“Il teatro va fatto; meno si parla e meglio è” (M. Scaccia)

           2015-02-27 22.03.48“Alla fine di queste due ore passate insieme, secondo voi, cos’è il teatro?”

E’ Fabio che parla; un ragazzo di 43 anni che si presenta così ai miei studenti. Mi ricorda una frase di George Bernard Show: “L’uomo non smette di giocare quando invecchia, ma invecchia quando smette di giocare”. 

2015-02-27 22.03.23Ma torniamo indietro nel tempo, a gennaio scorso. Volevo proporre ai ragazzi un’assemblea di classe alternativa. Lo slogan era: Sto’ mese, la famo strana!”

Traduzione: “facciamo qualcosa che, in genere, non entra mai dalla porta dell’aula, nell’assemblea di classe!”

I2015-02-27 21.51.09dea!

In ogni scuola (o quasi) si fanno corsi teatrali pomeridiani e a partecipare sono solo i ragazzi che, ovviamente, scelgono di farli. Cioè c’è già una selezione a monte, fatta proprio dagli alunni stessi. A gennaio iniziai a pensare: E se noi invertissimo le parti? E se invece che mandare Maometto alla montagna, facciamo 2015-02-27 21.54.20venire la montagna a Maometto?”

Traduzione: “E se invece che far fare teatro solo ai ragazzi già incuriositi o predisposti, facessimo fare due ore di teatro anche a quelli convinti di non esserci portati e che non lo farebbero mai?”

2015-02-27 21.59.23E’ nata così questa telefonata: Fabioooo!!! Come staiii!!!”

Fabio è un mio ex alunno che la vita ha portato a fare, per passione, il teatro. Ha alle sue spalle una Compagnia Teatrale chiamata “Papaveri e Papere”, ama recitare ed ultimamente si è divertito (perché lui è proprio così: unisce sempre la passione col divertimento) a fare il regista.

2015-02-27 21.50.33Chi meglio di lui poteva aiutarmi?

“Fabio pensavo…se tu venissi a scuola…facciamo l’esperimento con una classe…sai quanto sia importante certi esercizi teatrali per crescere, sperimentare, allargare la mente a…bla bla bla…”

“Cri, ora sono in viaggio, però l’idea mi piace! Ti aiuterò. Io sono spesso fuori per lavoro. Quindi lo faremo di sabato; l’unico giorno della settimana che sono certo di 2015-02-27 21.56.24essere libero. Scegli la classe e dimmi in quale sabato dovrò venire!”

“E se fossero due classi?”

“Va bene, dai.”

“E se fossero tre?”

2015-02-27 21.55.50Sospiro dall’altra parte del telefono. Fabio sta iniziando a capire che mi ha dato una mano ma io mi sto prendendo l’intero braccio. Continua a leggere “Il teatro va fatto; meno si parla e meglio è” (M. Scaccia)

Ognuno di noi, ha l’amore che si merita?

lumaxart_graduation_conceptProf , volevo farle una domanda.  Secondo lei, ognuno di noi ha l’amore che merita?

Lo so che è una domanda stupida e penso di sapere quale sia più o meno la sua risposta, ma ho bisogno comunque di sentirla. 

Carissima Beatrice, ti ho pensata tanto in questo mese perché ho tentato yh2ocaparbiamente di convincermi che l’amore possa essere anche “meritato”. In effetti non è mica un segreto che la gentilezza, la generosità, la fedeltà … attirano risposte amorevoli nei nostri confronti!

Mi sono venuti in mente anche un sacco di esempi a conferma dell’idea che l’amore non è escluso dalla legge della dinamica di Newton che afferma che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria”. In fondo impariamo a fare un’azione invece che un’altra o a scegliere bene le parole prima di pronunciarle, proprio perché sappiamo che ogni opzione ci porterà ad un destino diverso.

Giornata-Mondiale-della-Gentilezza-634x396Fin da piccoli capiamo che per avere amore ed attenzione, dobbiamo fare qualcosa.

Essere obbedienti, sorridere con educazione, prendere un bel voto a scuola, passare la merenda al compagno, ringraziare con gentilezza…tutte cose che ci fanno conquistare tanta positività intorno a noi.

