Il tramonto è esagerato!

Ieri sono andata a vedere il tramonto con Giulia. ❤
Sei anni di esperienza di vita.
Siamo scese dall’auto ed abbiamo ammirato.????

“Giulia, a te piace il tramonto?”
“Sì, però… trovo che sia esagerato”
“In che senso? ????
“Nel senso che, a volte, è veramente troppo bello!”????????????

E’ stata lei a spiegarmi che il Cielo è tanta nostalgia di Infinito che ci invade,
ed è veramente troppo bello lasciarsi andare.????????????
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Il mio vestito è bellissimo!

Io lo so che mi stai cucendo addosso un vestito! ❤
Intuisco che mi sei vicino per prendermi misure perfette e farmi diventare bella come Tu già mi vedi! ❤
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Il “Giudice scomodo” proclamato beato: non facciamone un santino, ma un esempio da seguire!

E’ il 21 settembre 1990.

Angelo Rosario Livatino non sa che quello sarà il suo ultimo giorno di vita.

Ha quasi 38 anni, è un giudice penale del tribunale di Agrigento e quella mattina, senza scorta, sta andando al Tribunale con la sua Ford Fiesta rossa, passando per i duecento metri del viadotto Gasena, lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta.

E’ lì che vivrà i suoi ultimi istanti di vita.

E‘ una zona di campagna.

Lui è solo.

Sta guidando.

Sono passate da poco le 8.30.

Improvvisamente il terribile agguato.

Una Fiat Uno e una motocicletta di grossa cilindrata lo affiancano costringendolo a fermarsi sulla barriera di protezione della strada statale.

I sicari sparano.

La paura è dappertutto.

Rosario Livatino tenta una fuga.

Esce dalla sua auto e cerca scampo nella scarpata sottostante.

Corre!

Prova a salvarsi.

Ma in questa disperata fuga viene raggiunto da uno dei quattro sicari che lo uccide senza pietà, sparandogli a bruciapelo gli ultimi quattro colpi in testa.

A questa valanga di morte e violenza assiste, terrorizzato, Pietro Nava.

Casualmente sta passando da quelle parti.

E’ un agente di commercio e vede tutto.

La sua coscienza lo indirizzerà, poi, verso la scelta più giusta e difficile: raccontare e diventare il testimone oculare di quella morte ingiusta.

Da quel momento Pietro Nava sarà costretto a vivere sotto tutela in una località segreta. Continua a leggere Il “Giudice scomodo” proclamato beato: non facciamone un santino, ma un esempio da seguire!

Per tutte le madri del mondo…

Grazie per tutte le madri del mondo! Imperfette, fragili, grintose, guerriere, belle, bionde, anziane, felici, tristi, affettuose, insicure, preoccupate, innamorate, alte e basse. Perché nel sangue di ogni essere vivente, scorre comunque la vita e una madre. Sono un binomio fatto di cielo e terra. Continua a leggere Per tutte le madri del mondo…

Felicia Bartolotta: la madre che aveva vene piene di dolore, coraggio ed amore!

Si chiamava Felicia. Felicia Bartolotta.
Era nata in una famiglia che aveva qualche appezzamento di terra, coltivato ad agrumi e ulivi. Una vita semplice. Il padre era impiegato al Comune e la madre casalinga.
Nel 1947 Felicia si sposa con Luigi Impastato.
Luigi proveniva invece da una famiglia di piccoli allevatori, ma legati alla mafia del paese.
Il 5 gennaio 1948 nasce Giuseppe, detto Peppino e nel 1953 arriva il secondogenito Giovanni.
Luigi Impastato aveva una sorella sposata con il capomafia del paese: Cesare Manzella. Nel 1963 il cognato verrà ucciso nella sua auto imbottita di tritolo.
Booom!
Quel boato esploderà ed esploderà tante volte nella mente di Peppino, un adolescente di quindici anni pieno di domande e di voglia di capire. Già da tempo aveva iniziato a riflettere sui dialoghi sentiti tra il padre e lo zio.
Felicia racconterà che le diceva: «Veramente delinquenti sono allora!».
Piano piano Peppino scoprirà che l’ingiustizia e la violenza passavano vicino casa sua. Dentro casa sua!
Felicia è una donna intelligente e l’affiatamento con il marito durerà molto poco. Subito le cose andranno per storto invece che per dritto.
Lei stessa dirà: «Appena mi sono sposata ci fu l’inferno. Attaccava lite per tutto e non si doveva mai sapere quello che faceva, dove andava. Io gli dicevo: ‘Stai attento, perché gente dentro [casa] non ne voglio. Se mi porti qualcuno dentro, che so, un mafioso, un latitante, io me ne vado da mia madre’».
Felicia non è un’ingenua. Intuisce. Capisce. Non sopporta l’amicizia del marito con Gaetano Badalamenti, diventato capomafia di Cinisi dopo la morte di Cesare Manzella.
Litiga con Luigi quando vuole portarla con sé in visita in casa dell’amico.
Felicia non vuole stare dalla parte della prepotenza.
Il marito invece ci è sempre convissuto senza tanti problemi.
Il contrasto tra loro due diventerà enorme quando Peppino inizierà la sua attività di denuncia della mafia.
Quel figlio parlava di giustizia, il marito correva dietro all’ingiustizia.

