“Basta! Non ce la faccio più!”

IMG_7553IMG_7557IMG_7542IMG_7539“Don Gabriele, guarda che se mi fai il finale dello spettacolo, devi parlare di te! Non prediche da prete, ma un racconto di “dolore e di rinascita” della tua vita! Te la senti?”

“Ci provo, cocca!” 

 

Dopo un po’ di giorni, mi arriva una sua email con un allegato: “Leggi se può andar bene”. Era una lettera scritta a me, ma diretta a tutto il pubblico che sarebbe venuto quella domenica 30 marzo 2014 al Teatro Gentile di Fabriano.

ME-RA-VI-GLIO-SA!!! 

Purtroppo, per esigenze teatrali, siamo stati costretti ad accorciarla il giorno dello spettacolo, ma nel mio Blog, oggi, metto a disposizione di tutti questo scritto profondissimo dove Don Gabriele ci ha aperto il suo cuore, raccontandoci come ha vissuto la morte del padre del settembre scorso.

Questo tesoro prezioso non potevo non condividerlo con tutti.

Buona lettura!

 

 

 

Cara Cristina anche questa volta mi hai chiesto di chiudere un tuo spettacolo. Ti ringrazio di affidarmi questo compito ormai per la terza volta! Mi hai ubriacato di parole per spiegarmi il tema di questa sera e io non potevo che accettare per l’amicizia che ci lega ma anche perché con te si fa prima a dire di si! Però questa volta invece di fare il solito sciò, alla don Gabriele, vorrei scrivere delle riflessioni. Una lettera tra amici come si faceva una volta, con la penna e la carta e non con una tastiera di pc o tach.         
IMG_7544“BASTA ! NON CE LA FACCIO PIU’” Quante volte ho ascoltato questa frase in 14 anni da prete! In tante circostanze, davvero troppe! Fino all’estate scorsa quando anche io sono passato dall’ascoltarla  al viverla. “Basta!”è il grido dello sfinimento e ti viene da dirlo costantemente più volte al giorno. “Basta! Non ne posso più!!!“ … queste parole qualche volta si trasformano da lamento a preghiera al Signore Gesù: “Signore basta! Mettici le mani, togli questo strazio!” . Vorrei brevemente raccontarvi l’esperienza drammatica che ho vissuto l’estate scorsa. La scoperta della malattia di mio padre mi ha sconvolto. In un attimo dentro di me non ho avuto più punti di riferimento, quello che sembrava scontato e solido s’è dissolto come una bolla di sapone nell’aria. Tutto schiantato come un terremoto. Ciò che sembrava “Normale” diviene strano. Non so seIMG_7547 vi è mai capitato di salire in auto, girare la chiavetta e rimanere inermi nello scoprire che la batteria s’è scaricata: “Adesso che faccio?”. Il ricovero di Babbo a fine giugno e poi dopo qualche giorno, dentro lo studio di un dottore, la notizia della gravita della malattia di mio Padre. In quel momento le parole del dottore erano come una eco, dietro il professore alla parete c’era la croce. Gesù m’appariva ancor più nitido: le mani e i piedi trapassati dai chiodi, il fianco dilaniato dalla lancia. Quante volte ho contemplato quei segni ma ora erano come vivi, non erano elementi plastici: sembravano pulsare. Stessa esperienza nella camera d’ospedale mentre dicevamo a babbo la gravità della malattia ma che c’era una via di salvezza. Già! Una via di salvezza, ma la imboccheremo? Come guidare senza cartina ne navigatore! Così ho sentito rimbombare in me le parole che dico a chi si viene a confidare e sfogare: “ Forza, coraggio, adesso passa, ci vuol pazienza, confidiamo nel Signore, preghiamo la Madonna!” . Queste parole cambiano quando sono per te. Così sono passati inesorabili tre mesi tra ospedali. A casa mia, la camera da letto dei miei, allestita come una clinica. Tantissimi hanno vissuto quello che ho provato io, non sono un eroe, tutt’altro! Le notti all’ospedale per fare assistenza a Babbo , un continuo alzarsi, coricarsi e dolori ovunque. Tra un sonno e l’altro di mio padre, pregavo. La preghiera mi ha aiutato tanto! La preghiera con questa esperienza è maturata. Il dialogo con Dio è un pilastro della mia vita, forse non lo do a vedere, come tante cose che piace tenerle per me, ma ringraziare il Signore è fondamentale. I suoi doni sono tanti ma adesso la sua Parola è più intima di prima. Ora la sento dentro le vene, dentro il ragionare d’ogni momento. Non so spiegare il come e il perché ma prima pensavo: “Come si sarebbe comportato Gesù in questa circostanza?”. Prima era una elucubrazione ora cercavo di fare come Gesù. Dal cervello al cuore.