Ma…eh, lo so, ora arriva un bel “ma”!

Ma quanto impegno (pagato spesso con i sensi di colpa) ci vuole, per riuscire a sentirci meritevoli di amore?

E una volta meritevoli, quanto astio dobbiamo sciogliere per liberarci dalla delusione dell’amore non ripagato? Continua a leggere Ognuno di noi, ha l’amore che si merita?

E’ meglio viaggiare bene piuttosto che arrivare

Quando ascolto le sue parole, mi sento capita, sento che qualcuno riesce a blogdiattualita_5ef6c68824806ea598869b91cc4bab2b1percepire il mio dolore dalle parole che pronuncio, perché ultimamente nessuno lo fa, nessuno è in grado di poter sentire il mio silenzio e la mia sofferenza, e io mi sento sempre più sola; perfino quando sono con le persone che mi vogliono bene! La ringrazio per le sue parole, che non mi fanno sentire più sola, e questo per me è molto importante. INFINITAMENTE GRAZIE!

Innanzitutto ti voglio subito tranquillizzare: tutti (chi più, chi meno) gli adolescenti (ma anche non) si sentono soli ed incompresi. So che il detto mal comune, mezzo gaudio è una magra consolazione, però aiuta a non sentirci i brutti anatroccoli della situazione.

Molti hanno difficoltà a comunicare con gli altri e la camera spesso diventa il rifugio da tante frustrazioni emotive.

alexE se proprio la devo dire tutta, molti non sono neanche capaci di comunicare con se stessi. Qualcuno lo chiama analfabetismo emotivo.

In pratica si è incapaci di decifrare i propri sentimenti e le proprie emozioni e l’incapacità di leggere nel proprio animo, provoca solo un impulso all’azione, spesso svincolato dal proprio vissuto interiore.

Che significa in concreto?

Che facciamo una cosa (per esempio stare in silenzio) ma ne vorremmo fare un’altra (per esempio sfogarci); che urliamo un sentimento (“Non me ne frega niente di te!!!”) ma ne proviamo un altro (“Ti prego, non mi lasciare!!!”) e così via.

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Tutto questo ci isola, aumenta il senso di inadeguatezza, abbassa la nostra autostima e fa riaffiorare antiche ferite.

 

 

 

Boom! Si scoppia! Dentro di noi c’è il finimondo!

buongiornojpgIl dolore si fa avanti e noi ci sentiamo incompresi. Ed effettivamente lo siamo.

Anzi: spesso siamo un mistero di emozioni anche per noi stessi.

E’ per questo che nella mano dell’adolescente ci sono vere e proprie bombe a mano pronte, lì lì, per esplodere. Hanno vari nomi: tossicodipendenza, anoressia, bulimia, depressione…

Ma allora che facciamo? Ci lasciamo andare alla tristezza angosciante? Ma no! Continua a leggere E’ meglio viaggiare bene piuttosto che arrivare

Sulla santità e sull’eterna giovinezza

Tutti-i-santi “Salve Maria Cristina, si ricorda di me? È un po’ che non ci sentiamo, eppure di nuovo la vita mi riporta qui, a scriverle..” Era più di un anno che non lo sentivo, ma questo ragazzo, da subito, mi era rimasto impresso. Con il suo permesso, voglio farvi leggere un piccolo passaggio della sua email. 

“Ultimamente sta procedendo il mio percorso con il mio padre spirituale. Vedo con sempre maggiore chiarezza quella Luce che squarcia le Tenebre. Ad esempio sto capendo che la vera domanda circa la vocazione non è tanto “che lavoro voglio fare”, ma “chi voglio essere”. Questo per me ha avuto un’unica risposta fondamentale: essere un santo (complici le letture di varie straordinarie e bellissime agiografie), cioè amare Dio e i fratelli, con tutto quello che nella creatività dello Spirito possa voler dire nella mia vita! Come questo poi si possa sposare con un mestiere è secondario; importantissimo, ma secondario (anche se rimane sempre lì come dubbio a cui dover dare una risposta… ma una cosa alla volta!) …” “Essere un santo”.

