Pronta per risorgere?

ragazza triste10Non so perché alla fine ho deciso di scriverti: questa è la storia di una ragazza solare, che era sempre sorridente anche nei momenti bui.

Poi arrivò il momento di partire dalla sua amatissima terra, lasciare tutto e tutti per andare ad abbracciare la sua croce.

La ragazza, che allora era poco più che una bambina, partì. Salutò amici, parenti e terra natia. Pianse tutto il dolore che aveva dentro; ben cinque ore di pianto!

L’indomani ebbe inizio la sua nuova vita, quella vita che lei non voleva e che temeva. Ebbe inizio con derisioni e beffe.. Lei cominciava a cadere sempre più spesso vittima del panico e dell’ansia e visse molti giorni tra ospedali e medici.

Poi un giorno, dopo diversi anni, alzò lo sguardo verso il suo sole che sempre l’aveva guidata e mai l’aveva abbandonata. Ritrovò il suo sorriso e asciugò le lacrime. Si era imposta di smetterla di soffrire convincendosi che avrebbe potuto farcela anche in questo nuovo posto.

Ma doveva fare i conti con la sua routine: i suoi genitori da tempo litigavano, si odiavano, urlavano e sbattendosi le porte in faccia, mentre lei sorreggeva le sue piccole sorelline che vacillavano, perse in quel caos. Continua a leggere Pronta per risorgere?

La scuola, il bar ed i miei studenti.

mani Pranzo nel bar della scuola, pieno di miei studenti.
Devo lavorare al pc e decido di mettermi seduta in un tavolino solitario, ai margini.
Ad un certo punto vedo entrare una studentessa che si dirige n…el tavolino accanto al mio. Ha l’aria arrabbiata.
Attraversa tutto il bar con un vassoio con il pranzo, mentre i compagni di classe la chiamano (invano) al loro tavolo.
Lei risponde decisa: “Lasciatemi in pace!” e si mette seduta nel tavolino accanto al mio, solo perché è quello più isolato del bar.
Io continuo a lavorare al pc mentre sento che i suoi compagni tentano di convincerla a pranzare con loro.
“E dai! Vieni qui con noi! Daiii!”
Ma lei è scocciatissima e ribadisce decisa: “OH! Mi lasciate in pace!”
Capisco che è successo qualcosa in classe.
Continuo a lavorare ma…è allora che succede.
Con la coda dell’occhio intravedo e sento un gran movimento alle mie spalle.
I suoi compagni/e, senza dire una parola, prendono i loro tavoli e le loro sedie e traslocano in blocco, per starle vicino.
Non le dicono niente.
Le si mettono solo vicino.
Lei sta zitta, è imbronciata.
Vedo solo che loro, in silenzio, spostano tutto (pizze, panini, tovaglioli, bibite) e continuano il pranzo insieme, vicino a lei.
Non le dicono niente; solo pranzano vicino a lei!
Poco tempo e il clima si scioglie…così…naturalmente.
Tra me e me penso: “Grandi ragazzi!”
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Dacci oggi il nostro coraggio quotidiano!

snoopy_yoga“Prof, quest’anno lavorando al Progetto “BASTA! Storie di dolore e di rinascita”, non posso fare a meno di pensare alla mia storia.

Le persone mi conoscono come una ragazza sorridente, a cui non manca niente e sempre è pronta ad aiutare gli altri.

Ed è vero; non mi manca veramente niente (tranne mio fratellino che ormai non ci sta più).
Però non tanti sanno cosa ho vissuto nei miei anni passati. Tutti credono che nella mia vita non ho mai dovuto affrontare niente, tranne lo studio e le faccende di casa.

Ed invece no.

Come in tante famiglie, fin da piccola ho visto la violenza di mio padre su mia madre. Ho visto la morte di una persona veramente carissima (!!!) e quest’esperienza mi ha fatto crescere tanto; anche perché, dopo questo evento, la mia famiglia non è stata più una famiglia. Eravamo diventati quattro persone che abitavano nella stessa casa ma ognuno faceva quello che gli pareva.

