Digiuno e preghiera; il potere atomico di Dio

la-luce-di-un-mattinomeraviglioso-785bc32c-6506-4b5a-b6c4-2e53a9a6c2b3C’è una cosa che per me è sempre stato un mistero: il digiuno.

C’è chi lo fa per disintossicarsi, chi per allenarsi ad avere più forza di volontà, chi per curarsi…e chi per pregare meglio.

Se nelle prime tre motivazioni ho sempre visto una certa logica, nell’ultima ho fatto una gran fatica a trovarla.

digiuno gradito a DioSarà che io ho incontrato grandi difficoltà nel praticarlo…

Sarà che mi sono sempre riaggiustata la cosa, appellandomi al fatto che non esiste solo il classico digiuno dal cibo ma anche altri tipi di astinenze (dalla televisione, dai pettegolezzi…)

Fatto sta che il digiuno l’ho sempre messo da una parte.

Ma poi Gesù me lo rimetteva al centro, punzecchiandomi con frasi decisamente chiare. Avete presente, per esempio, l’episodio in cui lui, tornato a valle dopo la trasfigurazione, libera un indemoniato perché i suoi discepoli non vi erano riusciti?

cristo_caccia_satanaQuei poveretti ci erano rimasti davvero male.

Erano amareggiati per il loro fiasco. Quel giorno, qualcosa non aveva funzionato.

Ma cosa?

“Scusa maestro, ma perché noi non siamo riusciti a liberarlo? Eppure ci abbiamo provato in tutti i modi e con tutte le preghiere possibili. Perché tu, invece, ci sei riuscito subito?”

Gesù chiarisce l’inghippo: “Certa specie di demoni si scaccia solo con la preghiera e col digiuno” (Mt 17,21)

210nmh5Il digiunooo???

Ma che segreto c’è dietro il digiuno, se anche Gesù lo ha fatto per quaranta giorni, se i santi lo hanno imitato alla grande, se i battezzati dei primi due secoli, prima del sacramento, si preparavano con un digiuno, riconoscendovi un elemento dell’esorcismo pre-battesimale e se anche i fedeli delle altre religioni lo hanno sempre praticato?

Ma perché satana è così indebolito, quando digiuniamo?

Forse quando offriamo a Dio qualcosa che tocca il nostro corpo, si può dire che ci offriamo veramente. E’ più facile, infatti, dare dei soldi, del tempo o una buona parola.

fotoIl digiuno, invece, tocca qualcosa di vitale. Il cibo è una questione di sopravvivenza, tocca le nostre abitudini più profonde, rivela le nostre dipendenze. Quando si digiuna a pane e acqua, ci sono dei “miraggi” che ci chiamano: caffè… sigarette… vino… cioccolato… gelati… grappa… che ci indicano le cose a cui siamo maggiormente attaccati. Solo con l’astinenza ci rendiamo conto fino a che punto siamo legati ai nostri piccoli orari e abitudini.

Il digiuno crea, in un certo senso, un vuoto, uno spazio (nella nostra anima, nel nostro corpo, nel nostro cuore) che Dio occuperà come mai aveva fatto prima.

Forse proprio per questo coloro che digiunano hanno una particolare finezza e sensibilità spirituale.

Oggi la pratica del digiuno è guardata con un certo sospetto dal nostro mondo incapace di rinunce, ma proprio per questo voglio cercare di scoprirne la ragione ultima.

Intanto il digiuno, in tutte le religioni, ha un valore di rimando all’essenziale.

India Kashmir RamadanI miei alunni musulmani mi hanno insegnato che “è inutile, prof, fare il digiuno durante il giorno se poi, la sera, mangi a crepapelle”

Il rigidissimo digiuno del Ramadan ci richiama anche al valore della condivisione di questo gesto (anche il Gran Sultano sperimenta la fame dei mendicanti ed i miei alunni islamici dicono: “E’ inutile digiunare se poi, contemporaneamente, sei cattivo con gli altri, non preghi o non ti comporti bene”.) 

pane-e-acquaMa la cosa che più mi affascina è una caratteristica del digiuno cristiano; quel farlo a pane ed acqua.

Mi piace l’idea di sopravvivere, per un giorno, solo grazie al pane.

Il pane è stato scelto da Gesù, per essere trasformato in Lui.

Solo per questo dovremmo guardare il pane con occhi diversi.

pane_spezzatoIl pane che mangerò quel giorno mi ricorderà che io sopravvivo quotidianamente grazie a Colui che è “la Via, la Verità e la Vita”ed ogni morso di fame che placherò grazie ad un morso dato al pane, significherà la mia tensione verso Colui che mi salva.

E si sa: tutto ciò che ci può ricordare questa tensione è bene accetto agli occhi di Dio.