Wow! Santo.

santi-medici-960x440Qualche volta, tra devozioni e tradizionalismi, abbiamo reso così malridotta questa parola, che non mi pare vero che un ragazzo si sia fissata come meta, la santità.

Quando giro per le chiese, vedere le statue con quei colli torti, quegli sguardi un po’ trasognati e quelle braccia con croci e gigli, mi mette una sensazione che va dall’angoscia alla malinconia. E’ anche per questo che, da anni, mi sono appassionata alla vita dei santi.

573_001Tutto è’ iniziato come una specie di sfida personale, per riuscire a vedere la distanza che c’è tra l’immagine edulcorata del santo e la sua realtà.

E la gara è sempre vinta dalla realtà, perché si dimostra anni luce più bella (per fascino, grinta e lotta spirituale) rispetto al santino che gira di mano in mano. E’ solo leggendo le loro vite che ti rendi conto di come, i santi, non siano i meno difettosi ma solo i più coraggiosi.

Ogni santo è nato peccatore ed ha lottato affinché le radici della propria vita, dal terreno desertico in cui erano immerse, potessero spingere i rami fino al Cielo.

220px-Bernadette_soubirous_1_publicdomainC’è una frase di Santa Bernadette Soubirous che mi ha sempre rincuorata: “Vorrei che si scrivessero i difetti dei santi e quanto essi hanno fatto per correggersi; ciò ci servirebbe assai più dei loro miracoli e delle loro estasi”. Credo voglia dire che mettere i santi sul piedistallo del perfezionismo ce li fa sentire irraggiungibili; riportarli nella loro vita reale ce li fa sentire fratelli e compagni dello stesso viaggio.

Sto scrivendo questo post proprio oggi che ho avuto l’ennesima prova dell’immensa distanza che c’è tra me e la santità. Ad un certo punto volevo cancellare tutto, per quanto mi sentivo sovrastata dalla montagna delle mie contraddizioni.

Poi ho pensato che forse era proprio questo lo stato d’animo giusto per parlare di santità: sentirsi fortemente bisognosi dell’aiuto di Dio. Continua a leggere Sulla santità e sull’eterna giovinezza

Quando la fede è nel buio

slide_11Buongiorno prof, come avrei voluto che tu fossi una mia prof! Forse ora non starei così…forse avrei trovato da tempo il mio cammino e ora nel momento della tempesta mi affiderei al Signore con più fiducia e meno timore…

Invece sono terrorizzata e quel che è peggio è che chi continua a passare le notti leggendo pregando e piangendo è una mamma che deve aiutare il suo bambino ma non trova la forza. È stato un anno difficile legato ad alcuni problemi di salute che hanno afflitto alcune delle persone a me più care tra cui anche il mio bimbo. È stato un anno anche prezioso per la nascita del mio secondo bimbo che invece mi guarda e guarda al futuro sorridendo cercando a suo modo di dare alla sua mamma un po’ di forza. Io faccio di tutto per cercare di galleggiare in queste acque, cercando di rassegnarmi alla volontà di Dio, di sperare, di pregare…

Leggendo preghiere, letture e il tuo splendido sito che mi dà la forza di andare avanti giorno dopo giorno…ma l’acqua mi sovrasta e mi toglie il respiro…mi sento molto figlia in cerca di aiuto, ma poco madre …perché mi manca la forza x affrontare …. Sia le piccole che le grandi croci che la vita ci mette davanti.

Io che ho sempre avuto una vita facile tutta in discesa ora mi trovo davanti ad una salita enorme e impossibile …leggo che il Signore è sempre al nostro fianco e non ci chiede di più di quanto possiamo dare… Ma mi accorgo di non avere fiducia a sufficienza per andare avanti e questo mi spaventa ancora di più perché mi fa capire che la mia fede vacilla e senza quella io sono finita…

Come posso fare? Scusami tanto per la mia maleducazione. Non mi sono nemmeno presentata. Io sono Chiara. Non ci conosciamo, ma sento che ho tanto bisogno del tuo aiuto. Grazie per tutto ciò che hai già scritto sul tuo blog. Mi hai comunque già molto aiutata senza saperlo. Un abbraccio grande, Chiara

Carissima Chiara,

Dream (5)leggendo la tua lettera mi sembrava di rivivere il periodo difficilissimo che mi ha costretta a partorirmi di nuovo. Questo è il motivo per cui ti rispondo pubblicamente: sono infatti convinta che sia più utile condividere le nostre debolezze che non i nostri successi.

