“SCENDO DAL CIELO SULLA TERRA, PER FARE DELLA TERRA UN CIELO”

Sto guardando la puntata di Ulisse dedicata alla Giordania (la potete rivedere in questo link: https://www.raiplay.it/video/2023/09/Ulisse-il-piacere-della-scoperta—Petra-e-i-tesori-della-Giordania-32a41729-cec7-4f8a-8d19-27fe8245308e.html )
e sono al 28esimo minuto circa, quando Alberto Angela è nel punto del Giordano dove si presume sia stato battezzato Gesù da Giovanni Battista.
Il punto preciso, ovviamente, non si conosce. Ma quel punto del Giordano è interessante perché lì intorno l’archeologia ha scoperto almeno otto chiese (che tra l’altro operavano anche in epoca islamica, simbolo di tolleranza dell’epoca), cinque fonti, un monastero e delle vasche battesimali (in una ancora oggi i pellegrini possono immergersi).
Ma in tutta questa storia, la cosa che più mi colpisce è il fatto che Gesù si sia fatto battezzare nel punto più basso della terra.
Forse non è un caso.
Il nome “Giordano” significa “che scorre sempre più giù”.
Forse la Parola di Dio è scesa proprio nel Giordano per raccontarci che non si allontanerà mai da nessuna nostra “bassezza” (geografica o umana).

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MERCOLEDI 25 MARZO 2022: MARIA, PROTEGGICI DA NOI STESSI

Avanza barcollando.
Ha lo sguardo concentrato, serio, preoccupato.
Sembra portare il peso del mondo sulle spalle.
Ha chiamato il suo esercito a raccolta e l’esercito silenzioso è arrivato.
I suoi soldati sono dappertutto.
Li puoi trovare inginocchiati e in preghiera all’interno di una casa o li puoi raggiungere in un silenzioso monastero dimenticato dai più.
Sono soldati che gettano semi di giustizia in campi mai arati e fanno circolare speranza in anime mai accarezzate.
E’ un esercito silenzioso che sta scaldando l’universo con la preghiera degli umili e con la fede dei peccatori.
Tutti quelli che non contano si sono radunati in questo strambo esercito che combatte con le mani giunte e le gambe in ginocchio.
Da tante parti del mondo i guerrieri della Luce stanno invocando la Sua Forza, affinché l’umanità ricominci ad amare la vita più della morte.
“Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune”????
Caino è ancora tra noi, disposto ad ammazzare Abele per invidia ed ego fuori controllo.
Dobbiamo pregare per Caino e per Abele.
C’è un esercito silenzioso che si sta inginocchiando per tutti e due.
Perchè Caino e Abele sono in tutti noi.
“Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci.”????
E’ un malandato esercito composto di figli addolorati che pronunciano preghiere appassionate.
Ci sono anche bambini che pregano con i sorrisi, anziani che pregano con il cuore e giovani che pregano con la voglia di futuro. Ci sono i folli che sognano la pace e i buoni che invocano sapienza.
In lontananza stanno arrivando anche coloro che sono convinti di non saper pregare.
Sono i tuoi figli amatissimi che non sono mai certi di esserlo.

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Se avessi mai commesso il peggiore dei crimini… (da una storia vera)

Lui si chiama Jacques Fesh e nasce il 6 aprile 1930 a Saint-Germainen-Laye.

Morirà il 1° ottobre 1957 a Parigi, a 27 anni, sulla ghigliottina.

Quel che avverrà nei suoi ultimi tre anni di vita in prigione, è un vero e proprio miracolo interiore.

Quella che state per conoscere è l’incredibile storia di Jacques Fesch!

E’ il mattino del 24 febbraio 1954 e Jacques entra in un negozio di cambiavalute a Parigi, di un certo Alessandro Silberstein in Rue Vivienne 39, chiedendo un notevole quantitativo d’oro. L’uomo si fida perché sa che quel giovane ha alle spalle una famiglia decisamente ricca, con un padre in grado di pagargli qualsiasi capriccio.

Nel pomeriggio dello stesso giorno Jacques torna nel negozio per prelevare l’oro “prenotato” il mattino, ma approfitta di un momento di distrazione del cambiavalute, per colpirlo alla testa con il calcio della rivoltella. L’obiettivo è rubare.

Ma in un attimo accade il finimondo.

Il cambiavalute reagisce inaspettatamente con grande forza.

Grida come un pazzo.

