Elogio degli alberi “storti”

Quant’è affascinante quest’albero storto!❤
Lo so, cresciamo a suon di colpi di perfezione e di giudizi.
Ci convinciamo che i vincenti siano quelli diritti.
Li vedi vincenti, belli, sicuri di sé, perennemente giovani e senza mai lacrime.
Eppure guardate quest’albero: la luna sarebbe stata ugualmente bella senza il suo abbraccio?????
Dagli “storti” nessuno si aspetta nulla.
Tutt’al più sono da aiutare.
I “dritti” ci sono per questo.
E se invece provassimo a rovesciare il mondo?
Provate!

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Anche fossi cresciuta storta, Tu mi sorreggerai sempre!

BENEDETTO L’UOMO CHE CONFIDA NEL SIGNORE E IL SIGNORE E’ LA SUA FIDUCIA”

Eccomi Signore! Anche attraversassi l’arsura del deserto, io avrò fiducia in te. Non lo faccio perché sono brava, ma perché solo Tu sei morto per me. Tu conosci le mie debolezze, le mie mancanze, le mie ferite, Le mie contraddizioni, le mie domande, i miei dubbi… Con te posso anche non nascondere niente, perché Tu hai dato la vita per me. Nessun altro l’ha fatto.

“È COME UN ALBERO PIANTATO LUNGO UN CORSO D’ACQUA, VERSO LA CORRENTE STENDE LE RADICI”

Sarò il tuo albero, Signore del vento! Le mie radici seguiranno la tua brezza ed io smetterò di voler essere l’organizzatrice totale della mia vita. Tu mi aiuterai ad aver pazienza con me stessa, e nella mia debolezza ti ascolterò meglio. Le mie ferite saranno le feritoie dove il tuo Amore passerà. Perché Tu sei morto per me e nessun altro l’ha fatto. Continua a leggere Anche fossi cresciuta storta, Tu mi sorreggerai sempre!

Buongiorno a tutti i semi della terra!

Buongiorno a tutti i semi della terra, alleati del Regno del nostro Dio.????
Buongiorno a tutti coloro che, nel loro minuscolo angoletto di vita, stanno germogliando.????
Buongiorno al nostro Padre, che ama i piccoli, i granellini di senape, i nascosti nelle trame della bontà.????
Lui vede tutti i gesti minuscoli e tutti i desideri di amore e, sia che dormiamo o sia che vegliamo, li fa crescere.
Come? Non si sa.
Però sia di notte che di giorno, il suo Regno cresce.????????????

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Li ho visti da lontano. Spiccavano tra la terra fangosa.
Tre fiorellini luminosi nati nel punto del prato che, lo scorso settembre, avevo “capovolto” per metterci l’altalena per le nipotine.
In quell’angoletto l’erba, ovviamente, non c’è.
Vi è solo terriccio.
Eppure, in quell’angoletto, sono spuntati tre fiorellini. Bellissimi!????????????
Li ho fotografati perché mi sono sembrati tre eroi, testardamente attaccati alla voglia di colorare la terra.
Me li immagino dire: “Cascasse il mondo, noi a primavera rinasciamo!????
Intorno a loro non ci sono altri fiori.
Ma non si sono lasciati andare al pessimismo che dice: “Da soli che possiamo fare? Mica possiamo cambiare il mondo!”
Perché lì, in quell’angoletto incolto, quei tre hanno davvero cambiato l’intero paesaggio.
Anzi…forse se fosse stato pieno di fiori come l’ultima primavera, neanche ci avrei fatto più di tanto caso.
Quando siamo nel fango della vita, capita sempre di trovare dei fiori da qualche parte.
Ed è proprio nella melma che li vediamo meglio.
Possono essere incontri, canzoni, bravi medici, un bel libro, pensieri belli, carezze, amici fidati, film che ci ispirano, una passeggiata rilassante, un consiglio fondamentale, la scoperta di un nuovo hobby, un messaggio inaspettato…
Ci sono fiori che spuntano dal fango!
Ed è proprio il fango a farceli notare ancora di più.
Stamattina, per la prima volta, dopo un anno e mezzo, mi sono svegliata senza più scadenze chirurgiche importanti. Ieri l’ultima medicazione ospedaliera e tanta gratitudine.
Un anno e mezzo che ho affrontato con immensa serenità grazie a dei personal trainer che ho avuto sempre accanto. Tutti fiori spuntati nel fango della mia vita.
Telefonate inaspettate, incoraggiamenti importanti, condivisioni vitali, sorrisi meravigliosi, messaggi strapieni di amore…
Probabilmente, se non ci fosse stato fango, neanche li avrei memorizzati tutti così bene. Ma col fango intorno, ogni gesto brillava in mezzo al pantano.
In quest’anno e mezzo ho conosciuto tante persone, ho conosciuto meglio perfino me stessa ed ho capito solo una cosina.
Piccola.
Quasi ovvia.
Ed è che per arrivare in fondo al tunnel, è utile fare un passo alla volta. Piano, piano. Giorno per giorno.
Lamentarsi del possibile domani è una specie di autodistruzione.
Stare vicini ed uniti nell’oggi, è la salvezza.
Un po’ come quando si va in una metropolitana piena e ti reggi in piedi anche se non ti tieni da qualche parte, grazie alle persone che ti stanno intorno (un paragone strano in tempo di Covid e di lotta agli assembramenti).