E anche io ho cominciato a fare quello che mi pareva.

Quando mamma è partita per una vita nuova, per cercare di sopravvivere e darci un futuro migliore, io ho cercato di sopravvivere a modo mio.

Ho lavorato in tanti posti differenti, (in uno dei lavori il capo ha cercato pure di convincermi ad andare a letto con lui se avessi voluto una certa promozione… ero una ragazzina di 13 anni, che maiale… dopo 3 giorni mi sono licenziata).

In un certo senso sono stata violentata (non potevo credere che fosse successo proprio a me; avrei voluto parlare con qualcuno, ma non potevo fidarmi di nessuno…tutti avevano una lingua lunga tre metri; quindi nessuno sa di questo fatto…neanche mia madre).

Ho partecipato alle proteste contro il mio governo dittatoriale e sono stata in carcere per un giorno.

Mio padre, alla fine,  si era stufato del mio comportamento e ha chiamato mia madre dicendole che ero nei guai.

Mia madre ha fatto subito tutto il possibile per farmi venire a vivere con lei.

Sinceramente non ero contenta di partire: per me  significava lasciare il mio fidanzato, i miei amici …tutti.

Insomma, quando sono arrivata da mia madre, non ero quel che si dice una figlia perfetta.

La facevo soffrire molto, la facevo piangere e io volevo solo tornare da dove ero venuta.

Mi ricordo che una volta ho cercato di suicidarmi perché non volevo più far soffrire mia madre con il mio comportamento del cavolo… e perché ero sola qui.
Mia madre, per me, è un’eroina.

Mi ha sopportata, mi ha difesa da tutti e mi è stata sempre vicina…ed io che facevo la stronza con lei; che stupida che ero! =(
Comunque, ora come ora, sono felice di essere qui; ho tutto e non mi manca niente.

Problemi da affrontare ci sono sempre e anche adesso ho tante difficoltà da superare, ma io non ho paura e non mi scoraggio … perché non è quello che ho imparato nella mia esperienza di vita.

Dopo tutto non mi sono mai arresa, ho cercato di andare avanti non dando tanta importanza alle sconfitte.

Anche una brutta esperienza è sempre una esperienza alla fine dei conti!” Continua a leggere Dacci oggi il nostro coraggio quotidiano!

MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (terza parte) Parola d’ordine: se possibile, evitare il Purgatorio!

mani“Salve prof, non so se si ricorda di me: sono un suo vecchio alunno. Da un po’ di anni a questa parte sto iniziando a pensare a qualcosa che mi affligge; il problema è che questo “qualcosa” non è di natura materiale, né di natura… risolvibile (se così lo possiamo definire).

Sempre più frequentemente mi ritrovo a riflettere sulle cose belle che ho nella vita: una ragazza, una famiglia, degli amici, degli hobby, degli interessi, delle opportunità, la vita stessa…ma subito dopo arriva il “problema”, ovvero: una volta che tutto ciò finisce? Una volta che si muore?…”

Ciao Gianluca…tutto bene?

Pronto per fare un salto in Purgatla_purificazioneorio? Giusto per capire che è meglio evitare di passarci, se possibile!

Sai cosa faccio? Per essere più chiara possibile andrò per punti, rispondendo a tutte le domande che in genere mi fanno quando vien fuori questo argomento.

Però prima ti voglio raccontare un aneddoto. Continua a leggere MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (terza parte) Parola d’ordine: se possibile, evitare il Purgatorio!

2. MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (seconda parte) L’inferno è la concreta e spaventosa possibilità del totale fallimento.