Nella colluttazione Jacques si ferisce ad una mano e i suoi occhiali vanno distrutti.

Poi scappa!

La gente si raduna.

Jacques è alto, corre velocemente e riesce a distanziare tutti.

Raggiunge Rue Saint Marc, giunge al Boulevard des Italiens, dove scorge un caseggiato con la porta carraia aperta che immette in un cortile. Vi entra, attraversa il cortile, accede al palazzo, va all’ultimo piano e si nasconde nel terrazzo.

Intanto la gente lo cerca e a quella folla si unisce anche un gendarme che stava passando di lì.

Jacques, nel suo nascondiglio, aspetta un po’ di tempo. Poi si illude che tutto sia tornato calmo.

Allora si aggiusta i vestiti, ridiscende le scale e quando giunge al cortile cerca di attraversarlo.

Fa finta di niente.

Sembra che nessuno lo riconosca.

Ma quando sta per uscire dalla porta del cortile ecco uno che grida: “E’ lui!!!”

Panico!

Si sente braccato.

Il gendarme Georges Vergnes intima: “Mani in alto!” Continua a leggere Se avessi mai commesso il peggiore dei crimini… (da una storia vera)

Primo agosto 2020: compleanno con perdono

 

Carissimi viandanti che passate in questa pagina, sappiate che a gestirla non c’è un gruppo di persone ma una sola donna. Alquanto maldestra per quanto riguarda la vita, con un sacco di malinconie che non è ancora riuscita ad ammaestrare, ma con un sogno che mai è stato sommerso: quello di trovare il Dio della Vita e la Felicità.

Come tutti i camminatori maldestri, inciampo frequentemente ed altrettanto frequentemente mi immergo nelle mie tristezze, pensando a volte che non riuscirò mai ad arrivare alla meta.

Forse è proprio per questa mia testarda ricerca che, un po’ di tempo fa, ho aperto un blog (www.intemirifugio.it) e poi questa pagina, ad esso collegato. Probabilmente, quando scrivo a chi mi contatta, quando rispondo a chi mi chiede, in realtà sto rispondendo a me, convinta che se non mi arrendo, la Luce la incontrerò.

Già qui.

Già ora.

Una specie di anticipo di Paradiso.

Così cerco di barattare i miei mille errori con un gesto di amore sincero che ogni tanto mi capita di fare, per sentirmi il meno sgangherata possibile di fronte a Dio e meritevole di un suo abbraccio.

Poi però accade spesso qualcosa… Continua a leggere Primo agosto 2020: compleanno con perdono

Siamo vivi grazie all’utero di Dio che ci contiene e protegge!

Lo so, non siamo abituati a pensare Dio anche al femminile.
Ogni tanto citiamo il famosissimo versetto di Isaia e poi accantoniamo il discorso.
Ma se ci soffermassimo un po’ di più…
Se solo potessimo intuire quel grande amore che ci contiene tutti, come un utero materno al di fuori del quale non c’è vita…
Se solo pensassimo alla Misericordia come all’atto materno per eccellenza…
Se solo ci ricordassimo sempre che la parola “Misericordia” ha la sua etimologia nella parola ebraica “utero”
Che grande panorama ci si aprirebbe davanti ai nostri occhi!
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Ad ogni singola creatura è destinata almeno una goccia di misericordia!

E’ sabato 2 aprile 2005.
Sono le ore 21:37.
Giovanni Paolo II chiude gli occhi alla terra e li apre al Cielo.
Ma facciamo un passo indietro e raccontiamo un intreccio storico dal finale affascinante per la sua coincidenza.
 
E’ il 25 agosto 1905.
Siamo a Glogowiec, in Polonia.
Nasce Helena Kowalska. Terza di dieci figli di semplici contadini, è una ragazza allegra e vivace. Ha solo quattordici anni quando si trasferisce come “donna di servizio” presso una famiglia di Aleksandrow.
L’anno seguente confida a sua madre di voler entrare in convento: i suoi sono assolutamente contrari. Per quattro anni tenta, ma viene rifiutata da vari istituti religiosi. Finché diciannovenne viene accettata nella Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia. Diventa suora prendendo il nome di Maria Faustina. Svolge mansioni umilissime. E’ una giovane suora che passa pressoché inosservata. Si direbbe insignificante.
Ma a Dio piace confondere un po’ la logica del mondo e sceglie proprio lei per un’esperienza mistica unica, vissuta in una perfetta normalità. Sarà un’esperienza segreta fino al momento della morte (il 5 ottobre 1938, alla vigilia della Seconda guerra mondiale).
Oggi sappiamo che una delle più grandi mistiche del XX secolo è vissuta in un convento di Cracovia, lavorando in silenzio nelle cucine (ammalata di tubercolosi).
 