Per un giorno, sopravvivere di solo pane, per concentrarci sul Pane Divino a cui possiamo ricorrere per sentirci protetti da ogni male, non può farci che bene.

Mangiare solo pane per rammentarci che c’è il Panis Angelicus a cui possiamo chiedere grandi grazie, è darci una “botta di vita” autentica!

Via, quindi, ogni tentazione di spettacolarizzare il nostro digiuno e si faccia avanti la nostra segreta intimità con Dio!

“E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Iintimitacondion verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,16-18).

Gesù vuole che nel digiunare si chiami solo Dio a testimonio (mentre i farisei nei giorni di digiuno rendevano quasi irriconoscibile il loro volto, aspergendolo di cenere per attirare l’attenzione degli altri). 

E per finire un pezzo sulla potenza del digiuno, cosa c’è di meglio che raccontare un fatto realmente accaduto?

Leggetelo e poi ditemi se anche a voi non viene voglia di fare il digiuno con rinnovato entusiasmo! 

E’ il 9 marzo 1510 e siamo a Motta di Livenza (TV).

25916258Lungo la strada che da Motta va verso Oderzo, ad un crocicchio, c’era (e vi è ancora sul fianco dell’attuale Santuario) una Cappella, un Capitello così chiamato, con l’Immagine della Madonna con in braccio il Bambino.

Un certo Giovanni Cigana di Motta, un contadino semplice e devoto, padre di sei figli che ha saputo educare cristianamente, quando il tempo glielo Motta3permette, è solito fermarsi davanti a questa Immagine della Madonna per recitare il Santo Rosario.

La sera di venerdì 8 marzo 1510, il Cigana sta preparando gli arnesi per arare, il giorno seguente all’alba, un campicello di sua proprietà, quando giunge l’Amministratore del signor Girolamo Moro, al quale presta servizio, che gli ordina a nome del padrone di recarsi il giorno seguente, con altri due operai, a Porto Buffolè, distante da Motta circa 15 chilometri, a prendere certe tavole.

Il Cigana fa presente il suo lavoro già programmato per il giorno seguente, ma inutilmente; deve obbedire e cambiare ogni progetto a malincuore. Pensando però tra sé come poter mettere insieme l’ordine del padrone con il desiderio di arare il suo piccolo campo, gli viene in mente un certo Luigi Facchini, uomo abile e generoso, che abita proprio nelle vicinanze del campo, poco distante dal Capitello della Madonna. Certamente l’amico accetterà di aiutarlo!

home_1_00Il giorno seguente, di buon’ora si mette in cammino e giunto davanti al Capitello, nonostante la fretta, si ferma per recitare qualche Pater, Ave e Gloria come per impetrare l’intercessione della Madonna. Quando si alza per proseguire il viaggio, getta lo sguardo a destra, su di un campo seminato a frumento, e vede seduta a terra, davanti a sé, una fanciulla con le mani incrociate sulle ginocchia e la testa inclinata a sinistra: ha le vesti bianche come la neve, sfavillanti di luce, le guance rosee, ed il capo coperto da un velo. Pensando sia una ragazza del posto, le rivolge in dialetto, il saluto solito di quelle parti «Dio vi dia il buon giorno», al quale la fanciulla risponde «Buon giorno e Buon Anno» e continua «Uomo dabbene, dove intendete andare?». Con tutta naturalezza l’uomo risponde «Voglio andare a parlare ad uno perché venga ad ararmi un piccolo tratto di terreno». La giovane continua «Oh quello verrà volentieri e vi servirà volentieri, perché anche voi siete solito aiutarlo; e vi ripeto che verrà volentieri e vi servirà volentieri».

Il Cigana si meraviglia che la fanciulla gli abbia detto per ben due volte «vi ripeto che verrà volentieri e vi servirà volentieri», ma colmo di una gioia che non sa spiegarsi, esclama con devozione: «Sia ringraziato Iddio e la Vergine, giacché verrà così volentieri»!

Come pronuncia queste parole, i suoi occhi si aprono ed il cuore gli dice che quella fanciulla non riconosciuta è realmente la Madonna, la Vergine Maria. Indescrivibile è la commozione del povero uomo che confuso si butta in ginocchio, mentre l’Apparizione si leva in piedi e gli parla, lasciandogli tre ordini:

1. per tre sabati consecutivi, digiuni con la propria famiglia;
2. per nove giorni di seguito inviti i compaesani ad unirsi al suo digiuno, per      ottenere la misericordia ed il perdono di Dio; 
3. parli a suo nome e comunichi che è suo desiderio che in quel luogo venga eretta in suo onore una chiesa in legno, che in seguito sarà trasformata in Tempio stabile di pietra.