Come fosse morire 1 2006“Salve prof, non so se si ricorda di me: sono un suo vecchio alunno (dei tempi dell’ITIS però). Da un po’ di anni a questa parte sto iniziando a pensare a qualcosa che mi affligge; il problema è che questo “qualcosa” non è di natura materiale, né di natura… risolvibile (se così lo possiamo definire). Sempre più frequentemente mi ritrovo a riflettere sulle cose belle che ho nella vita: una ragazza, una famiglia, degli amici, degli hobby, degli interessi, delle opportunità, la vita stessa…ma subito dopo arriva il “problema”, ovvero: una volta che tutto ciò finisce? Una volta che si muore?…”

Oberon-Studios-Inferno-68068Eccoci di nuovo a chiacchierare insieme. Gianluca!:)

Nella prima parte della mia risposta abbiamo parlato del Giudizio Particolare (e guarda che, nonostante sia una verità di fede, non tutti i cristiani lo conoscono ma lo scambiano per il Giudizio Universale); ora daremo un’occhiata all’Inferno.  

E’ stato Gesù stesso a consigliarci di farlo, perché ci rendessimo conto della spaventosa possibilità di essere per sempre lontani dall’Amore! Continua a leggere 2. MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (seconda parte) L’inferno è la concreta e spaventosa possibilità del totale fallimento.

1. MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (prima parte) Innazitutto raccoglieremo ciò che avremo seminato!

Fire heaven - The burning awakening“Salve prof, non so se si ricorda di me: sono un suo vecchio alunno (dei tempi dell’ITIS però). Da un po’ di anni a questa parte sto iniziando a pensare a qualcosa che mi affligge; il problema è che questo “qualcosa” non è di natura materiale, né di natura… risolvibile (se così lo possiamo definire).

Sempre più frequentemente mi ritrovo a riflettere sulle cose belle che ho nella vita: una ragazza, una famiglia, degli amici, degli hobby, degli interessi, delle opportunità, la vita stessa…ma subito dopo arriva il “problema”, ovvero: una volta che tutto ciò finisce? Una volta che si muore?

Non mi chiedo cosa succede perché -purtroppo- credo che nessuno possa rispondere a questo. La mia domanda, piuttosto, è: una volta che la mia vita terrena cessa, ho davanti l’eternità immateriale? La fine della mia vita materiale corrisponde con l’inizio di qualcosa di infinito? La verità, forse, è che ho paura dell’eternità. Ho paura di non sapere cosa succederà una volta che tutto finirà. Ho paura di essere eternamente infinito. Ho paura di essere qualcosa che non sono io. Non so, forse sto divagando.

Non è che io sia lì, tutto il tempo, a pormi queste domande, però – qualche volta – mi capita di fermarmi a riflettere (quando vado a letto, quando mi sveglio, quando sono con la mia ragazza, o anche quando esco con gli amici), penso: “Ma tutto questo prima o poi finirà. E dopo cosa farò per l’eternità?”

So che, probabilmente, è una domanda alla quale non si può rispondere, perché nessuno può avere “la risposta certa e chiara”, però quando facevo le superiori ricordo che le sue lezioni mi ispiravano. Riuscivo a riflettere anche sulle cose scontate, a meditare su più cose, ad avere una più ampia veduta su di me in generale. È per questo, forse, che le sto scrivendo questa lettera; perché in fondo sono sempre stato soddisfatto delle sue risposte, di quello che ci diceva e di come ce lo diceva.

Continuerei a scrivere… ma mi rendo conto che sto rimarcando sempre lo stesso concetto e purtroppo non riesco ad essere più chiaro di così… forse, in realtà, non mi sono espresso neanche troppo bene, però spero che lei abbia comunque capito.

Immaginando che una “vera” risposta non ci sia, spero però che questa riflessione… o confessione – che dir si voglia – possa in qualche modo aiutare qualcun altro a capire quanto sia importante la nostra vita! Quanto importante sia ragionare sulle cose che facciamo e vivere al meglio delle proprie possibilità!

Le ho scritto tutto questo perché ricordo le lezioni alle superiori. Non le ho mai detto -forse- quanto siano state importanti per me e quanto io attendessi l’ora di Religione ogni volta… perché era un’ora diversa, un’ora importante per me!

Non la voglio annoiare ulteriormente su questo “problema esistenziale”, anche perché – ripeto – si tratta di attimi fuggenti e non di momenti prolungati di preoccupazione.