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Giuseppe di Nazareth, ti affidiamo il lavoro di tutti!

Quanto hai lavorato nella tua vita, Giuseppe di Nazareth?
Quanta passione hai messo nel fare oggetti e nell’aggiustare cose?
Mi sarebbe piaciuto fermarmi lì, a guardati.
Per un po’.
Per vedere la passione che era in te e che ti faceva lavorare,
senza avere la sensazione della fatica di quei tuoi gesti.
Aiuta tutti a trovare un lavoro che sappia di vocazione e di passione.
Allora capiterà che, dove saremo, lì fioriremo con soddisfazione.????????????
Quante notti in bianco avrai passato, perché qualcuno non ti pagava!
Ti immagino in Egitto, in un paese straniero, arrovellarti
per cercare soluzioni ai soldi che non arrivavano.
Hai mai pensato di arrenderti?
Hai anche tu avuto la sensazione di essere solo sul bordo di un baratro?
Aiuta tutti coloro che stanno portando avanti un lavoro
tra mille difficoltà ed un milione di preoccupazioni.
Mettiti accanto a ciascuna notte in bianco e trasformala in un sogno realizzato.????????????
Anche tu hai dovuto affrontare quel cammino difficile che ti portava
tra una bottega e l’altra a chiedere un lavoro?
Ti sei mai sentito rifiutato, arrabbiato, amareggiato e deluso?
Tu, giovane padre, con in tasca solo un grande desiderio di dignità per la tua famiglia, ti sei mai sentito fallito e scartato?
Con tutto il cuore e con tutto ciò che ho in me,
ti prego di aiutare tutti i cercatori di un lavoro.
Tra una montagna di domande ed una serie infinita di tentativi,
fai loro arrivare la risposta che attendono con trepidazione!????????????

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Quante volte…

Quante volte ho pensato di essere stata derubata da Te.
Per poi scoprire che, per me, avevi in serbo il centuplo.????????
Quante volte mi sono sentita persa nel deserto.
Per poi sorprendermi per sentieri fioriti e inaspettati.????????
Quante volte, nella tempesta, ho urlato: “E’ la fine”.
Per poi sentire la tua mano raggiungermi tra le onde.????????

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I petali delle nostre giornate!


Parcheggio.
Ripenso all’ultima cosa vista: una persona in cerca di rinascita e dignità contro un personaggio travestito da giudice. Avete presente “Il giudice” di De Andrè?????
Ogni tanto si incontrano nella realtà.
Sono persone con un metro e mezzo di statura e con il cuore “troppo, troppo vicino al buco del culo” (non è colpa mia se De Andrè è stato così spietatamente sincero nello scriverne il testo).
Discussione con il “giudice”: fatto!????

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Tu mi accarezzi il manto e sorridi della mia inutile ansia

Dunque Signore, io sono una pecora sui prati della vita
e Tu sei il Pastore che mi ama
e mi prende sulle spalle nel caso io non ce la facessi più.
Dunque Gesù, io sono patrimonio del tuo cuore e nessun lupo potrà mai sbranarmi.
Potrà avvicinarsi, mettermi paura, minacciarmi, farmi sentire un nulla.
Potrà tentare di convincermi che Tu sei affaccendato con altre pecore migliori di me; pecore più brave che meritano il Tuo abbraccio.
Potrà farmi vedere con ansia tutti i deserti da attraversare
e potrà persino dirmi che io non merito niente perché troppi sbagli hanno macchiato il mio manto.
Ma non potrà mai togliermi dalle Tue spalle.
Potrei essere io a pensarlo, pecora fragile e mai convinta di Te.
Ma non Tu, pastore amante di ogni mia esile mossa.❤????????

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Tu non sei un fantasma!

Signore Gesù, quando io faccio fatica a credere in Te
e mi sembra che tutto sia solo un sogno da favola,
ripenso che anche altri miei fratelli hanno fatto lo stesso difficile cammino,
pur avendo vissuto con Te ed avendoti toccato.

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