La malattia fa ammalare anche i parenti, il dolore del malato si allarga a tutti coloro che lo assistono, una contaminazione invisibile ma potente. In breve tempo questa esperienza s’è come concentrata in me in 5 parole: “Sia fatta la tua volontà?” . Un domanda di chiarificazione … perché? E la risposta che vuoi immediata non c’è. Un silenzio che ti fa bollire il sangue di rabbia ancor di più delle frasi incomprensibili dei medici. Le tue vacanze spazzate via! Il mondo che non se ne frega del tua sofferenza. La voglia di gridare, di scappare, di mandare tutto a fan c…. ! Ho sperimentato in quei tre mesi al capezzale di mio padre che la preghiera è come la sabbia di una clessidra. Granello dopo granello la massa dei pensieri e delle domande si sposta dal bulbo di sopra al sottostante, dalla superbia all’umiltà, dal disporre all’affidarsi. Non poi fare nulla se non fidarti: dei medici che ce la mettono tutta per salvarti il padre. Ti affidi alle tue forze, ai parenti ed amici, ma soprattutto di Gesù! Così il punto interrogativo s’è addrizzato ed infondo alla frase: “Sia fatta la tua volontà” è apparso il punto esclamativo. La preghiera ha compiuto questo cambiamento. Il dolore ti fa contorcere, come un punto interrogativo, ma quando si allevia il corpo si distende. Così mio padre, così la mia anima nel vederlo soffrire. “Sia fatta la tua volontà!” quante volte l’ho detto! Mille, un milione non lo so, però adesso quando recito il Padre nostro e arrivo a questa frase mi viene libera, così quando risento nel vangelo durante la Messa in qualche domenica le parole di Gesù nel Getsemani: “Non la mia, ma la tua volontà” ha un’altra tonalità. Non è un brano di Vangelo dal commentare …  al raccontare. “dal commentare …  al raccontare !” Come ti dicevo cara Cristina dal Cervello al Cuore. Dalla superbia all’umiltà, dal sopra al sotto della clessidra della preghiera! È stata dura! Far avanti e indietro all’ospedale di Torrete ad Ancona; Fare il bucato, pulire, stirare, far da mangiare ogni giorno. Nonna d’accudire in tutto in casa a Fabriano e poi la Parrocchia. All’inizio non sai come e dove cominciare. Poi lo fai, senza pensare ma rimboccandoti le maniche. La sera dopo cena dopo aver sentito mamma e babbo per telefono, accendi un sigaro e dici “Basta! Non ne posso più… ma sia fatta la tua volontà!”
Babbo è salito al cielo il 12 settembre 2013. Un funerale con tanta gente. Mai mi sarei aspettato tanta partecipazione segno che mio padre è una bella persona. Ringrazio tanti parenti ed amici.  Ringrazio il nostro Vescovo e tanti confratelli sacerdoti sempre presenti.  Parrocchiani attuali e delle precedenti parrocchie.
Sai Cristina! Sulla bara di babbo ho fatto mettere solo la croce senza crocifisso. Perché? Gesù è risorto con tutto il suo essere e a noi rimane la croce segno della sua passione. Babbo in Gesù è vivo con tutto ciò che era qui tra noi. Qui rimangono i suoi resti mortali che sono il segno della sua vita, delle sue gioie e dolori terreni. Termino riprendendo la parola iniziale “Basta!”… però quel punto esclamativo ora si piega in “Basta?”e la risposta è NO! Poi mi sono ammalato di cuore, la tachicardia. Le serate al pronto soccorso e mamma che dopo Babbo ad assistere me. Una donna mia madre di poche smancerie ma con un cuore da mamma: nel vero senso della parola! La mia missione di sacerdote era all’ospedale a far ridere i pazienti in cardiologia, andare a trovare gli altri pazienti nei vari reparti facendo incavolare i dottori che mi cercavano per tutte le corsie. E così un intervento di ablazione, lungo ma tranquillo. Mentre da sveglio i medici bruciacchiavano alcuni nervetti del mio cuore pregavo Dio dicendo: “ Sia fatta la tua volontà!” E dall’ospedale si riparte.
IMG_7559Ricomincio cara Cristina da questa esperienza importante perché io possa vivere sempre la Sua volontà. Il compito di noi preti? Raddrizzare per me e per gli altri i punti interrogativi, facendoli diventare esclamativi. Prendere per mano tutti coloro che il Signore mi porrà innanzi per attraversare il buio del dubbio. I tanti “Basta!” che inevitabilmente la vita ci farà dire e che ci faranno ripiegare su noi stessi. Papa Francesco ci sta insegnando ad all’alzare le mani al cielo per scaldarci del Sole dell’amore di Dio in Cristo Gesù! Ringrazio Dio di averci donato un Papa così ne avevamo bisogno altrimenti la chiesa sta volta si che facevIMG_7564a “Basta”!
Posso garantirti cara professoressa che chi compie la volontà di Dio è LIBERO! Le chiacchiere di tanti sono solo parole vuote! Gesù con la sua passione può raddrizzarci. Gesù fu contorto sulla croce s’è raddrizzato nella risurrezione, oggi lo fa con noi usando degli utensili particolari: la Confessione dall’amico prete; la Messa nella comunità che maggiormente ci aiuta a pregare; la Comunione fatta col desiderio di ricevere un gran dono; la preghiera fatta quotidianamente: come i granellini di una clessidra! Così il Paradiso non è così lontano. Babbo ora è così vicino che sento che mi dice: “ Basta! L’hai commossa st’amica tua, di una puttanata delle tue che te riesce meglio!”
Con Affetto don Gabriele

 

 

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