Intendiamoci: l’obiettivo del nostro camminare è la vittoria, la meta, il podio, e proprio il primo posto del podio!

Un primo posto “personalizzato”, fatto apposta per noi, che non si conquista quindi sbaragliando gli altri, ma vincendo i nemici che sono dentro di noi.

uid_11d6f30bb7c_580_0[1]E di nemici che remano contro la nostra felicità ne abbiamo tanti. Uno di questi è l’angoscia.

L’angoscia bussa alla nostra porta e, con efficacia paziente, ci piega (facendoci vedere solo la terra e mai il Cielo), ci squarcia l’anima (convincendoci che il nostro futuro sarà per sempre monocromatico e, ovviamente, nero) e ci immobilizza togliendoci ogni energia di vita. Continua a leggere Quando la fede è nel buio

Chi ha il cuore vuoto ha la bocca che trabocca!

pettegolezziokIn quest’ultimo mese mi è successo tre volte. In luoghi diversi, su persone diverse e con critiche diverse ma ciò che era uguale era la malignità.

La prima volta mi sono arrabbiata ed alla persona che mi chiedeva un consiglio sulla presunta inaffidabilità professionale di una bravissima ragazza, ho risposto senza mezzi termini: “Ma come si permettono di giudicare questa persona da un suo fatto passato e vecchio di almeno dieci anni?”

La seconda volta ho stoppato tutto prima che l’interlocutore arrivasse al dunque; perché già nauseata dalla sua introduzione fatta col tono di chi ha già giudicato: “Io comunque, sulla tal dei tali ho saputo che…”

La terza volta …lasciamo perdere che è meglio. 

Ma tutti e tre gli episodi non mi sono passati sulla testa. Non mi sono scivolati addosso. Non li ho superati. pettegole

Ci ho riflettuto e pensato tanto. In fondo a chi non capita di fare una critica “sottovoce”? Perché allora me la sono presa tanto? E chi non ha mai fatto un pettegolezzo? Suvvia. Insomma: le ho provate tutte per sminuire la faccenda.

Ma non ci sono riuscita.

Alla fine, però, ho dedotto che sono due le cose che rendono brutta, maligna, cattiva ed odiosa una critica.

 

1. La critica è odiosa quando si basa su fatti del passato per giudicare il presente. Continua a leggere Chi ha il cuore vuoto ha la bocca che trabocca!

Quando il dubbio è l’inizio della fede

134018296“Ciao Prof, mi sono procurata il suo numero da degli amici del quarto, per scriverle questo messaggio. Arrivo subito al succo.

Spesso mi ritrovo con tanti dubbi. Io credo in Dio,ma a volte mi viene da pensare: ” E se io facessi tutto questo per niente?”

La domenica, nonostante debba passare la giornata in famiglia e nonostante sia l’unico giorno in cui posso dormire fino a tardi, mi sveglio presto e faccio i compiti di fretta per andare a messa. Il sabato, nonostante sia uno dei pochi giorni che potrei trascorrere tranquillamente con gli amici, vado all’Acg e a volte ci passo anche l’intero pomeriggio. La sera, nonostante io sia molto stanca dopo una giornata piena di affari (scuola,compiti,allenamenti…), spendo sempre due minuti per fare anche un semplice “Padre nostro”.

Insomma la mia vita é un po’ indaffarata.

E a volte penso: “E se avessero ragione gli altri? Se non ci fosse nessun Dio lassù, sempre pronto ad aiutarci? Se tutto questo sia solo tempo sprecato?” E la maggior parte delle volte, per quanto io possa convincermi che tutto ciò sia vero, non riesco a rispondere in modo esauriente a queste domande.