 
E’ il 22 febbraio 1931.
Sette anni prima della sua morte. È sera. Siamo nella sua cella. Suor Faustina Kowalska racconterà nel suo diario:
“La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà (…) Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia. Desidero che i sacerdoti annuncino la Mia grande Misericordia per le anime dei peccatori.”
Suor Faustina all’inizio proverà a dipingere il quadro da sola. Ci metterà tutta la buona volontà, ma non le riuscirà. Non sapendo come fare è disperata. Lei non era una pittrice.
Da una parte c’era Gesù che la spingeva a fare il quadro, dall’altra c’erano i superiori che non le credevano.
Alla fine l’aiuterà in modo determinante il suo direttore spirituale, don Michal Sopocko, che contatterà un pittore suo vicino di casa, Eugeniusz Kazimirowski.
L’artista, saputo di questa missione così particolare, ci metterà circa sei mesi per completare l’opera. Per tutto il periodo lavorerà sotto la supervisione della suora e del prete. Suor Faustina sarà sempre particolarmente esigente e chiederà continuamente correzioni o aggiunte di dettagli, per ottenere un’immagine il più possibile fedele alla visione.
 
 
E’ il 28 novembre 1958.
Siamo a Roma. Suor Faustina è oramai morta da vent’anni e quella che è l’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede, emana un Decreto in cui stabilisce due cose: 1. proibire la diffusione delle immagini e degli scritti che presentano la devozione della Divina Misericordia nelle forme proposte da Suor Faustina; 2. essere demandata alla prudenza dei vescovi il compito di rimuovere le predette immagini che eventualmente fossero già esposte al culto”.

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Le donne (le donne!) annunciano

“In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno»” (Mt 28,8-10)

Proviamo a tornare indietro di duemila anni.
Stiamo guardando le donne con lo sguardo che avevano allora?
Le stiamo guardando con un po’ di sufficienza?
Con un po’ di compassione per la loro “inferiorità”?
Perché questo era.
Pensate che, nella lingua ebraica, il termine “discepolo” al femminile, neanche esisteva.
E ho detto tutto.
Anzi, aggiungo che una donna che fosse vissuta da sola al di fuori dell’autorità di un uomo, o non sopravviveva o era una prostituta.
Fine delle trasmissioni.

E se una donna sposata veniva sorpresa in giro per strada, da sola o a parlare con un’altra persona? Ma stiamo scherzando? Il diritto ebraico prevedeva il ripudio concesso al marito!
Fine del matrimonio.

E se c’era un funerale, dietro al feretro si dava la precedenza alle donne, responsabili della morte. Nessun ebreo osservante, infatti, dimenticava che nel libro del Siracide c’è scritto “Dalla donna ha avuto inizio il peccato per causa sua tutti moriamo” (25,24).
Fine di ogni speranza.

E tre volte al giorno gli uomini dicevano la famosa triplice benedizione: “Ti ringrazio Signore che non mi hai creato pagano, non mi hai creato cafone (cafone significa la persona che lavora la terra quindi incapace di osservare le prescrizioni della legge) e perché non mi hai creato donna”.
Questa benedizione c’è anche al femminile, ma con una variante: “Ti ringrazio Signore perché non mi hai creato pagana, ti ringrazio Signore perché non mi hai creato cafona e che mi hai fatto secondo la tua volontà”.
Fine di ogni discussione.

Le donne, fin da piccole, non avevano vita facile.
Poi è arrivato Gesù. 
Poi è arrivato il loro Creatore e le ha guardate con il Suo sguardo.
Ed ha salvato la vita a tante.

Solo un episodio…
Avete presente il famoso “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”?
Noi ci immaginiamo l’adultera come una donna adulta e, magari, bella e provocante.
Invece era poco più di una bambina.
Come lo sappiamo?
Perché la lapidazione era la pena di morte riservata alle adultere che vivevano nell’arco di tempo tra lo sposalizio (fatto quando la bambina aveva circa12 anni) e le nozze vere e proprie. Per l’adulterio dopo le nozze, infatti, c’era lo strangolamento. Prima c’era la lapidazione.
Fine della vita. Continua a leggere Le donne (le donne!) annunciano

Giorno 7: Buona Pasqua Signore della vita!

