“Sopportare pazientemente le persone moleste”

6b25e6c218960078c5e337b101cfb3b7Senti Cri, ma tu cosa pensi del fatto di dover sopportare pazientemente le persone moleste?”

Oramai saranno passati un paio di mesi da quando, una mattina, accendendo il cellulare, ho letto questo messaggio su WhatsApp.

Un paio di mesi in cui ho tatticamente rimandato una risposta, per me difficile da dare. Il fatto è che io faccio una gran fatica a sopportare i molesti.

Rimango sempre ammirata quando vedo qualcuno che, di fronte a persone irritanti ed antipatiche, reagiscono con la santa pazienza (e qui il termine “santa” ci sta davvero bene). Anzi: più che ammirata, ne rimango affascinata.

HeaderBlogGrandeIl motivo è che percepisco che intorno alla pazienza c’è un grande potere: quello di far germogliare anche le pietre (a condizione di saper aspettare, ovviamente).

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Con il tempo e la pazienza, ogni foglia di gelso diventa seta diceva Confucio.

 

 

Pazientare, attendere, aspettare…azioni misteriose in una società fondata sui sughi pronti, sulle ricette di torte veloci e sulle cene surgelate.

http://www.dreamstime.com/royalty-free-stock-photo-computer-rage-man-loosing-his-temper-fit-smashing-his-his-fists-image54124995“Sopportare pazientemente le persone moleste; sorprendentemente attuale questa sesta opera di misericordia spirituale.

Oggi, infatti, ci si è messa anche la rete a complicare i nostri già difficili tentativi di sopportazione.

Pure in internet bisogna sopportare presenze inopportune, fastidiose, addirittura insopportabili.

Non bastavano i parenti, i vicini di casa, i colleghi di lavoro…

Anni fa una pubblicità ci consigliava un Cynar per combattere il logorio della vita moderna. Oggi ce ne vorrebbe una damigiana al giorno, con il nostro stile di vita.

Eppure due pensieri su quest’argomento, mi frullano in testa.

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Il primo è un dubbio: può succedere che non sia l’altro ad essere un molesto, ma che piuttosto siano gli ospiti inquieti dentro di me a farmelo sentire tale?

 

 

 

 

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Il secondo è un’intuizione: ho la netta sensazione che la pazienza sia molto svalutata perché frequentemente scambiata per rassegnazione o per adattamento al dolore. Continua a leggere “Sopportare pazientemente le persone moleste”

Se aiuti qualcuno, verrai aiutato: è una legge matematica.

image  Lalalalalalla…lalalalalalla Non so se avete capito, ma questo è l’alert di  WhatsApp. Meglio di così non riesco a riprodurne il suono.

Ogni venerdì dalle 14.30 in poi, questa musichetta mi tiene compagnia: lalalalalalla!

 

20151106_141818E’ il segnale dell’arrivo dei messaggi di un gruppo di miei studenti.

Sono ragazzi che vanno dal primo al quinto anno. Alunni alti e bassi, bianchi e di colore, maschi e femmine, italiani e stranieri, timidi ed estroversi…con un solo punto in comune: hanno scelto di passare un giorno a settimana con i “ragazzi” del C’era l’acca e in quel pomeriggio mi inviano in diretta foto e filmini per condividere con me ciò che stanno facendo là.

logo_ceralaccaC’era L’acca: ma che è?

Anche io me lo  sono domandato quando, circa due anni fa, Francesca mi disse: “Facciamo insieme un bel progetto con i tuoi studenti? Io ora lavoro al C’era l’acca”.

Un pomeriggio di luglio andai 056fd1bd57_3017287_meda trovarla e capii subito che cosa meravigliosa fosse.

Prendete una Comunità Socio Educativa Riabilitativa e delle persone maggiorenni con disabilità; aggiungete delle famiglie con delle difficoltà a rispondere ai bisogni speciali di questi loro familiari e condite il tutto con un personale preparatissimo che cerca, attraverso una soluzione residenziale, di alleviare le difficoltà che si incontrano in queste situazioni…fatto?

Ecco: questo è il C’era l’acca.

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Così a settembre dissi con apparente nonchalance ai miei studenti: “Ragazzi, quest’anno non possiamo parlare del concetto di misericordia solo con gli strumenti mentali. Dobbiamo collegare mente e braccia. Dobbiamo pensare a “fare”. Dobbiamo creare una sinfonia, un collegamento…idea!!! Vi propongo di fare una cosa fantastica: andare a conoscere i ragazzi del C’era L’acca e facciamo qualcosa con loro!”

E come fosse  stata una fortunata casualità, tirai fuori dal mio cilindro magico una serie di foto del centro educativo, scattate a luglio.