Per questo vorrei un piccolo consiglio su come potrei rispondere a queste domande, senza alcun problema. Lo chiedo a lei perché in questo ambito é piuttosto “esperta”. Mi scuso per il disturbo. Buona giornata. Mi faccia sapere al più presto.” 

DomandeCarissima Francesca, ma lo sai che hai scritto una bellissima lettera? Non dico la tua giovane età per tutelare la tua privacy, ma permettimi di dirti che stai facendo proprio un bel cammino interiore. E la prova della profondità del tuo cuore, sta proprio nei tuoi dubbi!

Già: i dubbi.

Sono proprio le domande, le incertezze e gli interrogativi, a renderci “uomini”. Il mio gatto non se li pone certo i tuoi interrogativi. Ma non se li pone neanche la persona superficiale o quella bigotta. I due estremi di uno stato interiore che ha deciso di buttar via la parte umana più sacra: “l’esigenza di farsi domande, per trovare il senso delle cose”.

27584846-bella-donna-con-interrogatorio-segni-di-espressione-e-di-interrogativi-sopra-la-sua-testaUna volta partiti dagli interrogativi, è entusiasmante poi arrivare a scoprire le risposte. Tutta la nostra vita è fatta di domande poste e risposte cercate.

Che vestito mi metterò a Capodanno…come posso farcire il panettone per Natale…quale tesina fare per gli esami del quinto… fidarsi o no di una persona…ed infine la domanda delle domande: Dio c’è? Che pensa? Dove sta? Mi ama davvero?  Continua a leggere Quando il dubbio è l’inizio della fede

Il privilegio di insegnare ad un fiore delicato

1920470_10205440639646306_8546483038911121344_nRicordo ancora la prima volta che sentii parlare di Sait. La scuola era iniziata da due giorni ed io ero in viaggio verso Assisi, quando mi squillò il cellulare.

“Pronto?”

“Ciao Cri, sono Laura”.

“Ciao Laura!!! Dimmi pure”.

“Senti, stamattina ho fatto per la prima volta lezione in 1B. Ma tu ci sei già andata? Hai conosciuto Sait?”

“Sait? E chi è Sait? No, ancora non ci sono andata in 1B e…”

fioredifferenteindividualitfrasescr“Senti Cri; tu devi assolutamente conoscere Sait! E’ un ragazzo fantastico della prima classe. Conosce il greco, parla l’ebraico, canta in modo divino…stamattina io ero a bocca aperta! Ma quando ci andrai in quella classe? Io non vedo l’ora di sentire la tua impressione! E quel ragazzo bisogna valorizzarlo assolutamente!!!”

Laura è la mia collega di italiano entusiasta del lavoro che fa e perennemente desiderosa di valorizzare ogni suo studente. E quel giorno, in una sola ora di lezione, aveva intuito subito la bellezza dei petali che adornavano quel fiore delicato chiamato Sait.

C_0_articolo_469392_listatakes_itemTake_0_immaginetakeUn ragazzo che se fa le scale senza tenersi forte nel corrimano, ha paura, ma che poi non teme dire la sua di fronte all’intera scuola riunita in Assemblea Generale.

Un adolescente che sa sorridere sempre a tutti, anche se la vita sembra che a lui non abbia sorriso affatto.

Sait che, quando ascolta qualcosa che gli piace, ripete tra sé e sé le singole parole come fossero pezzi preziosi di un puzzle da costruire piano piano ma che poi, quando studia da solo, è capace di imparare il greco, l’ebraico e l’arabo.

Un alunno che è capace di vedere in tutti dei lati positivi e che quando parla ha sempre scintille di generosità da spargere a piene mani intorno a lui; anche quando gli altri hanno mani vuote di amore.

Sait che, appena può, esce dalla sua aula per venire nella mia e lasciare un senso di meraviglia nei ragazzi lì presenti, con le sue mini conferenze sulla teologia o sul sociale.

Io lo chiamo il mio fiore delicato mentre stamattina, un mio alunno, lo ha chiamato la mascotte della scuola.

Un po’ di giorni fa Sait è venuto a trovarmi in aula e mi ha detto: Continua a leggere Il privilegio di insegnare ad un fiore delicato

Dio conta solo fino ad uno

2014-11-20 11.34.45“Mamma!”