Se l’apparizione della Madonna ha riempito di commozione il cuore del Cigana, gli impegni che gli vengono dati lo spaventano e, con tanta umiltà esclama «Madonna mia, nessuno mi vorrà credere né prestare fede». Ma l’Apparizione lo assicura «Questa sera stessa darò nel sole un segno straordinario che serva ad autenticare le tue parole».
Riavutosi alquanto dallo stordimento, il bravo uomo resta incerto se continuare il suo viaggio o mettersi subito ad annunciare quanto la Madonna gli ha ordinato; si decide di raggiungere la casa del Facchini, non molto distante, e di chiedergli il favore di arare il campicello. Udita la richiesta, subito il Facchini gli risponde di sì, ripetendogli per ben due volte con le stesse parole usate dalla Vergine, la sua disponibilità.

Rientrato in casa, il Cigana annuncia ai familiari ed ai conoscenti la visione avuta, le richieste della Madonna e soprattutto il segno promesso a conferma dell’apparizione avvenuta. Verso il tramonto di quello stesso giorno, 9 marzo 1510, il sole dopo essere stato quasi nascosto per un’ora dalle nubi, appare di un rosso così vivo che sembra uscire da un bagno di sangue.

La devozione verso la Madonna, già grande nel cuore del Cigana, esplode e si diffonde: a tutti parla della visione avuta, ma soprattutto delle richieste della Vergine riguardanti il digiuno dei tre sabati consecutivi, per ottenere perdono dei peccati e misericordia da Dio, e la costruzione della piccola chiesa. Gli abitanti di Motta e dei paesi vicini, già spaventati dallo spettro dell’epidemia di peste che da parecchi anni infierisce nella zona mietendo numerose vittime, e dalla minaccia di continue guerre sempre incombenti, accolgono con entusiasmo le parole del Cigana ed eseguono le richieste della Madonna. L’entusiasmo cresce oltre ogni misura, le grazie si moltiplicano; in pochi giorni è costruita in legno la piccola Chiesa.

L’Autorità ecclesiastica interviene ed istituisce un regolare processo canonico; l’originale del Verbale si trova nella Biblioteca Comunale di Treviso. Numerose sono le testimonianze rese dalle persone interessate dei fatti ed oggetto di grazie ottenute per intercessione della Madonna. L’ultima testimonianza, resa il 13 maggio del medesimo anno, è quella del Podestà di Motta, Girolamo Venier, scritta di suo pugno. In essa il Venier dichiara che, dopo aver sofferto per quattro anni una dolorosa malattia ed aver esperimentato ogni genere di medicina, dopo la promessa fatta alla Madonna di contribuire alla costruzione della Chiesa nel luogo dell’apparizione, rimane completamente libero da ogni infermità.

digiuno gradito a DioIl concorso crescente dei fedeli e la loro ardente devozione alla Madonna convincono subito le autorità civili a costruire un tempio maggiormente degno alla Gran Madre di Dio. Sono chiamati ad animare il Santuario i Francescani Osservanti, e la costruzione del Tempio è affidata a Jacopo Tatti, il Sansovino, che realizza una grandiosa opera d’arte, che, a giudizio dei competenti, è una delle sue migliori opere per l’armonica semplicità delle parti, per la purezza e la sobrietà delle linee. Opere dei più celebri artisti di tutti i tempi abbelliscono le pareti del Santuario e dell’attiguo Convento. Cuore del Santuario è la Cripta, il luogo dove è apparsa la Madonna e dove i pellegrini provenienti da ogni parte venerano l’antica Immagine della Vergine con il Bambino, incoronata nel 1859 dal Papa, il Beato Pio IX.  

 (dalla rivista di Maria Ausiliatrice di marzo 2006)

 

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Un commento su “Digiuno e preghiera; il potere atomico di Dio”

  1. Subito dopo la mia conversione digiunavo deu volte alla settimana,mercoledì e venerdì,secondo le indicazioni della Madonna a Medjugorje.Poi la cosa diventò insostenibile,mi assaliva il mal di testa già a metà mattina,sono ben nutrita ed in salute e quindi in grado di sostenere il digiuno,attribuì lacosa allo stress di quel periodo,intanto una frase di suor Emmanuel mi ronzava in testa:”il digiuno ti dice chi sei….”,cosa mai significherà?Lo capii improvvisamente,proprio durante un giorno di digiuno (l’ultimoprima che mi prendessi una pausa),le preoccupazioni,lo stress mi causavanoilmal di testa impedendomi di digiunare,e lasituazione mi diceva qualcosa di me:cosa?Che ero troppo legata,troppo attaccata a situazioni materiali,il mio non riuscire a digiunare era il campanello d’allarme del mio attaccamento,sur Emmanuell aveva ragione!Da un pò di tempo ho ripreso,solo una volta alla settimana.Il mal di testa ed il senso di debolezza mi vengono il giorno dopo anche se mangio.Comeli affronto?Semplicemente lascio che sia,guardo con tenerezza alle mie debolezze aspettando che passino!

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