, è come se avessimo in mano sia la piantina piccola che la pianta sotto cui riposeremo. E’ come vivere presente e futuro, dandoci il permesso di non sentirci soli e abbandonati dalla vita.

A me, la maggior parte delle volte in cui mi è capitato questo, è stato nei momenti di grande tristezza o panico oppure quando dovevo proprio far qualcosa di bello, che non potevo rischiare di farmi fermare dalle preoccupazioni (razionalmente giustificabili, tra l’altro).

Alcuni episodi sono proprio intimi e non li posso scrivere in un blog. Altri (come quello che ti sto per raccontare) sono delle pennellate da poter condividere.

Pennellate.

Tutto qui.

La tua mano mi protegge

Venerdì 13 settembre sono stata operata per un tumore maligno. Lo scrivo senza mezzi termini perché è bene dare il nome giusto alle cose, evitando quei bisbiglii impauriti a cui i figli di Dio non dovrebbero mai dare spazio.

Un “intruso” si è intrufolato nel mio corpo, ma Dio mi ha messo accanto tanti medici bravi ed una sfilza di infermieri professionali e sorridenti. Aspettiamo ora l’ultima parola delle analisi istologiche, ma mi sento già come una vincitrice!

Ho vinto sull’angoscia che bussava alla mia porta e sulla tristezza che voleva accalappiare la mia mente.

Ho iniziato a sentirmi una privilegiata per la vita che mi tiene abbracciata e protetta dalla preghiera di tante persone che mi vogliono bene. La malattia è brutta, ma l’amore degli altri crea un forte scudo contro di lei, alimentando i muscoli della spiritualità e del mondo interiore. Pian piano ti senti sorretta, difesa e rialzata da tante mani.

Quindi, bando alle ciance, come andrà andrà. Io sono serena.

In tutto questo, non è che mi siano mancati però certi attimi di solitudine e timore.

Uno di questi è stato il giorno dopo l’intervento.

Erano circa le sette del mattino ed ero sola nella mia camera.

La notte l’avevo passata da sola, su precisa richiesta delle infermiere del reparto (e devo dire che ero tranquillizzata dalla velocità e dalla professionalità con cui intervenivano in qualsiasi camera, quando qualche malato suonava il campanello).

La mattina dopo ero però un po’ esausta. A volte la debolezza fisica e spirituale, si alleano insieme contro la famosa “resilienza”. Quando si è malati, ogni ora è una piccola lotta per cacciare i fantasmi delle preoccupazioni e far posto alla serenità tout court.

La mattina di sabato 14 settembre ho guardato il crocifisso appeso nel muro avanti e me ed ho dato un’occhiata melanconica alla sedia vuota dove, il giorno prima, in tanti si erano seduti per farmi compagnia. E così, parlando un po’ ironicamente con il Gesù crocifisso appeso al muro, gli dicevo come un don Camillo in gonnella: “Ok. E’ chiaro. Tu muori. Tu risorgi. Tu sei accanto a noi. Però… cavolo… che ti costerebbe sederti un attimo su questa sedia? Un attimino? Giusto per farmi vedere un tuo sorriso e poi scompari. Non è mica facile sta storia della fede cieca! Vabbè… scherzo, dai! Non insisto…”

E mentre sorridevo tra me e me, girata forzatamente sul lato destro del mio corpo per il tipo di intervento che avevo subìto, sento alle mie spalle una voce maschile che mi dice: “Buongiorno! Vuole Gesù? Le ho portato la comunione!”

“Ma certo che voglio!”

Dopo pochi minuti, nel silenzio della mia cameretta, una mia amica mi manda su WhatsApp il messaggio mattutino del buongiorno con un Cri, vuoi vedere Gesù? Eccoti accontentata!” seguito da un sacco di smile.

Era un giochino ottico in cui, se tu fissi i tre puntini al centro per alcuni secondi, dopo un po’, spostando lo sguardo sul muro, ci vedi il viso di Gesù.

Mi sono messa a ridere! L’ho fatto ed ho visto.

La mia amica non sapeva niente dei miei dialoghi surreali con Gesù di pochi istanti prima, ma ho pensato che Gesù ha davvero un sacco di senso ironico e possiede anche un ottimo tempismo!

La fede è vivere il quotidiano dalla parte del mistero.

Possiamo “toccare” Gesù vivo in tutte le occasioni della vita quotidiana.

«La fede è un modo di possedere già le cose che si sperano, di conoscere già le cose che non si vedono» (Eb 11,1).

Dio è Parola sussurrata.

Te lo ricordi l’incontro di Dio con Elia: «Il Signore stava passando. Davanti a lui un vento fortissimo spaccava le montagne e fracassava le rocce, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento venne il terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto venne il fuoco, ma il Signore non era neppure nel fuoco. Dopo il fuoco, Elia udì come un lieve sussurro. Si coprì la faccia con il mantello, uscì sull’apertura della grotta e udì una voce che gli diceva: Che fai qui, Elia?» (1 Re 19,11-14).

In uno dei capolavori di Kieslowski sui Dieci Comandamenti, Decalogo I, il bambino protagonista sta giocando al computer. Improvvisamente si ferma e chiede alla zia: «Com’è Dio?».

La zia lo guarda in silenzio, gli si avvicina, lo abbraccia, gli bacia i capelli e, tenendolo stretto a sé, sussurra: «Come ti senti, ora?».

Pavel non vuole sciogliersi dall’abbraccio, alza gli occhi e risponde: «Bene, mi sento bene».

E la zia: «Ecco, Pavel, Dio è così».

 

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2 commenti su “Dio dispone di pochi di noi a cui sussurrare nell’orecchio. (Robert Browning)”

  1. Ciao, buongiorno e ben ritrovata Cristina,
    innanzitutto sono molto contenta che l’intervento sia andato bene ed è stupefacente “respirare” la tua forza d’animo nonostante le difficoltà soggettive ed oggettive, i miei complimenti per davvero.
    Credo proprio che il Signore ti stia dando una grande mano coccolandoti come solo Lui sa fare …
    Per quanto hai scritto in questo articolo, credimi, non ho parole… tocca per davvero le corde più profonde dell’anima e te ne sono infinitamente grata.
    Ti lascio con un affettuoso e caloroso abbraccio, ti auguro di cuore una pronta guarigione (GUARIGIONE!!!) e ti affido nelle mani Sante della nostra Madre Celeste nonchè al buon cuore di nostro Signore Gesù.
    A presto Cristina.

    Lella

    1. Grazie carissima Lella!
      Piano piano…avanti si va!
      E man mano, ci accorgiamo che niente è fuori lo sguardo di Qualcuno che soffia forza interiore su ogni passo che facciamo.
      Viva la vita!

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