La ringrazio per aver letto tutto e per avermi dato attenzione, ancora una volta. Grazie prof!”

 

Continua a leggere 1. MA QUANDO MORIAMO, COSA SUCCEDE? (prima parte) Innazitutto raccoglieremo ciò che avremo seminato!

Vorrei spiegarti che la paura dell’abbandono fa fare cose assurde!

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“Salve prof, si ricorda quando in classe le ho detto che mi ero stufata di sentir parlare di Gesù? La motivazione c’è (io non parlo quasi mai a sproposito) e visto che questa sera sono di buon umore, le racconto come mai sono così s-fiduciosa su tutto ciò che mi circonda.

Quando sono nata mia madre (proprietaria del ristorante *** ******) e mio padre (un gran lavoratore per la ditta *********) lavoravano mattina e sera senza sosta per garantirmi una vita di felicità e senza problemi riguardanti i soldi. Così, crescendo con mia nonna e  mia zia, iniziai a vedere come figura materna non più mia madre ma mia nonna.

Piano piano, mi accorgevo anche che ero la prima ad entrare all’asilo e l’ultima ad uscire. Questo spezzava il cuore sia a mio padre che a mia madre, tanto che lei rinunciò al suo lavoro a tempo, pieno per occuparsi di me. Iniziò a lavorare solo quattro ore in una mensa e poi, il resto del giorno, lo spendeva per star con me.

Poi mia madre fu di nuovo incinta e io, a soli quattro anni, non capivo come mai aveva ricominciato ad essere assente. Iniziai di nuovo a trascorrere il tempo con la zia e la nonna.

Dopo aver avuto un aborto spontaneo, mia madre iniziò ad avere una malattia all’apparato genitale femminile: ancora per una volta non poteva stare con me a tempo pieno.

All’età di sette anni, continuavo a vivere dalla nonna; ma un giorno, di punto in bianco, si senti male. Corsa al Pronto Soccorso! Ricordo ancora le parole di mia zia: “Tranquilla stella, la nonna sta bene uscirà dall’ospedale tra pochi giorni”… ed infatti, dopo venti giorni mia nonna morì di un cancro fulminante, senza nemmeno avere il tempo di salutarmi o io di salutarla.

Ancora non avevo capito con chiarezza cosa stesse accadendo, ma da quel giorno tutto cambiò!

Mia madre impazzì e mio padre non poté fare nulla per fermarla, tanto che a undici anni mi mandarono in settimana bianca e, al mio ritorno, non avevo più la villa splendente dove avevo felicemente vissuto, ma due case e un fottuto foglio di carta che diceva che ogni fine settimana dovevo passarlo con mio padre.

Ora non le sto a spiegare tutti gli altri avvenimenti negativi che mi circondano perché dovrei davvero scrivere un libro; ma non mi va proprio di parlarne ora. Però sappia prof che se non ci credo è proprio perché tutto ciò che avevo di più bello mi è stato portato via in un attimo.

Non sono una persona fragile, non piango facilmente, ma quando si tratta di ricordare a volte mi blocco e smetto di parlare.

Tutto questo per farle capire che non sono solo “la ragazza dal sorriso e dalla battuta facile” ma sono “la ragazza che ha imparato a sorridere e a fare battute per far felici gli altri”. Continua a leggere Vorrei spiegarti che la paura dell’abbandono fa fare cose assurde!

Il suicidio: la tentazione estrema!

suicidaCara professoressa,
io sono la nuova arrivata della scuola e la ringrazio per la sua accoglienza.
Ho assistito a molte sue lezioni, ho letto tante sue risposte sul Blog e volevo chiedere aiuto pure io.
Prof, sono due lunghissimi anni che mi porto dentro queste cose. Anche nella mia classe lo sanno in pochi, perché mi vergogno; ho paura di quello che potrebbero pensare gli altri su di me.

