La luce del Tabor, di Beirut e di Hiroshima

Il monte Tabor. Circa duemila anni fa.

Un fiore di luce esplode nel deserto e tre uomini lo vedono.

Ed è una meraviglia.

E’ un volto illuminato da “dentro” e Pietro, Giacomo e Giovanni l’ammirano.

E non vorrebbero più guardare da altre parti.

 

Beirut. Martedi 4 agosto 2020.

Un inferno di luce esplode nella città e tutto il mondo lo vede.

Ed è una mattanza.

E’ la stoltezza umana che esce tragicamente allo scoperto e sguardi atterriti la fissano.

E vorrebbero guardare da altre parti.

 

Hiroshima. Lunedì 6 agosto 1945.

Un fungo di luce esplode sopra il mattino appena sorto e le vittime lo sentono sulla pelle.

Ed è l’inferno.

E’ il male che si è organizzato per uccidere tanti fiori in un solo colpo mortale.

La terra piange. Il Cielo pure.

 

La luce che uccide e la Luce che incanta.

La luce che stordisce e la Luce che rinfranca.

La luce che distrugge e la Luce che fa rinascere.

Anche l’inferno ha la sua luce, e per non essere stritolati dalla sua menzogna antica, non c’è altra via che fissare lo sguardo sulla Luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Non ci fermeremo all’angoscia, alla rabbia, al senso di desolazione, all’illusione che una rivoluzione possa cambiare il mondo, alla speranza che eliminando i cattivi, alla fine rimarranno solo i buoni, alle lacrime senza fine, al pessimismo esistenziale ed ai post sui social.

Ci concentreremo sulla Luce vera per arrivare alla lucidità di comprendere che non saremo noi a cambiare il mondo, ma potremo iniziare a cambiare noi!

Noi abbiamo quel seme di Luce che in tre hanno visto sul monte Tabor.

Su quel monte c’era anche il nostro volto segreto e luminoso.

Ed ora che sappiamo, che sceglieremo?

Luce che illumina o luce che rabbuia?

La luce dell’inferno non arriva mai improvvisamente. Essa nasce da mille gesti precedenti di noncuranza, di egoismo, di avidità, di vigliaccheria, di corruzione, di violenza, di guerra …

Quanti gesti ci sono ogni giorno che navigano a vista tra la luce nera e ingannatrice dell’inferno e la brillantezza celeste e vera del paradiso?

Scegliamo.

Miglioriamo.

Per oggi, scegliamo di non rispondere mai ad una madre che, in spiaggia, ci chiede la distanza per proteggere suo figlio immunodepresso: “Tienilo a casa se è malato che il covid non esiste”

Per oggi, scegliamo di non farci un selfie appoggiando il nostro ego sul piede di una statua meravigliosa esposta in un museo, per poi scappare con la nostra vigliaccheria appresso.

Per oggi, scegliamo di non scrivere niente di aggressivo sui social e di non spargere malcontento e grugniti nervosi in ogni dove.

Proviamoci a non diventare schiavi dell’abbruttimento.

Per oggi guardiamo “La trasfigurazione” di Raffaello come fosse la prima volta.

Guardiamola come la guardò lui.

Era giovane, ricco, bello e costretto ad abituarsi a morire di lì a poco.

Ebbe solo pochi giorni per abitarsi all’idea di lasciare tutto.

Ma come si fa ad abituarsi alla morte?

Raffaello si fece portare nella sua camera l’ultima pittura che stava realizzando: “La trasfigurazione”.

Aveva poco tempo per trasformare la sua rabbia, la sua paura ed il suo dolore in Luce.

“Portatemi il mio quadro!”

Quel volto sereno, illuminato, fu l’ultima cosa che il giovane artista volle vedere. Sapeva che in quella Luce c’era il segreto della vita.

Con gli ultimi suoi respiri terreni, volle concentrarsi sulla Luce che splende nelle tenebre. 

Mentre sto scrivendo questo post, sto terminando di leggere “Le campane di Nagasaki” di Takashi Paolo Nagai. Anche lui, come Raffaello, dopo la bomba, cercò la Luce.

Ed ha scritto un diario.

Un racconto splendido.

Ma questo lo narrerò il 9 agosto.

 

Il mondo è davvero pieno di pericoli, e vi sono molti posti oscuri; ma si trovano ancora delle cose belle, e nonostante che l’amore sia ovunque mescolato al dolore, esso cresce forse più forte.”

(Il Signore degli Anelli)

 

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2 commenti su “La luce del Tabor, di Beirut e di Hiroshima”

  1. Ciao Cri,
    ahimè è proprio così …il male esiste ma esiste anche il bene, sta a noi saper scegliere e migliorarci ogni giorno di più, non possiamo sempre pretendere che siano gli altri a farlo (come se noi fossimo poi perfetti…), ognuno di noi deve fare la sua parte e forse, il buon esempio, può portare anche gli altri sulla buona strada…
    sempre con affetto…una serena giornata.

    Lella

    1. Condivido ogni tua parola, carissima Lella! E mentre moltissimi mi scrivono in privato o sulla pagina facebook, per me è sempre un piacevole momento leggerti qui nel blog. Un abbraccio carissima Lella!

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