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San Giuseppe, fammi sognare!

Ciao san Giuseppe. ❤
Ti posso salutare così?
Come se fossi un mio amico di cammino, oggi ritrovato.
Io un po’ mi ti immagino alle prese con i tuoi dubbi ed i tuoi sogni.
Sballottato tra l’amarezza di quel che vedevi
e la voglia di credere a quel che sognavi.
Maria, la tua ragazza amatissima, incinta.
Incinta di chi?
Quante notti hai passato a pensare?
Quante ore hai passato a pregare?
Chi, meglio di te, può insegnarmi a credere nei sogni di Dio per me?
Qui, sulla terra, vediamo un po’ per volta
ed immaginarsi la sorpresa che tutti ci attende,
non è facile.
Ma tu puoi aiutarci.
Tu ce l’hai fatta! ❤

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La Luce, c’è!

Il monte Tabor. Circa duemila anni fa. Un fiore di luce esplode nel deserto e tre uomini lo vedono. Ed è una meraviglia. E’ un volto illuminato da “dentro” e Pietro, Giacomo e Giovanni l’ammirano. E non vorrebbero più guardare da altre parti.

Roma. 6 aprile 1520. Venerdì Santo. Raffaello Sanzio, dopo quindici giorni di agonia, sfinito dalla febbre e dai ripetuti e inutili salassi, muore nel giorno del suo 37esimo compleanno. Poco prima di ammalarsi aveva iniziato la famosa “Trasfigurazione” che, purtroppo, non riuscì a terminare nella sua parte inferiore (poi finita da Giulio Romano).

Ma la parte superiore, sì!

Quella l’aveva finita e quella volle davanti a sé, mentre sorella morte si avvicinava a lui.

Vasari ricorda che “gli misero alla morte, nella sala ove lavorava, la tavola della Trasfigurazione che aveva finita per il cardinal de’ Medici: la quale opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva scoppiare l’anima di dolore a ognuno che quivi guardava”.

Per oggi guardiamo “La trasfigurazione” di Raffaello come fosse la prima volta. Guardiamola come la guardò lui. Era giovane, ricco, bello e costretto ad abituarsi a morire di lì a poco. Ebbe solo pochi giorni per abitarsi all’idea di lasciare tutto. Ma come si fa ad abituarsi alla morte? Raffaello si fece portare nella sua camera l’ultima pittura che stava realizzando: “La trasfigurazione”. Continua a leggere La Luce, c’è!

Abbiamo farfalle bianche e luce, intorno a noi

La vita mi ha regalato delle amiche fidatissime.

Sono amiche a cui potrei anche dire di aver fatto il peggio del peggio, sapendo con certezza che non mi lascerebbero mai da sola. Ne ho le prove! Ma, soprattutto, le amo per una caratteristica: con loro posso parlare di tutto ma, soprattutto, di Cielo. E così loro mi raccontano, mi insegnano, mi incoraggiano…insomma: mi aiutano a volare alto e vedere con amore anche ciò che amore non è.

Ieri una di queste super creature, mi ha raccontato due fatti che io cercherò di condividere mantenendo, come al solito, la privacy. Continua a leggere Abbiamo farfalle bianche e luce, intorno a noi

La gravità

Quest’opera è di Lorenzo Quinn, artista che ama diffondere messaggi di amore e fraternità.

Questa scultura si chiama “Gravità” ed a me affascina tanto. Con alluminio e bronzo, su base di marmo nero, ha scolpito una poesia. Perché le poesie si possono scrivere in tanti modi e con tanti materiali. Qui vedete scritta una poesia sull’equilibrio. Continua a leggere La gravità

Dio dalla pelle di luce, illumina anche la mia

Gesù, Signore dalla pelle di Luce,
come vorrei essere stata lì, con Pietro Giacomo e Giovanni.
A me hai lasciato solo occhi di fede.
Con quelli Ti guardo.
Con quelli mi guardo.
Ed intravedo anche in me quella luce che è Tua.
Quando penso di essere inutile, di non farcela,
di essere d’impiccio o di essere buio,
fammi intravedere con la pelle di Luce come la tua.????????

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Fammi uscire in una notte, dal deserto.

“Quanto tempo ci hai messo per far uscire gli israeliti dall’Egitto, Signore? Una notte.

Quanto tempo ci hanno messo gli Israeliti per togliersi l’Egitto dalla testa? Quarant’anni.

Tu ci liberi in un attimo. Ma noi, Signore, continuiamo a ragionare da schiavi. Continua a leggere Fammi uscire in una notte, dal deserto.