Prof, io sono il tipo di persona che sorride sempre, anche quando tutto cade a pezzi. Mi nascondo dietro ad una falsa spensieratezza, faccio la stupida, recito la parte di quella che non capisce niente, solo per essere accettata e per nascondere quello che sono veramente.
Prima non ero così! Ero
una persona che sorrideva dal profondo e amava la vita; ora, prof, vivo solo di ricordi.

Sono stati proprio questi ricordi che mi hanno portato a tentare di farla finita ma, non so perché, sono stata sempre salvata . 

La sera in cui è morto mio padre non la dimenticherò mai: avevo paura quella sera, era una di quelle sere fredde di gennaio, le stelle ricoprivano il cielo …evidentemente lassù stavano aspettando l’ultima stella per finire l’opera d’arte!.

Quella sera, fino in ultimo, ho sperato che mio padre si salvasse ed invece, insieme a lui, se n’è andata anche la mia vita.

Tutta la mia infanzia ed i miei sorrisi sono , improvvisamente, diventati solo ricordi relegati nel passato!

Dopo  che mio padre se n’è andato, ci siamo trasferiti tutti da Milano per venire a vivere vicino ai nostri parenti, ma questo cambiamento ha provocato solo tanti dolorosi litigi..

Ho passato un anno tra psicologhe e pianti .

Stavo morendo prof; non per dire che ora so viva … ma dentro non vivevo più!Volevo solo riavere mio padre!

Nello stesso anno iniziai a guardarmi allo specchio, vedendomi grassa .

Odiavo me stessa.

Cercando su internet, trovai un sito dove delle ragazze proponevano dei metodi veloci per dimagrire: da settanta passai velocemente a cinquantasei chili. Ma io volevo continuare perché non ero mai abbastanza magra. Non riuscendoci ero sempre in guerra con me stessa!

Un giorno, mentre ero sola in casa. Mi misi a guardare le foto con mio padre: il dolore prevalse ed io mi sfogai con un pianto isterico. Decisi allora di prendere tutte le medicine di mamma…

Prof, ricordo solo di essermi svegliata all’ospedale, circondata da visi addolorati e preoccupati per me ed io mi sentivo una merda, una nullità, uno schifo.

Decisi di cambiare…almeno ho tentato.

Ma non è per niente facile.

L’estate scorsa l’ondata di dolore e, nel giorno del mio compleanno, iniziai a tagliarmi (ho ancora le ferite fanno male come se fosse ieri). Non so di preciso perché l’ho fatto; so solo che dopo sono stata bene (almeno apparentemente).

Poi di nuovo un trasferimento (di cui sono stata contenta perché nell’ultima città avevo solo amici falsi con due facce diverse, a seconda se parlano davanti o dietro a te).

Ed ora sono arrivata qui, da voi, stanca di sorridere. Mi verrebbe voglia di piangere ogni volta che lei, nelle sue lezioni, parla di vita!

Oggi, quando parlava della vita, avevo voglia di alzarmi in piedi e dirle che io, di questa vita, sono stanca!

Sono stanca di tutto e odio tutto(anche i miei risultati scolastici)…mi sento anche in colpa verso mia madre che sta facendo dei grandi sacrifici per offrirmi un futuro migliore…sono stanca di questa vita…non so più cosa fare, prof! Continua a leggere Il suicidio: la tentazione estrema!

Un furto sull’autobus, nessuno fa nulla e io che faccio la denuncia, ci rimetto: è normale?