Signore che fai sorgere il sole e fai risorgere tuo Figlio,
come possiamo pensare che Tu non faccia rinascere anche noi?💙

Signore che hai l’attitudine a rotolar via pietre dalle tombe,
liberaci dai macigni che vorrebbero fare del nostro cuore un sepolcro. 💖

Signore che ridai la vista ai ciechi e fai fiorire fiori nel deserto,
guariscici dalla cecità del cuore che non ci fa vedere sbocchi futuri. 🌈

Signore che dai la vita ad ogni nostro desiderio e ad ogni nostra speranza,
fai circolare l’ossigeno della Grazia nelle arterie del nostro mondo, 🙏

Oggi che la felicità ha i piedi di argilla,
che la bellezza non è sufficiente,
che la paura ci umilia e l’agitazione ci stanca,
illuminaci con lo stesso splendore con cui hai risorto Gesù.🌟💖

Abbiamo un verde stelo fra le dita.
Lo guardiamo, immaginando il suo futuro rigoglioso.
Ti ascoltiamo.
Raccontaci che la notte è passata.
Che il pianto sta cambiando in rugiada.
Che le ferite stanno guarendo.
Che la gioia non è un’illusione.
Che la storia ha uno sbocco.
Che i macigni della solitudine, della povertà, della malattia, della disperazione stanno volando via.
Che il sole di oggi è lo stesso di duemila anni fa.

Che Tu hai ancora voglia di far risorgere le tue creture
Che Tu stai ascoltando il mormorio delle nostre preghiere.
Che anche in Paradiso è festa.
E che anche Tu ami ricevere gli auguri.
Buona Pasqua Signore della vita!🌟💖🌻

M.C. 🌻

 

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Giorno 6 – Dagli inferi alla primavera: il primo fiore è per noi

E’ il più antico Credo dei cristiani e dice proprio così: Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte”.

E’ la Prima lettera di Pietro e scrive proprio così: Cristo “andò, in spirito, ad annunciare la salvezza agli spiriti che attendevano in prigione”.

L’essenza di queste due frasi ce la faremo insegnare dai nostri fratelli Ortodossi.
I loro occhi festosi, infatti, non vedono Gesù risorgere e “salire”, ma “scendere”.
Per cogliere la differenza, pensate a certi quadri occidentali della risurrezione, come quello di Piero della Francesca. Gesù è fuori dal sepolcro pronto a salire.
Le icone orientali, invece, raccontano Gesù che scende “con braccio forte e mano tesa”, nel mondo misterioso dei trapassati (gli inferi, o Ade), per liberare dalla morte Adamo ed Eva e il popolo dei giusti, come un tempo era sceso in Egitto per liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù.
Gesù risorto porta a compimento il sogno di Dio: realizzare un nuovo ed universale esodo dell’umanità intera, dalla schiavitù alla libertà.
Gesù risorge e scende agli inferi.
E’ sfolgorante di vita. Indossa una veste bianca come la luce. Scende senza paura e, con forza, scardina le porte dell’Ade che si depongono come una croce, sotto i suoi piedi.
La sua veste è orlata di oro come un Re e la scia luminosa del suo passaggio riporta speranza là dove non vi era più.
Adamo ed Eva vengono presi per il polso, il “luogo” dove si misura la vita, e vengono trascinati via dall’angoscia che li teneva prigionieri.
Fuori da qui!
Fuori c’è la primavera che vi aspetta!
Mentre Gesù li prende con sé, per terra ci sono tutti gli strumenti di dolore della sua Via Crucis. Sono sotto i suoi piedi, presso le porte degli inferi, oramai vinti ed incapaci a fargli del male.
Adamo ed Eva si avvinghiano a Lui.
Desiderano così tanto essere strappati dal regno dei morti!  <3
Adamo (l’uomo fatto di fragile terra) ed Eva (la madre di tutti i viventi) sono sollevati da Colui che è il nuovo Adamo, il Vivente, il Risorgente.
E dietro ad Adamo si avvia tutta l’immensa carovana delle creature in attesa di vita.
Sullo sfondo si vede Abele, Mosè, Davide, Salomone, il Battista, altri profeti … e poi noi! Continua a leggere Giorno 6 – Dagli inferi alla primavera: il primo fiore è per noi