Non so se avete mai sentito parlare di Al-Hallaj, una delle figure più emozionanti della spiritualità musulmana. 
Io me ne innamorai al terzo anno di università. Prima nessuno me ne aveva mai parlato.
Giudicato un eretico dai giuristi dell’epoca, al-Ḥallāj fu invece considerato dai mistici una guida di grande elevatezza, ingiustamente martirizzata.
Morì decapitato a Baghdad il 27 marzo 922, dopo un’intera notte trascorsa in agonia su un patibolo a forma di croce.
Ha raccontato tanto di Dio.
Ma, soprattutto, Gli ha parlato tanto.
Questa sua preghiera mi sembra stupenda.
Lo Spirito soffia dove vuole.
Come il vento è Dio.
Supera frontiere culturali e confini religiosi e penetra in tutti, animandoci.
Il pomeriggio del 30 dicembre Giulia e Giorgia stavano colorando sul tavolo della cucina. Ad un certo punto Giorgia chiede a Giulia: “Che cos’è l’anima?”.
Io stavo pulendo le zucchine e non avevo capito bene da dove spuntasse fuori quella domanda. Però ho alzato le antenne per sentire la risposta della sorellina maggiore: sei anni appena compiuti, due dentini caduti da poco e con la curiosità di tutti i bambini del mondo a portata di mano.
“Giorgia, l’anima è quella cosa che ci fa vivere!“ risponde sicura Giulia, mentre colora l’arcobaleno.
I bambini e i mistici hanno tutto ben chiaro.
L’anima è il respiro di Dio che ci fa vivere, ridere, pensare, assaggiare, dipingere, cantare … ! 
E’ quel “Ruach” biblico che noi traduciamo con Spirito Santo, ma che sarebbe meglio tradurre con lo “Spirito del Santo” .
Quello Spirito che è in tutti noi e ci fa vivere.
È come il muschio odoroso che viene rinchiuso nella nostra ambra, profumandoci.
È un’intimità profonda che ha fatto scrivere a Paolo di Tarso: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Galati 2, 20)
Chi incontra persone che lasciano spazio al “Muschio Odoroso” percepiscono subito di star scoprendo il segreto della vera pace e dell’autentica serenità.
A volte viviamo come smorti interiormente, perché non tratteniamo in noi «tra la pelle e le ossa» quel Respiro Divino.
Ieri sera è andato in onda il film su Chiara Lubich.
Non sono una grande appassionata di film sulle vite di persone spiritualmente alte. E’ un ambito difficile da raccontare, cinematograficamente parlando.
Mi sembra che la tentazione di farne delle icone dolci e perfette sia sempre a portata di mano.
Senza nulla togliere al film di ieri sera (che, per carità ha sempre il pregio di aver fatto conoscere una donna che era assolutamente “avanti“), sono più attratta dalla vera vita di Chiara Lubich.
Un giorno lei disse a rappresentanti di altre religioni:
“L’altra grande esperienza è stata quando, nel 1977, in occasione del Premio Templeton per il progresso della religione, dovetti portarmi a Londra. In quella circostanza ho parlato nella Guildhall, ad un nutrito pubblico, nel quale si notavano persone delle più varie religioni: ebrei, musulmani, buddisti, indù, sikhs…
Anche lì, mentre parlavo, ho avuto l’impressione che Dio, come un sole, avvolgesse tutta quella gente, ed ho avuto la certezza di una sua particolare presenza.
Ho capito che dovevamo prendere contatto con tutti, come se Dio lo volesse. E così sono cominciati i nostri dialoghi d’amore fraterno, di vita e di preghiera con i fedeli di altre religioni.”.
Solo i puri ed i vicini al Fuoco di Dio, sanno pronunciare queste parole.
I bambini, i mistici e i santi (che siano sul calendario o no) lo fanno.
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