Soli“Cri, ti scrivo per uno sfogo. Come si fa ancora a vedere il buono nelle persone? Vedo tutti i generi di notizie di cattiverie e ogni motivo è buono per aggredire e demolire. Nella città dove vivo ora, mi è successo di assistere a un furto in autobus ed essere solo contro tre ragazzi stranieri che già avevano alzato le mani contro qualcuno…dopo l’arrivo della polizia mi è stato solo detto che, anche se ero li e li avevo visti, loro non potevano perquisirli…che non mi conveniva andare in commissariato per la troppa fila e, alla fine, mi è stato negato un passaggio per casa. Incredulo ho discusso con loro, finche non mi hanno scortato per un km a piedi, dopo diverse volte che ho ripetuto che era il loro dovere! Mi hanno detto che dovevo resistere ancora un anno…sigh. E nel pullman nessuno che ha fatto niente. Tutti a fare finta di niente, come se non fosse successo nulla…E ora penso a Fabriano e sento le notizie del pestaggio del ragazzo… Ma nessuno che si ribella, nessuno fa niente? Ma perché? Sono sempre i più buoni a “perdere”? Che tristezze…ma cosa possiamo fare? Sono sicuro che Dio ci aiuterà… nn mi ha mai lasciato solo (tu lo sai)…ma almeno noi dovremmo capire cosa fare… perchè pensare “tanto è così da sempre” non è da uomini. Sono triste.”  Continua a leggere Un furto sull’autobus, nessuno fa nulla e io che faccio la denuncia, ci rimetto: è normale?

Prof, io non sono una perla e sento di non valere niente

ansia-e-solitudine“Prof, non so bene come iniziare questa lettera perché non sono molto brava con le parole. Oggi la domanda che le ho fatto a scuola, non è nata dalla semplice curiosità suscitata da una bellissima lezione, ma da un susseguirsi di eventi che mi hanno portato a pensare che non possa nascere una perla dal vuoto.

Perché è così che mi sento io; vuota, senza niente di speciale.

Il mio essermi sentita usata dai “cosiddetti amici” mi ha resa fragile interiormente…

Ascoltare le parole dello psicologo che, a scuola, parlandoci della crisi, ci ha invitati a vedere nelle difficoltà un’opportunità per far emergere appieno le nostre capacità, mi ha distrutta, perché in me non vedo nessuna capacità particolare…

Ogni cosa, intorno a me, mi ricorda come io sia infelice, senza talenti o potenzialità. Come ciliegina sulla torta ieri sono stata bocciata per la seconda volta all’esame della patente e ho avuto un crollo. Sono scoppiata a piangere mentre, nella mia testa, si faceva avanti la convinzione di non essere neanche così intelligente come  voglio far credere agli altri e che le cose che sono riuscita a fare fino ad ora siano dovute ad una grande dose di fortuna.

L’intelligenza è l’unica cosa che più o meno sentivo mia, l’unica cosa che mi sembrava un pochino appropriata… ma senza nemmeno quella, cosa sono?

Questi pensieri ne hanno portati tanti altri, come per esempio il fatto che io non serva a niente e che sia inutile. Non voglio deludere le persone e se l’intelligenza era l’unico dono che sentivo di avere, adesso cosa mi resta?

Non mi sembra di essere coraggiosa, simpatica, dolce o generosa e, guardandomi  in giro, riesco solo a vedere come gli altri siamo migliori di me. Sembra che a tutti venga naturale essere delle persone stupende. La sua lezione di oggi è caduta proprio alla perfezione. 

Questa non è la prima volta che mi sento così; mi era capitata la stessa cosa circa un anno fa.  In quel frangente l’unica cosa che è riuscita a risollevarmi è stato un libro meraviglioso.

Era come se l’autore avesse preso i miei pensieri e li avesse scritti in un modo così semplice e perfetto. Mi ritrovavo nei pensieri, nei dialoghi e in tutte le pagine del libro. Il titolo del libro era: “Bianca come il latte Rossa come il sangue”.

So che i problemi più importanti sono altri … e che non dovrei sentirmi così con i miei due genitori fantastici che fanno mille sacrifici per me e mi amano…so che le mie amiche ci sono per me più di quanto meriti…  ma non posso fare a meno di sentirmi come se fossi il nulla; come se fossi Bianca.

Quindi le faccio questa domanda prof: “Come fa a nascere una perla, se dentro sei vuota?

P.S.scusi per i vari errori, ma l’ho scritto di getto, altrimenti non credo che avrei trovato il coraggio” Continua a leggere Prof, io non sono una perla e sento di non valere niente