“Prof, quando viene la sua amica siriana a scuola?”

“Mamma, è nata!”

“Prof, devo giustificare l’assenza…”

“Mamma, è bellissima!!!”

“Prof, le posso fare da assistente al computer?”

“Mamma, ora ti mando una foto!”

“Prooof!!!!”

Abbasso lo sguardo nel mio cellulare per leggere i messaggi di mio figlioalzo lo sguardo versi i ragazzi perché sta iniziando la lezione con loroabbasso lo sguardo verso il cellulare e vi leggo la nascita della mia prima nipotinaalzo lo sguardo verso gli studenti e vi vedo la mia professioneabbasso lo sguardo e realizzo che sono diventata nonnaalzo lo sguardo ed ho solo voglia di ridere ed abbracciare qualcuno!

k8220498“Ragazzi, vi devo dire una cosa…”

Siccome sorrido emozionata e sospetto anche di avere un’espressione un po’ da ebete felice, la classe si ferma incuriosita, aspettando il seguito della frase.

“Pochi minuti fa è nata Giulia, la mia prima nipotina ed io…”

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Non riesco a finire la frase perché tutta la classe esulta con un “yyhhheeaaaa!!!” I ragazzi battono le mani, divertiti e contagiati dall’euforia che ogni vita, nel secondo in cui si affaccia sulla terra, mette in tutti.

 

 

Cara Giulia, il giorno di Pasqua del 2014 ho saputo che c’eri; una goccia di vita scappata da Dio. Continua a leggere Dio conta solo fino ad uno

Fortuna, destino o Dio; chi ha salvato mio zio?

389561_246740188719356_1412829341_nProf, è proprio vero che la vita non smette mai di sorprenderti! Le voglio raccontare la storia di mio zio.

Ha 56 anni e ne ha passate di tutti i colori, ma la vita gli sorride ancora, proprio come lui sorride ad essa! È un tipo bizzarro, strano, simpatico, ma a volta anche lunatico. Alto secco, quasi pelle ed ossa, con qualche cicatrice ed un tatuaggio sul braccio, ricordo di una delle tante volte in cui il destino gli ha salvato la vita.

Si prof, parlo al plurale perché ha rischiato per ben tre volte di andarsene su in cielo. Anche se non ama parlarne, a volte saltan fuori parole che riguardano le sue esperienze ed io, incuriosita, ho sempre chiesto a mia madre (sua sorella) di parlarmene.

Sembra che zio ritenga me e mio fratello (due anni più piccolo di me) ancora immaturi per poter affrontare determinati discorsi. Un po’ mi secca questa cosa perché lui è lo zio al quale mi sento più legata e con il quale ho anche maggior confidenza! Non ha né moglie, né figli, né una compagna… vive con mia nonna (vedova da 15 anni) e ogni domenica pranziamo, ridiamo e scherziamo insieme.

389561_246740188719356_1412829341_nÈ molto presente, simpatico e anche protettivo; solare e con una gioia immensa di vivere; il minimo dopo le sue esperienze! Chiunque si sentirebbe orgoglioso di vivere dopo essere sopravvissuto ad un forcone conficcato nella trachea mentre lavorava il fieno in campagna! Poterne parlare dopo vent’anni, questa si che è una “gioia”!

E quindi una delle cicatrici che le dicevo, si trova proprio sul collo, poco sotto il pomo d’Adamo. A volte la guardo e ancora non mi capacito di come possa essere sopravvissuto; giuro! Forse non era ancora il suo momento.

Poi succede per la seconda volta, ma anche li se la scampa. Torna da lavoro come suo solito, parcheggia la sua auto affianco il portone di casa, inchiava la macchina, apre il portone e dopo i primi tre scalini, un boato lo fa tornare di corsa fuori. Cioè prof, questione di secondi, millesimi e mio zio sarebbe stato schiacciato come una sottiletta contro un muro. Muro! Proprio come è finita la sua auto a causa di un signore alla guida di un furgoncino rosso che ha avuto un colpo di sonno. Continua a leggere Fortuna, destino o Dio; chi ha salvato mio zio?