Buttai i miei studenti dentro il C’era L’Acca, proiettando tutto sulla LIM dell’aula. Le camere colorate, i pesciolini di Adriano, i braccialetti fatti a mano da Lisa, l’orto sociale di Davide, il programma mensile di “piscinabocciecorsidiballoedicucinaealtroancora”, i biliardini, la palestra, le foto-ricordo appese dappertutto… Continua a leggere Se aiuti qualcuno, verrai aiutato: è una legge matematica.

“Solo gli amanti conoscono Dio” (E. Ronchi)

cantico_dei_cantici_5 “Faccio questa semplice domanda proprio perché nella vita quotidiana è sempre poco il tempo che ho per dedicarmi alla preghiera, fermarmi, meditare… L’unico modo per avvicinarsi a Gesù è principalmente la preghiera? E quali altri modi o gesti ci avvicinano a Lui? 

cantico_dei_cantici_5Sei proprio fortunata.

Guardati intorno che Gesù è proprio lì, vicinissimo a te. No, non voglio fare la romanticona spirituale, ma desidero dirti una cosa importantissima: se tu stai cercando di avvicinarti a Gesù è solo perché Lui è già vicino a te e sta facendo crescere in te l’esigenza di Lui.

 

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Capire che se lo cerchi è perché già sei stata cercata, è un efficacissimo modo per lasciarti alle spalle i ritualismi di fede, le abitudini religiose e la noia di frasi ripetute mnemonicamente, scambiate per preghiera.

Capire che Gesù vuole amarti e desidera sentirsi amato da te, è la migliore scorciatoia per allargare il tuo cuore fino ai bordi del Mistero.

 

 

Hai visto quante volte ho usato il termine CAPIRE in queste poche righe? Ecco; ora lasciati alle spalle questa parola, perché se quel verbo va bene per l’inizio del rapporto con Gesù, poi però bisogna buttarsi nel mondo dell’intuizione, della fiducia, della speranza …tutte cose che poco hanno a che fare con la stretta comprensione razionale.

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Con Gesù è proprio come quando ci si innamora: si inizia balbettando qualche spiegazione logica (mi piace il suo sorriso, la sua voce, il suo carattere…) e si finisce per cantare una melodia la cui provenienza rimane misteriosa.

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E il “colle dell’inferno” divenne il “colle del paradiso”

5664456-Scrittrice-di-lavoro-sul-computer-Archivio-FotograficoNel blog sono indietro, indietrissimo. Lettere ricevute, episodi scolastici stimolanti, eventi che mi rincorrono nelle giornate…tutto è accantonato in una cartella del pc intitolata:Per il blog; da non dimenticare”.

Scrivo questo per comunicare ufficialmente che se i post ultimamente si sono diradati, un motivo c’è.

Un bel motivo.

Sto ultimando un libro su san Francesco!

Anzi, no; in realtà sto scrivendo una guida turistica per i luoghi francescani.

No, nemmeno questo è esatto. Abbiate pazienza, ora tento di spiegarmi meglio.

ospedale san Paolo ValloriaTutto ha inizio più di vent’anni fa. Mio marito era in convalescenza per un intervento determinato da un’emorragia cerebrale; causa aneurisma.

Poche settimane prima, il 12 maggio 1994, un improvviso tornado di angoscia mi aveva trascinata nel buio denso della paura.

uid_11d6f30bb7c_580_0[1]Un attimo prima ero a scuola ed un attimo dopo ero all’ospedale.

Un attimo prima ero a fare l’appello ed un attimo dopo ero annientata dalle crude parole dei medici.

Un attimo prima …un attimo dopo…

Persino quando, due mesi dopo quell’intervento urgente uscì dall’ospedale, la tempesta interiore che era iniziata in me in quell’attimo dopo”, ancora non passava.

Vivevo sballottata dalle paure (tante) e la mia piccola barca era sempre lì lì per rovesciarsi. Tutto era cambiato e niente sarebbe stato più come prima.

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Ma avvenne anche un’altra cosa strana: fin da quel primo giorno di ritorno a casa, mi sentii fortemente attratta da Assisi e dai luoghi in cui Francesco si era lasciato abbracciare da Dio.

 

 

Basilica-Papale-San-francesco-di-Assisi1Ero lì nella mia prima giornata con i tre bambini, dopo settimane in sui eravamo stati separati dall’ospedale; ero lì quando avevo lacrime da versare o emozioni belle da ricordare; ero lì appena potevo. Il mio compleanno, la domenica, un anniversario od un giorno qualsiasi; ogni scusa era buona per farmi decidere di andare ad Assisi. Continua a leggere E il “colle dell’inferno” divenne il “colle del paradiso”